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Non so se in qualche casa c’è ancora l’abitudine di fare, la notte del primo di novembre, quello che un tempo facevano i nostri predecessori, ad ogni modo io provo a raccontarvi, basandomi su quello che a suo tempo ho udito e da quello che ho vissuto quando ero bambino, come le famiglie di Dardago trascorrevano la notte dei morti. Dopo cena almeno due persone per famiglia andavano in cimitero ad accendere i lumini. Mi ricordo che la prima volta che vi andai con mio padre quando siamo arrivati al cancello del cimitero restai a bocca aperta nel vedere tanti lumini accesi, su ogni tomba c’era almeno un lumino acceso e incuteva un po’ di timore, vedere nel buio, tutte quelle fiammelle tremolanti.Poi, fino a che è rimasta l’abitudine, le famiglie si riunivano nella stalla, qualche donna rimaneva nel locale del focolare a cucinare castagne, a bollire, se si avevano i soldi per comperarle, le patate americane e a cucinare zucche commestibili. Io, che mi ricordi, nella stalla non ci sono mai andato oramai, alla fine degli anni cinquanta, la gente rimaneva nei focolari o nelle cucine, intanto le campane avevano iniziato a suonare da morto. Anche ora, mentre scrivo, mi vengono i brividi pensando a quella notte, le campane, in quei tempi, venivano tirate a corda e venivano suonate per tutta la notte, (il suonare a morto di una volta non era neanche lontano parente di quello che viene suonato oggi), di solito erano giovanotti volenterosi che, istruiti dal sagrestano, le suonavano e la gente talvolta portava loro nel campanile castagne, patate americane, sigarette, grappa e vino. Non come ora, che sono ormai parecchi anni che la notte dei morti le campane rimangono mute, che diano fastidio agli orecchi di qualcuno?? o che non ci sia nessun volontario per andare a spingere i pulsanti perchè suonino?? Ma proseguiamo nel racconto, di solito il più anziano o la più anziana avevano l’onere e l’onore di dare il via al rosario per morti, eravamo tutti con la corona in mano e, dopo un rosario, le litanie dei morti, dopo un altro rosario e dopo si ricordavano i morti della famiglia. Mi ricordo che le preghiere venivano dette tutte in latino e che si sentivano dire certi strafalcioni……Si andava avanti così per molto tempo e, vuoi perchè era notte, vuoi perché le campane suonavano a morto e vuoi per le litanie, noi bambini avevamo paura, anche perché le persone anziane dicevano che quella notte i morti del paese facevano una processione passando per tutte le strade e tutti i cortili e che l’ultimo morto del paese portava innanzi a tutti il fanale grande, per questo davanti alle porte delle case venivano messi dei secchi pieni d’acqua dai quali i morti avrebbero potuto bere, perché avevano fatto molta strada e ne dovevano fare molta ancora. Era una notte triste, a qualche donna venivano le lacrime agli occhi ricordandosi qualche defunto che le stava più a cuore, ogni rumore provocava paura e nessuno, almeno fra noi bambini, osava mettere il naso fuori della porta, perché avevamo paura di vedere la processione dei morti, e guai a chi l’avesse vista! Ma in tutta questa strana atmosfera, da non sembrare vera, arrivava anche il momento in cui si dovevano mangiare le castagne, le patate americane e le zucche. Dovete sapere che le patate americane venivano mangiate solo in questa occasione e tutti, adulti e giovani, intanto che mangiavano si dimenticavano che quella era la notte dei morti, anzi qualcuno più ingordo degli altri si ingozzava tanto che per riprendere fiato doveva bere un bel po' di acqua.Gli adulti assaggiavano il vino novello, il giorno dopo però più di qualcuno aveva bruciore di stomaco! Nel frattempo le campane continuavano a suonare, ma era giunta l’ora di andare a letto, in quei tempi non tutte le case avevano la scala interna per salire al piano superiore, chi le aveva all’esterno, doveva , per arrivare alle camere da letto, percorrere un tratto di tragitto anche sui ballatoi, mi ricordo che noi bambini, timorosi di vedere la processione dei morti, facevamo questo percorso come i fulmini ed in quattro e quattr’otto eravamo già sotto le coperte, ci appallottolavamo come dei ricci e, con paura ma anche un po’ soddisfatti perché anche per quell’anno avevamo mangiato le patate dolci, dopo pochi minuti ci addormentavamo, intanto le campane avrebbero suonato a morto per tutta la notte…… Così fino a cinquant’anni fa si usava trascorrere la notte dei morti a Dardago, al giorno d’oggi non ci si ricorda né della notte e quasi quasi neanche del giorno dei morti, si porta, per farsi notare, vasi e vasoni di crisantemi in cimitero, una pulita in premura alla tomba dei propri defunti, di pregare non se ne parla e…. si deve continuare col ritmo della vita moderna altrimenti chi rimane indietro viene travolto e calpestato!!