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Nome scientifico: Equus asinus
Verso:
Nome in diletto dardaghese:
Foto:                Colorami Tu:
Famiglia: leappartiene alla famiglia degli equidi, assieme al cavallo, alla zebra e al cavallo di Przewalski.
Area di diffusione: gli asini selvatici vivono in branchi non molto numerosi e si dice che siano guidati da una vecchia asina, anziché da uno stallone, come, generalmente, avviene nei cavalli selvatici. L'asino selvatico vive in località povere di vegetazione, desertiche e pietrose, grazie la sua grande sobrietà e resistenza, che gli consentono anche periodiche migrazioni, se si rendono necessarie per la scarsa disponibilità foraggera. Le varietà selvatiche corrono il rischio di estinzione a causa della distruzione del loro habitat.
Habitat o ambiente di vita: oltre alle numerose specie domestiche presenti in tutto il mondo, esistono molte specie di asini selvatici distribuite in Africa, come l'asino selvatico africano (Equus africanus), e in Asia, come ad esempio l'onagro (Equus hemionus), l'emione (Equus hemionus), kiang (Equus kiang).
Habitat o ambiente di vita: oltre alle numerose specie domestiche presenti in tutto il mondo, esistono molte specie di asini selvatici distribuite in Africa, come l'asino selvatico africano (Equus africanus), e in Asia, come ad esempio l'onagro (Equus hemionus), l'emione (Equus hemionus), kiang (Equus kiang).
Taglia: più piccolo del cavallo, l’asino domestico, come l’asino selvatico africano da cui discende, misura circa 1,25 m al garrese.
Aspetto fisico:  più piccolo del cavallo, ha delle orecchie più lunghe. Il suo manto è generalmente di colore grigio salvo il ventre, il muso e il contorno degli occhi che sono bianchi, ma delle razze domestiche possono essere prevalentemente di colore nero come l'asino nero di Berry o brune come l'asino mulattiere del Poitou. Le razze con un manto grigio hanno anche un croce nera che si disegna sulla loro schiena, chiamate « croce di Sant'Andrea ». Le specie selvatiche presentano un manto che va dal grigio al bruno sabbia, o bruno rosso nell’ asino selvatico del Tibet. La criniera è corta ed eretta e la coda termina con un ciuffo di peli lunghi. L'asino domestico aveva le stesse funzioni del cavallo ma era meno costoso poiché si accontentava di poco dal punto di vista alimentare; i contadini più poveri lo preferivano al cavallo, da cui la nomea di « cavallo del povero ». Inoltre l'asino può essere utilizzato per il transito su strade di montagna. Gli asini selvatici sono cacciati per la carne, considerata anche migliore di quella di cervo, e per la pelle, utilizzata per confezionare un particolare tipo di pellame, chiamato zigrino per la sua somiglianza con la pelle dentellata dei selaci, detta appunto zigrino. In Africa ne rimangono solo circa 3000 esemplari, mentre in Mongolia sopravvivono alcune mandrie selvatiche di poche migliaia di capi in tutto. Il verso dell'asino viene chiamato raglio.
Abitudini: l’asino, domesticato circa 7000 anni fa, ha portato il basto impostogli dall’uomo che lo ha utilizzato per molteplici funzioni quali: soma, traino, sella e lavoro nei campi. A causa della sua natura forte e robusta ma anche sobria e frugale, è stato trattato con minor cura e maggior durezza che non altri animali domestici. E’ un animale relativamente longevo, vive dai 25 ai 50 anni. L’industrializzazione e la diffusione di macchine agricole efficienti hanno reso l’asino sempre meno “utile” cosicché in nazioni come l’Italia questo animale rischia l’estinzione.
Riproduzione:  dopo una gestazione di circa un anno, la femmina dà alla luce un unico puledro.
Curiosità:  un asino maschio può incrociarsi con una giumenta(cavalla) per generare un mulo, che vanta la mole robusta dell’asino e l’altezza del cavallo, e un cavallo maschio può incrociarsi con un'asina per generare un bardoto. I muli sono straordinariamente docili, forti e resistenti, per cui si considerano animali particolarmente validi per portare carichi pesanti per lunghe distanze, lungo terreni montagnosi e desertici. I bardotti, invece sono piuttosto piccoli e deboli.