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PERSECUZIONE, MARCHIO DI GARANZIA DEI PROFETI |
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La sinagoga è rimasta incantata davanti al sogno di un mondo nuovo che Gesù ha evocato: tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati! Poi, quasi senza spiegazione: pieni di sdegno, lo condussero sul ciglio del monte per gettarlo giù. Dalla meraviglia alla furia. Nazaret passa in fretta dalla fierezza e dalla festa per questo figlio che torna circondato di fama, potente in parole ed opere, ad una sorta di furore omicida. Come la folla di Gerusalemme quando, negli ultimi giorni, passa rapidamente dall'entusiasmo all'odio: crocifiggilo! Perché? Difficile dirlo. In ogni caso, tutta la storia biblica mostra che la persecuzione è la prova dell'autenticità del profeta. Fai anche da noi i miracoli di Cafarnao! Non cercano Dio, cercano un taumaturgo a disposizione, pronto ad intervenire nei loro piccoli o grandi naufragi: uno che ci stupisca con effetti speciali, che risolva i problemi e non uno che ci cambi il cuore. Vorrebbero dirottare la forza di Dio fra i vicoli del loro paese. Ma questo non è il Dio dei profeti. Gesù, che aveva parlato di una bella notizia per i poveri, di sguardo profondo per i ciechi, di libertà, viene dai compaesani ricondotto dalla misura del mondo al piccolo recinto di Nazaret, dalla storia profonda a ciò che è solo spettacolare. E quante volte accadrà! Assicuraci pane e miracoli e saremo dalla tua parte! Moltiplica il pane e ti faremo re (Gv 6,15). Ma Gesù sa che con il pane e i miracoli non si liberano le persone, piuttosto ci si impossessa di loro e Dio non si impossessa, Dio non invade. E risponde quasi provocando i suoi compaesani, collocandosi nella scia della più grande profezia biblica, raccontando di un Dio che ha come casa ogni terra straniera, protettore a Zarepta di Sidone di vedove forestiere, guaritore di generali nemici d'Israele. Un Dio di sconfinamenti, la cui patria è il mondo intero, la cui casa è il dolore e il bisogno di ogni uomo. Gesù rivela il loro errore più drammatico: si sono sbagliati su Dio. «Sbagliarci su Dio è il peggio che ci possa capitare. Perché poi ti sbagli su tutto, sulla storia e sul mondo, sul bene e sul male, sulla vita e sulla morte» (D.M. Turoldo). Allora lo condussero sul ciglio del monte per gettarlo giù. Ma come sempre negli interventi di Dio, improvvisamente si verifica uno strappo nel racconto, un buco bianco, un ma. Ma Gesù passando in mezzo a loro si mise in cammino. Un finale a sorpresa. Non fugge, non si nasconde, passa in mezzo a loro, aprendosi un solco come di seminatore, mostrando che si può ostacolare la profezia, ma non bloccarla. «Non puoi fermare il vento, gli fai solo perdere tempo» (G. Gaber). Non puoi fermare il vento di Dio. |
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MERCOLEDI’ Ss. Paolo Miki e compagni martiri OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: Del Maschio Raffaella e Perco Edoardo, €. 100; per Oratorio raccolti nel periodo natalizio, €. 64. |
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MARTEDI’ Sant’Agata vergine e martire |
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LUNEDI’ della quarta settimana del Tempo Ordinario |
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GIORNATA MONDIALE DEL MALATO Padre di misericordia, fonte di ogni dono perfetto, aiutaci ad amare gratuitamente il nostro prossimo come tu ci hai amati. Signore Gesù, che hai sperimentato il dolore e la sofferenza donaci la forza di affrontare il tempo della malattia e di viverlo con fede insieme ai nostri fratelli. Spirito Santo amore del Padre e del Figlio suscita nei cuori il fuoco della tua carità perché sappiamo chinarci sull’umanità piagata nel corpo e nello spirito. Maria madre amorevole della Chiesa e di ogni uomo mostraci la via tracciata dal tuo Figlio affinchè la nostra vita diventi in Lui servizio d’amore e sacrificio di salvezza in cammino verso la Pasqua eterna. Amen |
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A NAZARETH IL SOGNO DI UN MONDO NUOVO |
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Tutti gli occhi erano fissi su di lui. Sembrano più attenti alla persona che legge che non alla parola proclamata. Sono curiosi, lo conoscono bene quel giovane, appena ritornato a casa, nel villaggio dov'era cresciuto nutrito, come pane buono, dalle parole di Isaia che ora proclama: «Parole così antiche e così amate, così pregate e così agognate, così vicine e così lontane. Annuncio di un anno di grazia, di cui Gesù soffia le note negli inferi dell'umanità» (R. Virgili). Gesù davanti a quella piccolissima comunità presenta il suo sogno di un mondo nuovo. E sono solo parole di speranza per chi è stanco, o è vittima, o non ce la fa più: sono venuto a incoraggiare, a portare buone notizie, a liberare, a ridare vista. Testo fondamentale e bellissimo, che non racconta più “come” Gesù è nato, ma “perché” è nato. Che ridà forza per lottare, apre il cielo alle vie della speranza. Poveri, ciechi, oppressi, prigionieri: questi sono i nomi dell'uomo. Adamo è diventato così, per questo Dio diventa Adamo. E lo scopo che persegue non è quello di essere finalmente adorato e obbedito da questi figli distratti, meschini e splendidi che noi siamo. Dio non pone come fine della storia se stesso o i propri diritti, ma uomini e donne dal cuore libero e forte. E guariti, e con occhi nuovi che vedono lontano e nel profondo. E che la nostra storia non produca più poveri e prigionieri. Gesù non si interroga se quel prigioniero sia buono o cattivo; a lui non importa se il cieco sia onesto o peccatore, se il lebbroso meriti o no la guarigione. C'è buio e dolore e tanto basta per far piaga nel cuore di Dio. Solo così la grazia è grazia e non calcolo o merito. Impensabili nel suo Regno frasi come: «È colpevole, deve marcire in galera». Il programma di Nazaret ci mette di fronte a uno dei paradossi del Vangelo. Il catechismo che abbiamo mandato a memoria diceva: «Siamo stati creati per conoscere, amare, servire Dio in questa vita e poi goderlo nell'eternità». Ma nel suo primo annuncio Gesù dice altro: non è l'uomo che esiste per Dio ma è Dio che esiste per l'uomo. C'è una commozione da brividi nel poter pensare: Dio esiste per me, io sono lo scopo della sua esistenza. Il nostro è un Dio che ama per primo, ama in perdita, ama senza contare, di amore unilaterale. La buona notizia di Gesù è un Dio sempre in favore dell'uomo e mai contro l'uomo, che lo mette al centro, che dimentica se stesso per me, e schiera la sua potenza di liberazione contro tutte le oppressioni esterne, contro tutte le chiusure interne, perché la storia diventi totalmente “altra” da quello che è. E ogni uomo sia finalmente promosso a uomo e la vita fiorisca in tutte le sue forme. |
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MERCOLEDI’ della terza settimana del Tempo Ordinario OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: per funerale di Del Zotto Celestino, €. 90. Puppin Liliana, per riscaldamento chiesa, €. 30. |
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MARTEDI’ della terza settimana del Tempo Ordinario |
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LUNEDI’ San Tommaso d’Aquino sacerdote e dottore della Chiesa |
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DECISIONE DEL CONSIGLIO PASTORALE INCONTRO GENITORI DEI FANCIULLI DI PRIMA COMUNIONE PRIMO VENERDI’ DEL MESE FESTA DELLA CANDELORA E DI SAN BIAGIO .FESTA DELL’ORATORIO |
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CANA, I NOSTRI CUORI COME ANFORE DA RIEMPIRE |
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C'è una festa grande, in una casa di Cana di Galilea: le porte sono aperte, come si usa, il cortile è pieno di gente, gli invitati sembrano non bastare mai alla voglia della giovane coppia di condividere la festa, in quella notte di fiaccole accese, di canti e di balli. C'è accoglienza cordiale perfino per tutta la variopinta carovana che si era messa a seguire Gesù, salendo dai villaggi del lago. Il Vangelo di Cana coglie Gesù nelle trame festose di un pranzo nuziale, in mezzo alla gente, mentre canta, ride, balla, mangia e beve, lontano dai nostri falsi ascetismi. Non nel deserto, non nel Sinai, non sul monte Sion, Dio si è fatto trovare a tavola. La bella notizia è che Dio si allea con la gioia delle sue creature, con il vitale e semplice piacere di esistere e di amare: Cana è il suo atto di fede nell'amore umano. Lui crede nell'amore, lo benedice, lo sostiene. Ci crede al punto di farne il caposaldo, il luogo originario e privilegiato della sua evangelizzazione. Gesù inizia a raccontare la fede come si racconterebbe una storia d'amore, una storia che ha sempre fame di eternità e di assoluto. Il cuore, secondo un detto antico, è la porta degli dei. Anche Maria partecipa alla festa, conversa, mangia, ride, gusta il vino, danza, ma insieme osserva ciò che accade attorno a lei. Il suo osservare attento e discreto le permette di vedere ciò che nessuno vede e cioè che il vino è terminato, punto di svolta del racconto: (le feste di nozze nell'Antico Testamento duravano in media sette giorni, cfr. Tb 11,20, ma anche di più). Non è il pane che viene a mancare, non il necessario alla vita, ma il vino, che non è indispensabile, un di più inutile a tutto, eccetto che alla festa o alla qualità della vita. Ma il vino è, in tutta la Bibbia, il simbolo dell'amore felice tra uomo e donna, tra uomo e Dio. Felice e sempre minacciato. Non hanno più vino, esperienza che tutti abbiamo fatto, quando ci assalgono mille dubbi, e gli amori sono senza gioia, le case senza festa, la fede senza slancio. Maria indica la strada: qualunque cosa vi dica, fatela. Fate ciò che dice, fate il suo Vangelo, rendetelo gesto e corpo, sangue e carne. E si riempiranno le anfore vuote del cuore. E si trasformerà la vita, da vuota a piena, da spenta a felice. Più Vangelo è uguale a più vita. Più Dio equivale a più io. Il Dio in cui credo è il Dio delle nozze di Cana, il Dio della festa, del gioioso amore danzante; un Dio felice che sta dalla parte del vino migliore, del profumo di nardo prezioso, che sta dalla parte della gioia, che soccorre i poveri di pane e i poveri di amore. Un Dio felice, che si prende cura dell'umile e potente piacere di vivere. Anche credere in Dio è una festa, anche l'incontro con Dio genera vita, porta fioriture di coraggio, una primavera ripetuta. |
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MERCOLEDI’ della seconda settimana del Tempo Ordinario |
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MARTEDI’ San Vincenzo diacono e martire OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: in memoria di Parmesan Rita, le coscritte, €. 30. |
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LUNEDI’ Sant’Agnese vergine e martire |
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SEDUTA CONSIGLIO PASTORALE INTERPARROCCHIALE Martedì prossimo 22 gennaio alle ore 20,30 presso l’Oratorio Parrocchiale a Budoia si terrà la seduta del Consiglio Pastorale Interparrocchiale con all’o.d.g:
Data l’importanza degli argomenti il Consiglio è aperto anche ai membri dei Consigli per gli Affari Economici delle tre Parrocchie e a chi ne fosse interessato. Da venerdì scorso 18 gennaio a venerdì prossimo 25 gennaio ricorre la Settimana di preghiere per l’Unitù dei Cristiani. Preghiamo perché il popolo di Dio unito possa portare all’uomo d’oggi l’annuncio del Vangelo |
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![]() “Sua madre disse ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv. 2,5) |
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IL BATTESIMO DI GESU’ |
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La gente del popolo andava a farsi battezzare da Giovanni. Oggi, in mezzo a quella fila, si presenta Gesù. Quello del Battista era un battesimo di acqua, segno di penitenza e conversione; quello del Cristo è di fuoco, col cielo che si apre e lo Spirito che scende, per noi segno efficace di perdono e speranza certa di vita eterna. Il cielo si aprì per noi grazie alla sua risurrezione, nella quale entriamo col sacramento del Battesimo. |
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MERCOLEDI’ della prima settimana del Tempo Ordinario OFFERTE: Gislon Vicenzino e Giovannina offrono, per opere parrocchiali, €. 100. |
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MARTEDI’ della prima settimana del Tempo Ordinario OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: Janna Maria, €. 50; Busetti Arnaldo, €. 40;. per funerale di Parmesan Rita, €. 290; offerte oggettini natalizi, per impianto luci chiesa parrocchiale, €. 385. |
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DOMENICA Seconda del Tempo Ordinario OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: Fort Angela e Nerina, €. 100; in memoria di Besa Giuseppina, €. 50; offerte oggettini natalizi, €. 350 |
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ASSENZA PARROCO E SOSPENSIONE MESSE FERIALI Il parroco sarà assente dalle parrocchie da lunedì 14 mattino a giovedì 17 pomeriggio. Pertanto le Sante Messe di lunedì, martedì, mercoledì prossimi sono sospese. In occasione delle feste natalizie diverse persone si sono impegnate volontariamente per rendere belle e importanti le festività con gli addobbi natalizi, l’allestimento nelle chiese dei simboli del Natale, con la preparazione e la celebrazione delle funzioni religiose, con l’allestimento e la rifocillazione dei pan e vin (falò dell’Epifania) e con le varie iniziative culturali (periodico Artugna e due concerti). Un grazie di cuore da parte delle nostre Comunità a tutti. E’ segno che se molti dessero il loro contributo d’impegno le nostre Comunità potrebbero essere più vive e vivibili. |
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![]() “Ed ecco mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù ricevuto anche lui il battesimo stava in preghiera” |
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DOV’E’ COLUI CHE E’ NATO: IL RE DEI GIUDEI ? |
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Gesù è il dono di grazia, verità, vita, salvezza, redenzione, benedizione, luce che Dio offre ad ogni uomo. Nessuno da Lui viene escluso. A tutti Lui lo rivela attraverso vie misteriose, che spesso rimangono segrete perché i libri o le memorie o le cronache non ne parlano. Dinanzi all'offerta del Padre vi sono molteplici risposte. La prima è quella dei Magi. Questi sapienti vedono un segno prodigioso nel cielo, una stella. Secondo le loro antiche profezie il suo apparire rivela la nascita del re dei Giudei, che non è solo il re di un popolo, ma di tutti i popoli, è il re che viene per portare la pace e la vita sulla terra. È un re le cui origini sono dall'antichità. Un re diverso da ogni altro re. La stella li guida fino a Gerusalemme. Qui scompare. Perché essa non si fa vedere più? Perché anche Gerusalemme deve sapere che è nato il loro re. Questa notizia devono darla loro, i Magi, attraverso il loro chiedere e le loro domande sul nato re dei Giudei. Questo ci rivela che ogni uomo per ogni altro uomo, anche per quello che già crede in Cristo Gesù, dovrà essere stella che rivela la verità di Cristo nel suo più alto splendore. Se chi cerca Cristo non diviene stella per gli altri, la sua ricerca è vana. La seconda risposta è quella dei dottori della legge. Costoro hanno le Scritture profetiche. Sanno muoversi in esse. Le sanno citare. Ma il loro è un puro esercizio accademico. Per essi la vita è fuori delle Scritture. Per cui vi è questo abisso che separa Scritture e vita. Le Scritture camminano per se stesse, secondo le loro regole ermeneutiche ed esegetiche, e la vita segue il suo corso. Se le Scritture non vengono calate nella vita e la vita nelle Scritture, non c'è salvezza. Questa verità vale oggi anche per il Vangelo. Gli studi sul Vangelo ormai sono divenuti un puro metodo di analisi critica. Di esso si conoscono vocaboli, frasi, punti, virgole, trattini. Tuttavia resta uno studio a sé. È stato privato della sua relazione con la vita. Lo si legge anche in Chiesa, nella liturgia, ma poi il Vangelo rimane Vangelo e la vita prosegue il suo corso. Infatti i Magi, appresa la notizia che Gesù sarebbe nato a Betlemme, prendono la via verso quella città. Gli scribi continuano con i loro studi e i loro problemi di ermeneutica. Che il Messia venga oggi, o domani, o fra mille anni a loro non interessa più di tanto. Essi nulla si attendono da Lui. La loro via è completa nella studio della Scrittura. La terza risposta è quella di Erode. Lui vede Gesù come un pericolo per il suo regno e decide di ucciderlo. Erode è oggi il mondo moderno, la moderna cultura atea, senza alcun riferimento alla trascendenza, alla verità rivelata, al Dio Creatore e Signore. Poiché il Crocifisso oggi mette in questione tutti i falsi diritti dell'uomo, compresi quelli dell'adorazione della falsità e dell'idolatria, dell'immoralità e della depravazione, Egli va bandito dalla vista degli uomini per legge. Costoro non sanno che è il Crocifisso l'unica fonte e sorgente della vera speranza, perché Lui è il solo che insegna agli uomini come stare su ogni croce. Le tenebre odiano la luce perché le loro opere sono malvage. |
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MERCOLEDI’ dopo l’Epifania |
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MARTEDI’ dopo l’Epifania |
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LUNEDI’ Lunedì dopo l’Epifania OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: N.N., €. 50; N.N., €. 20; N.N., .per preparazione Natale, €. 100.. |
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QUESTIONARIO IN PREPARAZIONE VISITA PASTORALE Nei giorni scorsi sono stati distribuiti nelle case dei questionari preparati dal Consiglio Pastorale Interparrocchiale con quesiti sulla situazione della vita parrocchiale. Le risposte sono anonime e ci servono per preparare la visita del Vescovo che verrà nelle nostre parrocchie a gennaio delò 2020. Si prega di rispondere e portare i questionari agli ingressi delle tre chiese parrocchiali entro domenica prossima 13 gennaio. Ci sono alcuni questionari in chiesa per chi, per disguido, non li avesse ricevuti a casa. |
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“Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra” (Mt. 2,11) |
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LA FAMIGLIA DI NAZARETH SCUOLA D’AMORE |
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Maria e Giuseppe cercano per tre giorni il loro ragazzo: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Tuo padre e io angosciati ti cercavamo”. La famiglia di Nazaret la sentiamo vicina anche per questa sua fragilità, perché alterna giorni sereni, tranquilli e altri drammatici, come accade in tutte le famiglie, specie con figli adolescenti, come era Gesù. Maria più che rimproverare il figlio, vuole capire: “Perché ci hai fatto questo?” Perché una spiegazione c'è sempre, e forse molto più bella e semplice di quanto temevi. Un dialogo senza risentimenti e senza accuse: di fronte ai genitori, che ci sono e si vogliono bene, le due cose che importano ai figli, c'è un ragazzo che ascolta e risponde. Grande cosa il dialogo, anche faticoso: se le cose sono difficili a dirsi, a non dirle diventano ancora più difficili. “Non sapevate che devo occuparmi d'altro da voi?” I figli non sono nostri, appartengono a Dio, al mondo, alla loro vocazione, ai loro sogni. Un figlio non deve impostare la propria vita in funzione dei genitori, è come fermare la ruota della creazione. Non lo sapevate? Ma come, me lo avete insegnato voi il primato di Dio! Madre, tu mi hai insegnato ad ascoltare angeli! Padre, tu mi hai raccontato che talvolta la vita dipende dai sogni, da una voce: alzati prendi il bambino e sua madre e fuggi in Egitto. Ma essi non compresero. E tuttavia Gesù tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. C'è incomprensione, c'è un dolore che pesa sul cuore, eppure Gesù torna con chi non lo capisce. Afferma: Io ho un altro Padre e tuttavia sta con questo padre. E cresce dentro una famiglia santa e imperfetta, santa e limitata. Sono santi i tre, sono profeti, eppure non si capiscono. E noi ci meravigliamo di non capirci nelle nostre case? Si può crescere in bontà e saggezza anche sottomessi alla povertà del mio uomo o della mia donna, ai perché inquieti di mio figlio, ai limiti dei genitori. Gesù lascia il tempio e i maestri della Legge e va con Giuseppe e Maria, maestri di vita; lascia gli interpreti dei libri, e va con chi interpreta la vita, il grande Libro. Per anni impara l'arte di essere uomo guardando i suoi genitori vivere. Da chi imparare la vita? Da chi ci aiuta a crescere in sapienza e grazia, cioè nella capacità di stupore infinito. I maestri veri non sono quelli che metteranno ulteriori lacci o regole alla mia vita, ma quelli che mi daranno ulteriori ali, che mi permetteranno di trasformare le mie ali, le cureranno, le allungheranno. Mi daranno la capacità di volare. Di seguire lo Spirito, il vento di Dio. La casa è il luogo del primo magistero, dove i figli imparano l'arte più importante, quella che li farà felici: l'arte di amare. |
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LUNEDI’ Settimo giorno dell’Ottava di Natale |
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LUNEDI’ Maria santissima Madre di Dio |
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LUNEDI’ Settimo giorno dell’Ottava di Natale |
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CELEBRAZIONI DI FINE E INIZIO D’ANNO ED EPIFANIA FUNZIONI DEL 31 DICEMBRE COL TE DEUM DI FINE ANNO |
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E IL VERBO SI E’ FATTO CARNE |
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«In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio... Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio... E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». Gv 1, 1; 9-12; 14 |
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LUNEDI’ Vigilia di Natale OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: per funerale di Zambon Pietro, €. 150; per funerale di Cardazzo Ferruccio, €. 40. |
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LUNEDI’ Vigilia di Natale |
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LUNEDI’ Vigilia di Natale |
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CELEBRAZIONI NATALIZIE SANTE MESSE DELLA NOTTE DI NATALE LE CONFESSIONI CONCERTO COLLIS CHORUS RACCOLTA PER L’AREA GIOVANI DEL CRO DI AVIANO |
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CONVERTIRSI PARTENDO DA UN SOLO VERBO: DARE |
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«Esulterà, si rallegrerà, griderà di gioia per te, come nei giorni di festa». Sofonia racconta un Dio che esulta, che salta di gioia, che grida: «Griderà di gioia per te», un Dio che non lancia avvertimenti, oracoli di lamento o di rimprovero, come troppo spesso si è predicato nelle chiese; che non concede grazia e perdono, ma fa di più: sconfina in un grido e una danza di gioia. E mi cattura dentro. E grida a me: tu mi fai felice! Tu uomo, tu donna, sei la mia festa. Mai nella Bibbia Dio aveva gridato. Aveva parlato, sussurrato, tuonato, aveva la voce interiore dei sogni; solo qui, solo per amore, Dio grida. Non per minacciare, ma per amare di più. Il profeta intona il canto dell'amore felice, amore danzante che solo rende nuova la vita: «Ti rinnoverà con il suo amore». Il Signore ha messo la sua gioia nelle mie, nelle nostre mani. Impensato, inaudito: nessuno prima del piccolo profeta Sofonia aveva intuito la danza dei cieli, aveva messo in bocca a Dio parole così audaci: tu sei la mia gioia. Proprio io? Io che pensavo di essere una palla al piede per il Regno di Dio, un freno, una preoccupazione. Invece il Signore mi lancia l'invito a un intreccio gioioso di passi e di parole come vita nuova. Il profeta disegna il volto di un Dio felice, Gesù ne racconterà il contagio di gioia (perché la mia gioia sia in voi, Giovanni 15,11). Il Battista invece è chiamato a risposte che sanno di mani e di fatica: «E noi che cosa dobbiamo fare?». Il profeta che non possiede nemmeno una veste degna di questo nome, risponde: «Chi ha due vestiti ne dia uno a chi non ce l'ha». Colui che si nutre del nulla che offre il deserto, cavallette e miele selvatico, risponde: «Chi ha da mangiare ne dia a chi non ne ha». E appare il verbo che fonda il mondo nuovo, il verbo ricostruttore di futuro, il verbo dare: chi ha, dia!NNel Vangelo sempre il verbo amare si traduce con il verbo dare. La conversione inizia concretamente con il dare. Ci è stato insegnato che la sicurezza consiste nell'accumulo, che felicità è comprare un'altra tunica oltre alle due, alle molte che già possediamo, Giovanni invece getta nel meccanismo del nostro mondo, per incepparlo, questo verbo forte: date, donate. È la legge della vita: per stare bene l'uomo deve dare. Vengono pubblicani e soldati: e noi che cosa faremo? Semplicemente la giustizia: non prendete, non estorcete, non fate violenza, siate giusti. Restiamo umani, e riprendiamo a tessere il mondo del pane condiviso, della tunica data, di una storia che germogli giustizia. Restiamo profeti, per quanto piccoli, e riprendiamo a raccontare di un Dio che danza attorno ad ogni creatura, dicendo: tu mi fai felice. |
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MERCOLEDI’ prima di Natale OFFERTE: Per funerale di Vendraminetto Erminia offrono, per opere parrocchiali, €. 150 |
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MARTEDI’ prima di Natale OFFERTE: N.N. offre, per opere parrocchiali, €. 25. Janna Teresa Ciampaner, in onore della Madonna, €. 50. |
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LUNEDI’ prima di Natale |
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ROSARIO E FUNERALE |
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RACCOLTA BANCO ALIMENTARE |
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I POTENTI ALZANO BARRIERE DIO LE SUPERA |
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Una pagina solenne, quasi maestosa dà avvio al racconto dell'attività pubblica di Gesù. Un lungo elenco di re e sacerdoti a tracciare la mappa del potere politico e religioso dell'epoca, e poi, improvvisamente, il dirottamento, la svolta. La Parola di Dio vola via dal tempio e dalle grandi capitali, dal sacerdozio e dalle stanze del potere, e raggiunge un giovane, figlio di sacerdoti e amico del deserto, del vento senza ostacoli, del silenzio vigile, dove ogni sussurro raggiunge il cuore. Giovanni, non ancora trent'anni, ha già imparato che le uniche parole vere sono quelle diventate carne e sangue. Che non si tirano fuori da una tasca, già pronte, ma dalle viscere, quelle che ti hanno fatto patire e gioire. Ecco, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Non è l'annunciatore che porta l'annuncio, è l'annuncio che lo porta, lo incalza, lo sospinge: e percorreva tutta la regione del Giordano. La parola di Dio è sempre in volo in cerca di uomini e donne, semplici e veri, per creare inizi e processi nuovi. Raddrizzate, appianate, colmate... Quel giovane profeta un po' selvatico dipinge un paesaggio aspro e difficile, che ha i tratti duri e violenti della storia: ogni violenza, ogni esclusione e ingiustizia sono un burrone da colmare. Ma è anche la nostra geografia interiore: una mappa di ferite mai guarite, di abbandoni patiti o inflitti, le paure, le solitudini, il disamore... C'è del lavoro da fare, un lavoro enorme: spianare e colmare, per diventare semplici e diritti. E se non sarò mai una superstrada, non importa, sarò un piccolo sentiero nel sole. Vangelo che conforta: - anche se i potenti del mondo alzano barriere, cortine di bugie, muri ai confini, Dio trova la strada per raggiungere proprio me e posarmi la mano sulla spalla, la parola nel grembo, niente lo ferma; - chi conta davvero nella storia? Chi risiede in una reggia? Erode sarà ricordato solo perché ha tentato di uccidere quel bambino; Pilato perché l'ha condannato. Conta davvero chi si lascia abitare dal sogno di Dio, dalla sua parola. L'ultima riga del Vangelo è bellissima: ogni uomo vedrà la salvezza. Ogni uomo? Sì, esattamente questo. Dio vuole che tutti siano salvi, e non si fermerà davanti a burroni o montagne, neppure davanti alla tortuosità del mio passato o ai cocci della mia vita. Una delle frasi più impressionanti del Concilio Vaticano Secondo afferma: «Ogni uomo che fa esperienza dell'amore, viene in contatto con il Mistero di Cristo in un modo che noi non conosciamo» (Gaudium et spes 22). Cristo raggiunge ogni uomo, tutti gli uomini, e l'amore è la sua strada. E nulla vi è di genuinamente umano che non raggiunga a sua volta il cuore di Dio. |
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LUNEDI’ della seconda settimana d’Avvento OFFERTE: Zambon Bianca offre, per opere parrocchiali, €. 40 |
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MARTEDI’ della seconda settimana d’Avvento OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: in memoria di Carlon Vincenza, €. 200. Dal capitello della Madonna in via Brait, €. 92 |
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LUNEDI’ della seconda settimana d’Avvento |
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ROSARI E FUNERALi |
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SOLENNITA’ DI SANTA LUCIA |
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CELEBRAZIONE DELLE SANTE MESSE PER LA FESTA Domenica prossima 16 dicembre celebreremo solennemente la festa di Santa Lucia. Le Sante Messe nelle tre parrocchia seguiranno il seguente orario: a Dardago: sabato 15 dicembre ore 18: S. Messa prefestiva a Budoia: domenica 16 dicembre ore 11: S. Messa domenicale a Santa Lucia: domenica 16 dicembre alla Chiesa sul Colle: ore 10 e ore 14,30 seguita dalla Processione con la statua della Santa |
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SALVATORE O GIUDICE ? |
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“Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle e le potenze dei cieli saranno sconvolte”. Anche l'evangelista Luca che meditiamo in questo nuovo anno liturgico, riferisce il discorso di Gesù sugli ultimi tempi. Ma sarà proprio allora che si vedrà il Figlio venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Chi lo vedrà? Tutti! In altre parole: se in questa vita uno è libero di accettarlo o di rifiutarlo come salvatore misericordioso, lì nessuno potrà sottrarsi al vederlo come giudice. Il giudizio ci sarà per tutti! Anche l'ateo più sfegatato che in questa vita l'ha sempre negato, lì lo vedrà. Non è perché uno lo nega che Dio non esiste. Quindi chiediamo la grazia di riconoscerlo ed accettarlo ora che è il tempo della grazia e della misericordia, perché dopo sarà il tempo della giustizia. E voglio citarvi un fatto realmente accaduto per illustrare questa verità. A un giudice mentre era in tribunale nel pieno esercizio delle sue funzioni, gli comunicano che c'è un imputato reo di traffico di droga da giudicare. Ma quando glielo introducono, quale non è la sua sorpresa nel vedere che l'imputato è addirittura suo figlio. Lui era ignaro di tutto e lo viene a sapere proprio nella sua funzione di giudice mentre deve applicare la legge che è uguale per tutti.. Dopo aver appurato che il reato c'è veramente stato, in quanto giudice deve applicare la legge che è uguale per tutti: lo deve condannare e lo condanna. Ma la pena poteva venire commutata in due modi: o il carcere o la pena pecuniaria e lui sceglie quest'ultima. E dopo che è uscito, dà lui stesso al figlio l'assegno corrispondente alla multa da pagare. Così si è comportato da giudice ma anche da padre. E' così anche per noi, Dio Padre ci ha già dato l'assegno in bianco che distrugge il nostro peccato: suo Figlio Gesù morto in croce al posto nostro. Ma noi dobbiamo riconoscerlo ed accettarlo come salvatore perché se lo rifiutiamo, non potremo mai beneficiare di questo annullamento del debito. La natura obbedisce ciecamente alle leggi fisiche: la luce ad esempio, quando Dio disse “fiat lux” la lanciò ad una velocità strabiliante: 300mila km al secondo e questa, finché esiste il mondo, viaggerà a quella velocità senza mai fermarsi. Il sole viaggia a 220 km al secondo e in 250 milioni di anni fa il giro della galassia (il cosiddetto anno galattico) e non rallenta né accelera mai. Ma noi siamo liberi. L'uomo, già all'inizio della creazione, ha disobbedito al comando di Dio e le conseguenze si ripercuotono anche a livello biologico. I medici dicono che c'è una legge biologica definita inibizione da contatto. Significa che quando una cellula ne incontra un'altra si ferma. Ma nel caso del cancro l'inibizione da contatto cessa e le cellule si moltiplicano senza sosta ribellandosi a una legge biologica che c'è in natura. E noi sappiamo che la malattia e la morte sono una penalità conseguente al peccato originale. All'inizio non era così. Quindi vigiliamo sulla nostra libertà, obbediamo alla legge di Dio e staremo meglio anche di salute. Ma per questo chiediamo di avere in noi più che le grazie del Signore, il Signore delle grazie e non smarriremo più la via della salvezza. |
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MERCOLEDI’ della prima settimana d’Avvento OFFERTE: Andreazza Mario offre, per opere parrocchiali, €. 30 |
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MARTEDI’ della prima settimana d’Avvento |
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LUNEDI’ San Francesco Saverio sacerdote |
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SOLENNITA’ DELL’IMMACOLATA |
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PRIMO VENERDI’ DEL MESE CELEBRAZIONE DELLE SANTE MESSE PER LA FESTA Sabato prossimo 8 dicembre ricorre la Solennità dell’Immacolata. Le Sante Messe nelle tre parrocchia seguiranno il seguente orario: a Dardago: venerdì 7 dicembre ore 18: S. Messa prefestiva a Budoia: sabato 8 dicembre ore 10,30: S. Messa Solenne seguita dalla processione a Santa Lucia: sabato 8 dicembre ore 18 Domenica 9 dicembre le Sante Messe seguiranno l’orario domenicale. |
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UN NUOVO REGNO DOVE E’ PIU’ POTENTE COLUI CHE SERVE |
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La liturgia di quest'ultima domenica dell'anno liturgico ci fa contemplare il mistero del regno di Dio che viene a noi nei tratti sfigurati di un Gesù sconfitto, oltraggiato e preso in giro da annoiati soldati romani, che, davanti a Pilato dichiara: «Io sono re» (18, 37). Che razza di re, senza armate, senza potere, senza delirio di onnipotenza. Un re che regna su quel trono infamante che è la croce, nudo, senza ormai dignità alcuna, cinto di una corona di spine. Un re, talmente sconvolto, da avere necessità di un cartello che lo identifichi, che lo renda riconoscibile almeno a quelle persone che lo hanno amato. Ecco il nostro re: uno che agli occhi del mondo è un perdente, uno sconfitto... ma ci deve essere una spiegazione a questa contraddizione che ancora oggi scuote le coscienze di tanti benpensanti che vorrebbero toglierlo di mezzo. Potremmo chiederci allora, qual è il segreto del re? La risposta a questo interrogativo la troviamo nel dialogo tra Gesù e Pilato. «Sei re?» - «Tu lo dici», risponde Gesù a Pilato. «Tu lo dici»: siamo liberi di credere o no, Dio non si impone, mai. Anzi, l'apparenza inganna: questo uomo della croce non assomiglia in alcun modo ad un re, men che meno ad un Dio. Sarà sempre così: il nostro Dio si nasconde, ci lascia liberi, smuove le nostre coscienze e chiede a noi di schierarci, di scegliere. Il potere che Gesù è venuto ad esercitare è il servizio della verità. Non si autocelebra questo re, fugge la gloria e l'apparenza. Il segreto del re è proprio il mistero della libertà, che produce una modalità di relazione in cui non ci sono servitori, ma solo amici. Ma torniamo a Pilato... Credo proprio che il procuratore romano, in fondo, abbia paura che Gesù risponda alla sua domanda: «Che cos'è la verità?». Paura che la verità sia proprio quella che gli sta davanti: non trionfante, non ammantata dei titoli accademici, non applaudita, che non procura privilegi, non rende. Paura di scoprire una verità perdente, derisa, umiliata, perseguitata, decisamente «in minoranza». Paura di una verità più importante della carriera, dei soldi, dei rapporti burocratici, del giudizio dei superiori, degli equilibri diplomatici, della popolarità, della propria faccia da salvare. Una verità scandalosamente e terribilmente povera, che puoi mettere a tacere con facilità. La verità? Troppo impegnativa. Fosse soltanto questione di conoscere, si potrebbe affrontarla. Ma con tutta evidenza, si tratta di essere coinvolto, implicato. La verità? No, grazie. Semmai, un'altra volta. |
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MERCOLEDI’ della trentaquattresima settimana del Tempo Ordinario OFFERTE: Offrono per opere parrocchiali: N.N., €. 50; N.N., €. 20 |
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MARTEDI’ della trentaquattresima settimana del Tempo Ordinario |
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LUNEDI’ della trentaquattresima settimana del Tempo Ordinario |
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SOLENNITA’ DI SANT’ANDREA APOSTOLO PATRONO |
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GIORNATA DEL SEMINARIO DIOCESANO |
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IL TRAVAGLIO DELLA FINE |
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Qualche anno fa era circolata la previsione, basata sul calendario Maya, di un'imminente fine del mondo. Gli interpreti di quell'astruso testo non erano i primi, nella storia, a preannunciare la catastrofe finale: ad esempio, pare che un'ondata di panico abbia percorso l'Europa all'avvicinarsi dell'anno Mille; c'è chi dà retta a chissà quanto fondate interpretazioni degli scritti di Nostradamus; una setta tuttora presente aveva predetto la fine del mondo per il 1914, poi spostando varie volte la data, man mano che quella annunciata si rivelava fasulla. In verità, i cristiani lo sanno bene, le cose stanno diversamente: la fede basata sulla Bibbia parla spesso della fine del mondo, ma senza mai indicarne la data; anzi, nel vangelo di oggi (Marco 13,24-32) Gesù dichiara esplicitamente: "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa". Tentare di prevederlo, inquietandosi quando qualcuno lo preannuncia, è tempo perso. Invece di chiedersi quando finirà il mondo in generale, conviene pensare a quando il mondo finirà ‘per me', ossia quando finirà la mia presenza in questo mondo. Neppure questo fatto sappiamo quando accadrà; ma sappiamo ‘ché accadrà, e in tempi non lontanissimi: potrebbe essere oggi stesso, tra un anno, tra dieci, tra cinquanta... Al massimo, per il più longevo lettore di queste note, tra meno di cento. Accadrà. E allora, saggezza vuole che ci si prepari a quello, per essere attrezzati come si conviene. A proposito del dopo, molti ci pensano con inquietudine, se non con paura. Ma neppure questo è un atteggiamento dettato dalla fede: la Bibbia ne parla in termini ben diversi, per chi cerca con sincerità di seguirne i dettami nella vita presente. Ne offre un bell'esempio il Salmo 15, che oggi si legge come responsoriale dopo la prima lettura: "Il Signore è mia parte di eredità e mio calice", cioè costituirà la mia ricchezza nella vita ventura e, come il vino che mette allegria, la fonte della mia gioia; "Nelle tue mani è la mia vita. Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare. Per questo gioisce il mio cuore ed esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra". E' un futuro felice, quello prospettato dal salmo; ma ottenerlo non è automatico, cioè non è garantito a tutti, né dipende dagli umori di Dio, o dalle sue simpatie per qualcuno. Dio è buono, perché apre a tutti le porte della sua casa; ma è anche giusto, perché non costringe nessuno ad entrarvi: le porte sono aperte per chi nella vita presente ha dimostrato nei fatti di desiderarlo. Il cristiano costruisce oggi il suo futuro, e questo è lo stile e la ragione del suo impegno nel mondo. Pur sapendo di doverlo lasciare, il cristiano opera ogni giorno a migliorare il mondo, perché questa è la volontà di Dio, dal quale soltanto gi verrà il premio. |
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VENERDI’ San Colombano abate OFFERTE: Offrono per opere parrocchiali: N.N., €. 10; N.N., €. 10; Vettor Anna, per riscaldamento Chiesa, €. 10 |
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LUNEDI’ della trentatreesima settimana del Tempo Ordinario |
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17,00 DEF. MARIO |
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ROSARIO E FUNERALE |
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FESTA DELLA MADONNA DELLA SALUTE MERCOLEDI’ 21 NOVEMBRE Santa Messa solenne a Dardago alle ore 10. LE SANTE MESSE FESTIVE DEL 24 E 25 NOVEMBRE SEGUIRANNO IL SEGUENTE PROGRAMMA SABATO 24 NOVEMBRE Alle ore 18 Santa Messa a Budoia |
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GLI SPICCIOLI DELLA VEDOVA E IL TESORO IN CIELO |
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Il Vangelo mette a confronto due magisteri: quello degli scribi, teologi e giuristi importanti, e quello di una vedova povera e sola; ci porta alla scuola di una donna senza più difese e la fa maestra di vita. Gli scribi sono identificati per tre comportamenti: per come appaiono (passeggiano in lunghe vesti) per la ricerca dei primi posti nella vita sociale, per l'avidità con cui acquisiscono beni: divorano le case delle vedove, insaziabili e spietati. Tre azioni descritte con i verbi che Gesù rifiuta: apparire, salire e comandare, avere. Sintomi di una malattia devastante, inguaribile, quella del narcisismo. Sono di fatto gli inconvertibili: Narciso è più lontano da Dio di Caino. Gesù contrappone un Vangelo di verbi alternativi: essere, discendere, servire e donare. Lo fa portandoci in un luogo che è quanto di più estraneo al suo messaggio si possa immaginare: in faccia al tesoro del tempio; e lì, seduto come un maestro, osserva come la gente getta denaro nel tesoro: "come" non "quanto". Le bilance di Dio non sono quantitative, ma qualitative. I ricchi gettavano molte monete, Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine. Due spiccioli, un niente, ma pieno di cuore. Gesù se n'è accorto, unico; chiama a sé i discepoli, li convoca, erano con la testa altrove, e offre la sua lettura spiazzante e liberante: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Gesù non bada alla quantità di denaro. Anzi afferma che l'evidenza della quantità è solo illusione. Conta quanto peso di vita c'è dentro, quanto cuore, quanto di lacrime, di speranza, di fede è dentro due spiccioli. L'uomo per star bene deve dare. È la legge della vita, siamo progettati così. Questa capacità di dare, e dare come un povero non come un ricco, ha in sé qualcosa di divino! Tutto ciò che è fatto con tutto il cuore ci avvicina all'assoluto di Dio. Il verbo salvifico che Gesù propone in contrapposizione al "divorare" degli scribi, è "gettare", ripetuto sette volte nel brano, un dare generoso e senza ritorno. Lo sa bene la vedova, l'emblema della mancanza. La sua mano getta, dona con gesto largo, sicuro, generoso, convinto, anche se ciò che ha da donare è pochissimo. Ma non è la quantità che conta, conta sempre il cuore, conta l'investimento di vita. La fede della vedova è viva e la fa vivere. Non le dà privilegi né le riempie la borsa, ma le allarga il cuore e le dà la gioia di sentirsi figlia di Dio, così sicura dell'amore del Padre da donare tutto il poco che ha. Questa donna, che convive col vuoto e ne conosce l'angoscia, è fiduciosa come gli uccelli del cielo, come i gigli del campo. E il Vangelo torna a trasmettere il suo respiro di liberazione. |
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MERCOLEDI’ della trentaduesima settimana del Tempo Ordinario OFFERTE N.N:. offre per opere parrocchiali, €. 40; N.N. per riscaldamento Chiesa, €. 10 |
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MARTEDI’ della trentaduesima settimana del Tempo Ordinario |
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LUNEDI’ San Giosafat vescovo e martire OFFERTE: Offrono per opere parrocchiali: N.N. €. 50; per funerale di Lachin Matilde, €. 50 |
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SEDUTA CONSIGLIO PARROCCHIALE PER GLI AFFARI ECONOMICI |
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CELEBRAZIONI DELL’EUCARESTIA CON L’ORA SOLARE Feste dei Santi della settimana Venerdì 16 novembre è la volta di San Giuseppe Moscati, il medico santo di Napoli. Nacque a Benevento nel 1880 Fu un insigne medico, chirurgo e scienziato di medicina. Curava soprattutto i poveri, rimettendoci di tasca propria. Morì al termine della sua giornata di lavoro a Napoli nel 1927 a soli 46 anni. |
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L’UNICA MISURA DELL’AMORE E’ L’AMORE SENZA MISURA |
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Qual è, nella Legge, il più grande comandamento? Lo sapevano tutti in Israele qual era: il terzo, quello che prescrive di santificare il Sabato, perché anche Dio lo aveva osservato (Genesi 2,2). La risposta di Gesù, come al solito, spiazza e va oltre: non cita nessuna delle dieci parole, ma colloca al cuore del Vangelo la stessa cosa che sta nel cuore della vita: tu amerai. Un verbo al futuro, come per un viaggio mai finito... che è desiderio, attesa, profezia di felicità per ognuno. Il percorso della fede inizia con un «sei amato» e si conclude con un «amerai». In mezzo germoglia la nostra risposta al corteggiamento di Dio. Amerai Dio con tutto il tuo cuore e il prossimo tuo come te stesso. Gesù non aggiunge nulla di nuovo: la prima e la seconda parola sono già scritte nel Libro. La novità sta nel fatto che le due parole fanno insieme una sola parola, la prima. L'averle separate è l'origine dei nostri mali, dei fondamentalismi, di tutte le arroganze, del triste individualismo. Ma amare che cosa? Amare l'Amore stesso. Se amo Dio, amo ciò che lui è: vita, compassione, perdono, bellezza; ogni briciola di pane buono, un atto di coraggio, un abbraccio rassicurante, un'intuizione illuminante, un angolo di armonia. Amerò ciò che Lui più ama: l'uomo, di cui è orgoglioso. Ma amare come? Mettendosi in gioco interamente. Lasciando risuonare e agire la forza di quell'aggettivo «tutto», ribadito quattro volte. Il tutto di cuore, mente, anima, forza. Noi pensiamo che la santità consista nella moderazione delle passioni. Ma dov'è mai questa moderazione nella Bibbia? L'unica misura dell'amore è amare senza misura. Amerai con tutto, con tutto, con tutto... Fare così è già guarigione dell'uomo, ritrovare l'unità, la convergenza di tutte le facoltà, la nostra pienezza felice: «Ascolta, Israele. Questi sono i comandi del Signore... perché tu sia felice» (Deuteronomio 6,1-3). Non c'è altra risposta al desiderio profondo di felicità dell'uomo, nessun'altra risposta al male del mondo che questa soltanto: amerai Dio e il prossimo. Per raccontare l'amore verso il prossimo Gesù regala la parabola del samaritano buono (Luca 10,29-37). Per indicare come amare Dio con tutto il cuore, non sceglie né una parabola, né una immagine, ma una donna, Maria di Betania «che seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola» (Luca 10, 38). Gesù ha trovato che il modo di ascoltare di Maria fosse la «scelta migliore», la più idonea a raccontare come si ami Dio: come un'amica che siede ai suoi piedi, sotto la cupola d'oro dell'amicizia, e lo ascolta, rapita, e non lascerà cadere neppure una delle sue parole. Amare Dio è ascoltarlo, come bambini, come innamorati. |
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MERCOLEDI’ della trentunesima settimana del Tempo Ordinario OFFERTE: N.N. offre per opere parrocchiali, €. 20; offrono per utilizzo Oratorio: Pro Loco di Budoia, €. 405; Moret Noemi, €. 40; Pujatti Nicola, €. 50 |
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MARTEDI’ della trentunesima settimana del Tempo Ordinario OFFERTE: Offrono per opere parrocchiali: N.N. €. 30; Janna Maria, €. 90 |
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LUNEDI’ della trentunesima settimana del Tempo Ordinario |
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CELEBRAZIONI 100 ANNI DELLA FINE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE |
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COSA VUOI CHE IO TI FACCIA ? |
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Un ritratto tracciato con tre drammatiche pennellate: cieco, mendicante, solo. Un mendicante cieco: l'ultimo della fila, un naufrago della vita, un relitto inchiodato nel buio sul ciglio di una strada di Gerico. Poi improvvisamente tutto si mette in moto: passa Gesù e si riaccende il motore della vita, soffia un vento di futuro. Con il Signore c'è sempre un "dopo". E Bartimèo comincia a gridare: Gesù, abbi pietà. Non c'è grido più evangelico, non preghiera più umana e bruciante: pietà dei miei occhi spenti, di questa vita perduta. Sentiti padre, sentiti madre, ridammi vita. Ma la folla fa muro al suo grido: taci! Il grido di dolore è fuori luogo. Terribile pensare che davanti a Dio la sofferenza sia fuori luogo, che il dolore sia fuori programma. Eppure per tanti di noi è così, da sempre, perché i poveri disturbano, ci mostrano la faccia oscura e dura della vita, quel luogo dove non vorremmo mai essere e dove temiamo di cadere. Invece il cieco sente che un altro mondo è possibile, e che Gesù ne possiede la chiave. Infatti il rabbi ascolta e risponde, ascolta e rilancia. E si libera tutta l'energia della vita. Notiamo come ogni gesto da qui in avanti sembra eccessivo, esagerato: Bartimèo non parla, grida; non si toglie il mantello, lo getta; non si alza da terra, ma balza in piedi. La fede è questo: un eccesso, un'eccedenza, un di più illogico e bello. Qualcosa che moltiplica la vita: «Sono venuto perché abbiate il centuplo in questa vita». Credere fa bene. Cristo guarisce tutta l'esistenza. Anzi il cieco comincia a guarire prima di tutto nella compassione di Gesù, nella voce che lo accarezza. Guarisce come uomo, prima che come cieco. Perché qualcuno si è accorto di lui. Qualcuno lo tocca, anche solo con la voce. Ed egli esce dal suo naufragio umano: l'ultimo comincia a riscoprirsi uno come gli altri, inizia a vivere perché chiamato con amore. La guarigione di Bartimèo prende avvio quando «balza in piedi» e lascia ogni sostegno, per precipitarsi, senza vedere, verso quella voce che lo chiama: guidato, orientato solo dalla parola di Cristo, che ancora vibra nell'aria. Anche noi cristiani ci orientiamo nella vita come il cieco di Gerico, senza vedere, solo sull'eco della Parola di Dio, che continua a seminare occhi nuovi, occhi di luce, sulla terra. |
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MERCOLEDI’ della trentesima settimana del Tempo Ordinario |
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MARTEDI’ della trentesima settimana del Tempo Ordinario |
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LUNEDI’ della trentesima settimana del Tempo Ordinario |
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MESE DEL ROSARIO Venerdì 2 novembre Commemorazione di tutti i Fedeli Defunti le Sante Messe saranno celebrate nelle tre Chiese Parrocchiali: COMUNIONI NELLE CASE |
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GLI ONESTI POSSONO ADDORMENTARSI IN PACE |
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Gesù ha dovuto affrontare molte incomprensioni, e spesso tra gli stessi apostoli. Un esempio è dato dal vangelo odierno (Marco 10,35-45): duri a capire che Gesù era venuto per ben altro, gli apostoli si aspettavano da lui la fondazione di un regno terreno, e si preoccupavano di assicurarvisi i posti di comando. Un giorno, i due fratelli Giacomo e Giovanni gli chiesero esplicitamente: "Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". In altre parole, nominaci i più importanti dopo di te. La richiesta mosse le indignate proteste degli altri, ambiziosi non meno di loro, e mosse Gesù a dare un insegnamento che travalicava la situazione del momento per assumere una validità perenne: "I governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti". "I governanti opprimono", dice Gesù. Accadeva duemila anni fa; costatiamo che accade anche oggi, e non soltanto nei regimi dittatoriali. Le tangenti, i voti comperati, gli sperperi di danaro pubblico, le collusioni con i delinquenti e altre simili prodezze di chi si è liberamente assunto ruoli di governo sono anch'esse forme di oppressione, perché le loro conseguenze gravano sugli onesti e ancor più perché tradiscono la loro fiducia e umiliano la loro dignità. A simili comportamenti, Gesù oppone il proprio esempio e ne trae la regola per chi vuole essere suo discepolo: la vera grandezza non è quella di chi ricerca solo il proprio vantaggio, e magari allo scopo non esita a manipolare gli altri, ma quella di chi opera con sincerità per il bene comune. Vale per la vita privata dei singoli, e a maggior ragione dovrebbe valere per chi occupa ruoli dirigenziali nella vita collettiva. Gli onesti non avranno forse gratifiche e riconoscimenti, non accresceranno il proprio patrimonio, ma potranno ogni sera addormentarsi in pace con sé stessi e con Dio. Questa è anche la domenica della Giornata missionaria mondiale, che torna ogni anno eppure non è ancora ben compresa. Molti la riducono a un appello a favore dei missionari attivi nel terzo mondo, a una richiesta di aiuto perché possano continuare a fare scuole, dispensari, pozzi per l'acqua e quant'altro: tutte cause degne di aiuto ma, non bisogna dimenticarlo, esse non esauriscono il compito dei missionari, i quali vanno anzitutto per far conoscere Gesù Cristo. Peraltro l'aiuto materiale non esaurisce neppure l'impegno di chi vuole sostenerli: la loro opera merita anzitutto una partecipazione affettiva, che si traduce in preghiera. |
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MERCOLEDI’ Sant’Antonio Maria Claret vescovo |
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MARTEDI’ San Giovanni da Capestrano sacerdote |
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LUNEDI’ San Giovanni Paolo II papa OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: in memoria di Carli Enrico, la moglie, €. 100; N.N., €. 10. |
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CONSIGLIO PARROCCHIALE PER GLI AFFARI ECONOMICI
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MESE DEL ROSARIO |
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LA LIBERTA’ CHE IL GIOVANE RICCO NON HA CAPITO |
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Un tale corre incontro al Signore. Corre, con un gesto bello, pieno di slancio e desiderio. Ha grandi domande e grandi attese. Vuole sapere se è vita o no la sua. E alla fine se ne andrà spento e deluso. Triste, perché ha un sogno ma non il coraggio di trasformarlo in realtà. Che cosa ha cambiato tutto? Le parole di Gesù: Vendi quello che hai, dallo ai poveri, e poi vieni. I veri beni, il vero tesoro non sono le cose ma le persone. Per arrivarci, il percorso passa per i comandamenti, che sono i guardiani, gli angeli custodi della vita: non uccidere, non tradire, non rubare. Ma tutto questo l'ho sempre fatto. Eppure non mi basta. Che cosa mi manca ancora? Il ricco vive la beatitudine degli insoddisfatti, cui manca sempre qualcosa, e per questo possono diventare cercatori di tesori. Allora Gesù guardandolo, lo amò. Lo ama per quell'eppure, per quella inquietudine che apre futuro e che ci fa creature di domanda e di ricerca. Una cosa ti manca, va', vendi, dona.... Quell'uomo non ha un nome, è un tale, di cui sappiamo solo che è molto ricco. Il denaro si è mangiato il suo nome, per tutti è semplicemente il giovane ricco. Nel Vangelo altri ricchi hanno incontrato Gesù: Zaccheo, Levi, Lazzaro, Susanna, Giovanna. E hanno un nome perché il denaro non era la loro identità. Che cosa hanno fatto di diverso questi, che Gesù amava, cui si appoggiava con i dodici? Hanno smesso di cercare sicurezza nel denaro e l'hanno impiegato per accrescere la vita attorno a sé. È questo che Gesù intende: tutto ciò che hai dallo ai poveri! Più ancora che la povertà, la condivisione. Più della sobrietà, la solidarietà. Il problema è che Dio ci ha dato le cose per servircene e gli uomini per amarli. E noi abbiamo amato le cose e ci siamo serviti degli uomini... Quello che Gesù propone non è tanto un uomo spoglio di tutto, quanto un uomo libero e pieno di relazioni. Libero, e con cento legami. Come nella risposta a Pietro: Signore, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, cosa avremo in cambio? Avrai in cambio una vita moltiplicata. Che si riempie di volti: avrai cento fratelli e sorelle e madri e figli... Seguire Cristo non è un discorso di sacrifici, ma di moltiplicazione: lasciare tutto ma per avere tutto. Il Vangelo chiede la rinuncia, ma solo di ciò che è zavorra che impedisce il volo. Messaggio attualissimo: la scoperta che il vivere semplice e sobrio spalanca possibilità inimmaginabili. Allora capiamo che Dio è gioia, libertà e pienezza, che il Regno verrà con il fiorire della vita in tutte le sue forme. Che ogni discepolo può dire: con gli occhi nel sole a ogni alba io so che rinunciare per te è uguale a fiorire» |
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MERCOLEDI’ Sant’Ignazio d’Antiochia vescovo e martire OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: N.N., €. 25; N.N., €. 20; famiglia Zambon Gianni, 50. |
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MARTEDI’ Santa Margherita maria Alacoque vergine |
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LUNEDI’ Santa Teresa d’Avila vergine e dottore della Chiesa OFFERTE: N.N. offre, per lampadario, €. 50. |
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CONSIGLIO PARROCCHIALE PER GLI AFFARI ECONOMICI
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MESE DEL ROSARIO |
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IL SOGNO DI DIO E’ CHE NESSUNO SIA SOLO SENZA SICUREZZE |
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Una domenica, quella di oggi, che si potrebbe chiamare della famiglia cristiana, fondata sul matrimonio, istituito da Dio creatore fin dall'origine del mondo e confermato nella sua sostanza da Gesù. Di questo tema parlano il brano del libro della Genesi, e il Vangelo di Marco. La Genesi ci riporta all'origine dell'umanità, quando Dio, dopo la creazione dell'uomo, Adamo, crea la donna, Eva, come “aiuto che a lui corrisponda”. Il racconto, simbolico e teologico, con queste prime parole, indica già il tipo di rapporto che la donna avrà con l'uomo; non gli è identica, ma gli “corrisponde”; come una mano, che non è identica all'altra, ma le corrisponde perfettamente, così che mettendosi l'una di fronte all'altra come controparte, insieme fanno un tutt'uno, completandosi a vicenda. Segue l'intermezzo della creazione degli animali, a cui l'uomo dà il nome - esprimendo così la sua “signoria” sul mondo animale -, ed indicando, allo stesso tempo, che nessun animale può essere concepito come “corrispondente” all'uomo. Corrispondente all'uomo potrà essere solo la donna, creata a partire dalla costola dell'uomo, cioè partecipe della stessa natura. Inoltre, con questa sottolineatura, il testo indica che la donna è quel qualcosa, anzi quel qualcuno, che manca all'uomo, così che nell'unione coniugale si ricostituisce l'unità; l'uomo è fatto per completarsi nella donna e la donna per completarsi nell'uomo: “Osso delle mie ossa e carne della mia carne”. Qui è l'origine dell'istinto sessuale che, per progetto divino, porta all'unione tra uomo e donna che si realizzano nel matrimonio e nella famiglia. Il nome stesso con cui Dio indica la donna, nella lingua ebraica “isshah”, è nient'altro che il femminile di uomo, “ish”; ad indicare che si tratta della stessa natura. L'uomo è fatto per la donna e la donna per l'uomo: “Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno un'unica carne”. Nel brano evangelico di Marco, a chi gli domanda del “ripudio” della donna da parte dell'uomo, Gesù risponde che esso è frutto della durezza del cuore umano, ma non corrisponde al progetto di Dio creatore. Uomo e donna, maschio e femmina, nel matrimonio, diventano una sola carne, quindi una sola vita, indivisibile, per cui ogni altra scelta è da considerare adulterio. “L'uomo non divida ciò che Dio ha congiunto”, aggiunge il Salvatore: il matrimonio è opera di Dio che l'uomo non può distruggere. Il brano evangelico termina narrando l'amore di Gesù per i bambini, ai quali “appartiene il regno di Dio”: da loro si deve imparare la spirito veritiero con cui accogliere il regno di Dio; e la sua benedizione su di loro indica al mondo che essi sono sempre ricchezza e benedizione per l'umanità. Nel brano evangelico, la benedizione data ai bambini è il compimento naturale della benedizione del Creatore all'unione coniugale dell'uomo e della donna, da cui i bambini nascono. Un insegnamento, quello di questa Messa, da riprendere oggi più che mai, per annunciare al nostro mondo il significato e il senso dell'amore coniugale, della famiglia e della generazione. |
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MERCOLEDI’ San Daniele Comboni vescovo |
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MARTEDI’ San Giovanni Leonardi sacerdote |
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LUNEDI’ della ventisettesima settimana del Tempo Ordinario OFFERTE: Offrono, per lampadario: N.N., €. 50; N.N., €. 20; N.N., €. 15; N.N., 50. |
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DEDICAZIONE DELLA CHIESA PARROCCHIALE E OFFERTA PER LE NECESSITA’ DELLA DIOCESI |
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MESE DEL ROSARIO |
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SE TUTTO IL VANGELO STA IN UN BICCHIER D’ACQUA |
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Maestro, quell'uomo guariva e liberava, ma non era dei nostri, non era in regola, e noi glielo abbiamo impedito. Come se dicessero: i malati non sono un problema nostro, si arrangino, prima le regole. I miracoli, la salute, la libertà, il dolore dell'uomo possono attendere. Non era, non sono dei nostri. Tutti lo ripetono: gli apostoli di allora, i partiti, le chiese, le nazioni, i sovranisti. Separano. Invece noi vogliamo seguire Gesù, l'uomo senza barriere, il cui progetto si riassume in una sola parola “comunione con tutto ciò che vive”: non glielo impedite, perché chi non è contro di noi è per noi. Chiunque aiuta il mondo a fiorire è dei nostri. Chiunque trasmette libertà è mio discepolo. Si può essere uomini che incarnano sogni di Vangelo senza essere cristiani, perché il regno di Dio è più vasto e più profondo di tutte le nostre istituzioni messe insieme. È bello vedere che per Gesù la prova ultima della bontà della fede sta nella sua capacità di trasmettere e custodire umanità, gioia, pienezza di vita. Questo ci pone tutti, serenamente e gioiosamente, accanto a tanti uomini e donne, diversamente credenti o non credenti, che però hanno a cuore la vita e si appassionano per essa, e sono capaci di fare miracoli per far nascere un sorriso sul volto di qualcuno. Stare accanto a loro, sognando la vita insieme (Evangelii gaudium). Gesù invita i suoi a passare dalla contrapposizione ideologica alla proposta gioiosa, disarmata, fidente del Vangelo. A imparare a godere del bene del mondo, da chiunque sia fatto; a gustare le buone notizie, bellezza e giustizia, da dovunque vengano. A sentire come dato a noi il sorso di vita regalato a qualcuno: chiunque vi darà un bicchiere d'acqua non perderà la sua ricompensa. Chiunque, e non ci sono clausole, appartenenze, condizioni. La vera distinzione non è tra chi va in chiesa e chi non ci va, ma tra chi si ferma accanto all'uomo bastonato dai briganti, si china, versa olio e vino, e chi invece tira dritto. Un bicchiere d'acqua, il quasi niente, una cosa così povera che tutti hanno in casa. Gesù semplifica la vita: tutto il Vangelo in un bicchiere d'acqua. Di fronte all'invasività del male, Gesù conforta: al male contrapponi il tuo bicchiere d'acqua; e poi fidati: il peggio non prevarrà. Se il tuo occhio, se la tua mano ti scandalizzano, tagliali... metafore incisive per dire la serietà con cui si deve aver cura di non sbagliare la vita e per riproporre il sogno di un mondo dove le mani sanno solo donare e i piedi andare incontro al fratello, un mondo dove fioriscono occhi più luminosi del giorno, dove tutti sono dei nostri, tutti amici della vita, e, proprio per questo, tutti secondo il cuore di Dio. |
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MERCOLEDI’ della ventiseiesima settimana del Tempo Ordinario OFFERTE: A.S.D. Polcenigo - Budoia offre, per Oratorio parrocchiale, €. 50. |
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MARTEDI’ Santi Angeli Custodi |
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LUNEDI’ Santa Teresa di Gesù Bambino vergine e dottore della OFFERTE: Offrono, per lampadario: N.N., €. 50; N.N., €. 20; per deposizione ceneri di Dotta Valentino, €. 30. |
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BATTESIMO |
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Domenica prossima 7 Ottobre fuori la porta delle nostre Chiese si terrà la vendita delle mele organizzata dall’AISM per la ricerca sulla sclerosi multipla MESE DEL ROSARIO |
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ACCOGLIERE DIO IN UN BAMBINO |
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Gesù mette i dodici, e noi con loro, sotto il giudizio di quel limpidissimo e stravolgente pensiero: chi vuol essere il primo sia l'ultimo e il servo di tutti. Offre di se stesso tre definizioni, una più contromano dell'altra: ultimo, servitore, bambino. Chi è il più grande? Di questo avevano discusso lungo la via. Ed ecco il modo magistrale di Gesù di gestire le relazioni: non rimprovera i suoi, non li giudica, non li accusa, pensa invece ad una strategia per educarli ancora. E lo fa con un gesto inedito: un abbraccio a un bambino. Il Vangelo in un abbraccio, che apre una intera rivelazione: Dio è così, più che onni-potente, onni-abbracciante (K. Jaspers). Gesù mette al centro non se stesso, ma il più inerme e disarmato, il più indifeso e senza diritti, il più debole, il più amato, un bambino. Se non diventerete come bambini... Gesù ci disarma e sguinzaglia il nostro lato giocoso, fanciullesco. Arrendersi all'infanzia è arrendersi al cuore e al sorriso, accettare di lasciare la propria mano in quella dell'altro, abbandonarsi senza riserve (C. Cayol). Proporre il bambino come modello del credente è far entrare nella religione l'inedito. Cosa sa un bambino? La tenerezza degli abbracci, l'emozione delle corse, il vento sul viso... Non sa di filosofia né di leggi. Ma conosce come nessuno la fiducia, e si affida. Gesù ci propone un bambino come padre, nel nostro cammino di fede. «Il bambino è il padre dell'uomo» (Wordsworth). I bambini danno ordini al futuro. E aggiunge: Chi lo accoglie, accoglie me! fa un passo avanti, enorme e stupefacente: indica il bambino come sua immagine. Dio come un bambino! Vertigine del pensiero. Il Re dei re, il Creatore, l'Eterno in un bambino? Se Dio è come un bambino significa che va protetto, accudito, nutrito, aiutato, accolto (E. Hillesum). Accogliere, verbo che genera il mondo nuovo come Dio lo sogna. Il nostro mondo avrà un futuro buono quando l'accoglienza, tema bruciante oggi su tutti i confini d'Europa, sarà il nome nuovo della civiltà; quando accogliere o respingere i disperati, i piccoli, che sia alle frontiere o alla porta di casa mia, sarà considerato accogliere o respingere Dio stesso. A chi è come loro appartiene il regno di Dio. I bambini non sono più buoni degli adulti, sono anche egocentrici, impulsivi e istintivi, a volte persino spietati, ma sono maestri nell'arte della fiducia e dello stupore. Loro sì sanno vivere come i gigli del campo e gli uccelli del cielo, incuriositi da ciò che porta ogni nuovo giorno, pronti al sorriso quando ancora non hanno smesso di asciugarsi le lacrime, perché si fidano totalmente. Del Padre e della Madre. Il bambino porta la festa nel quotidiano, è pronto ad aprire la bocca in un sorriso quando ancora non ha smesso di asciugarsi le lacrime. Nessuno ama la vita più appassionatamente di un bambino. Accogliere Dio come un bambino: è un invito a farsi madri, madri di Dio. Il modello di fede allora sarà Maria, la Madre, che nella sua vita non ha fatto probabilmente nient'altro di speciale che questo: accogliere Dio in un bambino. E con questo ha fatto tutto. |
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MERCOLEDI’ Ss. Cosma e Damiano martiri |
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MARTEDI’ della venticinquesima settimana del Tempo Ordinario OFFERTE: Coniugi Palazzi Davide e Roberta offrono, per opere parrocchiali, €. 150. |
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LUNEDI’ della venticinquesima settimana del Tempo Ordinario |
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DEDICAZIONE CHIESA PARROCCHIALE E GIORNATA DIOCESANA |
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RINVIO GITA AL SANTUARIO NAZIONALE DEGLI ALPINI (SAN MAURIZIO) A RECOVATO (BO) E ALLA CITTA’ DI MODENA I SANTI DELLA SETTIMANA |
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ACCOGLIERE DIO IN UN BAMBINO |
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Gesù mette i dodici, e noi con loro, sotto il giudizio di quel limpidissimo e stravolgente pensiero: chi vuol essere il primo sia l'ultimo e il servo di tutti. Offre di se stesso tre definizioni, una più contromano dell'altra: ultimo, servitore, bambino. Chi è il più grande? Di questo avevano discusso lungo la via. Ed ecco il modo magistrale di Gesù di gestire le relazioni: non rimprovera i suoi, non li giudica, non li accusa, pensa invece ad una strategia per educarli ancora. E lo fa con un gesto inedito: un abbraccio a un bambino. Il Vangelo in un abbraccio, che apre una intera rivelazione: Dio è così, più che onni-potente, onni-abbracciante (K. Jaspers). Gesù mette al centro non se stesso, ma il più inerme e disarmato, il più indifeso e senza diritti, il più debole, il più amato, un bambino. Se non diventerete come bambini... Gesù ci disarma e sguinzaglia il nostro lato giocoso, fanciullesco. Arrendersi all'infanzia è arrendersi al cuore e al sorriso, accettare di lasciare la propria mano in quella dell'altro, abbandonarsi senza riserve (C. Cayol). Proporre il bambino come modello del credente è far entrare nella religione l'inedito. Cosa sa un bambino? La tenerezza degli abbracci, l'emozione delle corse, il vento sul viso... Non sa di filosofia né di leggi. Ma conosce come nessuno la fiducia, e si affida. Gesù ci propone un bambino come padre, nel nostro cammino di fede. «Il bambino è il padre dell'uomo» (Wordsworth). I bambini danno ordini al futuro. E aggiunge: Chi lo accoglie, accoglie me! fa un passo avanti, enorme e stupefacente: indica il bambino come sua immagine. Dio come un bambino! Vertigine del pensiero. Il Re dei re, il Creatore, l'Eterno in un bambino? Se Dio è come un bambino significa che va protetto, accudito, nutrito, aiutato, accolto (E. Hillesum). Accogliere, verbo che genera il mondo nuovo come Dio lo sogna. Il nostro mondo avrà un futuro buono quando l'accoglienza, tema bruciante oggi su tutti i confini d'Europa, sarà il nome nuovo della civiltà; quando accogliere o respingere i disperati, i piccoli, che sia alle frontiere o alla porta di casa mia, sarà considerato accogliere o respingere Dio stesso. A chi è come loro appartiene il regno di Dio. I bambini non sono più buoni degli adulti, sono anche egocentrici, impulsivi e istintivi, a volte persino spietati, ma sono maestri nell'arte della fiducia e dello stupore. Loro sì sanno vivere come i gigli del campo e gli uccelli del cielo, incuriositi da ciò che porta ogni nuovo giorno, pronti al sorriso quando ancora non hanno smesso di asciugarsi le lacrime, perché si fidano totalmente. Del Padre e della Madre. Il bambino porta la festa nel quotidiano, è pronto ad aprire la bocca in un sorriso quando ancora non ha smesso di asciugarsi le lacrime. Nessuno ama la vita più appassionatamente di un bambino. Accogliere Dio come un bambino: è un invito a farsi madri, madri di Dio. Il modello di fede allora sarà Maria, la Madre, che nella sua vita non ha fatto probabilmente nient'altro di speciale che questo: accogliere Dio in un bambino. E con questo ha fatto tutto. |
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MERCOLEDI’ Ss. Cosma e Damiano martiri |
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MARTEDI’ della venticinquesima settimana del Tempo Ordinario OFFERTE: Coniugi Palazzi Davide e Roberta offrono, per opere parrocchiali, €. 150. |
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LUNEDI’ della venticinquesima settimana del Tempo Ordinario |
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DEDICAZIONE CHIESA PARROCCHIALE E GIORNATA DIOCESANA |
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RINVIO GITA AL SANTUARIO NAZIONALE DEGLI ALPINI (SAN MAURIZIO) A RECOVATO (BO) E ALLA CITTA’ DI MODENA I SANTI DELLA SETTIMANA |
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LA LOGICA DELLA CROCE |
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Il Vangelo di questa domenica ci porta a riflettere sulla sequela di Cristo, mediante l'accettazione consapevole ed umile del mistero della Croce. Tutto il testo del Vangelo è incentrato sull'imminente passione e morte in croce del Signore, che lo stesso Gesù presenta ai discepoli come prospettiva non lontana, ma prossima della sua vita. Leggiamo, infatti, nel brano del Vangelo odierno che “Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti». Gesù intervista gli apostoli, coloro che stavano vicino a Lui dall'inizio del suo ministero pubblico per capire quali idea si erano fatti di Lui sia la gente che incontravano e con le quali parlavano e sia l'idea che essi stessi avevano elaborato nella loro mente e nel loro inconscio circa la sua missione. La risposta di questo sondaggio è molteplice, in quanto alcuni considerano Gesù Giovanni Battista, altri Elia o qualcuno degli antichi profeti. Sapevano che non era esattamente così, in quanto i soggetti richiamati erano dei tempi passati o dei tempi presenti, ma non erano certamente Gesù. La risposta quindi attiene non tanto all'identità anagrafica e storica, ma alla missione e al ruolo che Gesù stava svolgendo in quel contesto di itineranza evangelica. Ovvio, quindi che Gesù interpelli i diretti interessati alla sua missione, nella quale erano stati coinvolti, cioè i Dodici. E la risposta collegiale e collettiva, unanime nei contenuti è espressa da Pietro, a nome di tutti: “Tu sei il Cristo, il consacrato, l'inviato dal Padre, il Messia”. Accolta questo atto di fede degli apostoli, Gesù può adesso liberamente parlare e alla luce del sole, senza mezze misure o metafore di ciò che lo attende, e cioè della sua passione e morte in croce. Infatti “cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere”. Di fronte a questa sconvolgente rivelazione “Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo”. Un discepolo che rimprovera il Maestro nel momento in cui dice tutta la verità, dice ciò che accadrà tra poco. Una cosa assurda allora e sempre. Gesù non può considerare valido questo loro modo di pensare ed intendere la sua missione, per cui “voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Era evidente che tra i discepoli e Gesù c'era un distacco, perché non avevano compreso appieno la sua missione e la croce che affiorava all'orizzonte per Gesù, secondo loro era una sconfitta e non una salvezza. E' l'occasione per Gesù per fare catechesi e per far capire meglio cosa significhi per un suo discepolo seguirlo davvero e senza condizionamenti o mezze misure. Per cui, convoca la folla e i suoi discepoli e usa questo linguaggio esplicito per chiedere loro una vera e sentita adesione alla sua persona e alla sua missione: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà». |
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MERCOLEDI’ San Gennaro vescovo e martire |
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MARTEDI’ della ventiquattresima settimana del Tempo Ordinario OFFERTE: Coniugi Del Zotto Denis e Laura offrono, per opere parrocchiali, €. 50. |
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LUNEDI’ San Roberto Bellarmino vescovo e dottore della Chiesa |
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ISCRIZIONI ANNO CATECHISTICO 2018/19 I SANTI DELLA SETTIMANA Lunedì 17 memoria di San Roberto Bellarmino. Nato a Montepulciano in Toscana nel 1542. Fu gesuita e grande teologo e insegnante. Vescovo e Cardinale di vita santa, guidò alla vita spirituale anime sante. Disputò con Galileo Galilei sul sistema solare invitando lo scienziato alla moderazione nel proporre la sua scoperta. |
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EFFATA’ CIOE’ APRITI |
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Per andare da Tiro in Galilea Gesù passa per Sidone. Non è la strada più breve. Marco ci vuol dire che Gesù, missionario del Padre, visita tutti i territori pagani e, in essi, tutti gli uomini in attesa di salvezza. Gesù percorre ogni strada perché ogni luogo è in attesa del messia, del liberatore. Ogni luogo sta per ogni uomo.Il sordomuto guarito è segno di quanti non hanno ancora capito chi è Gesù e che, per riconoscerlo, hanno bisogno di essere “guariti” nella capacità di ascoltare e di professare la fede. Per questo la guarigione del sordomuto è un miracolo faticoso, assomiglia a un esorcismo. Gesù lo porta in disparte per evitare i facili entusiasmi della folla - il miracolo non è uno spettacolo! - e perché, alla fine, l'uomo guarito dovrà udire e professare il mistero di Gesù figlio di Dio. Gesù prima apre gli orecchi al sordo, poi pone la sua saliva sulla lingua del muto il quale, solo alla fine, tornerà a parlare correttamente. L'itinerario di fede parte dall'apertura del cuore che accoglie il Vangelo e giunge alla professione; in mezzo c'è la saliva di Gesù posta sulla lingua del muto: è il segno dello Spirito, il soffio vitale che esegue il comando del Salvatore: “Effatà, Apriti!”. Il sordomuto risanato è icona del nostro faticoso aprirci alla fede. Come per il sordomuto, anche la nostra fede fa fatica ad aprirsi ed è lenta da pronunciare. È necessario il gesto di Gesù, il suo sospiro, il respiro dello Spirito di Dio. Se c'è un insegnamento da cogliere nel Vangelo di questa domenica, è la consapevolezza di essere muti o, al massimo, balbuzienti: non solo abbiamo un'immagine distorta di Dio, ma anche quando abbiamo delle buone idee o dei giusti propositi, questi non corrispondono alla nostra vita. È come per il balbuziente: la parola pensata non corrisponde alla parola detta. Così per noi: la fede non corrisponde alla realtà che viviamo. Gesù ha guarito il sordomuto; può guarire anche la nostra balbuzie. “Effatà” è la sola parola di Gesù riportata in questo miracolo, vuol dire: “Apriti!”. Gesù la pronuncia in aramaico, la lingua che usava per parlare e farsi comprendere dalla sua gente. E noi, sappiamo parlare un linguaggio evangelico comprensibile a tutti? Nella liturgia per sordomuti ci sono persone che con i segni e i gesti “traducono” tutto nel loro linguaggio. Per dire “Dio” uniscono le mani, per tradurre “amore” si tocca il cuore, per indicare misericordia e soccorso si allargano le braccia e poi si riuniscono come nel gesto dell'abbraccio. Papa Francesco, in un Angelus domenicale, ha detto: “Questo Vangelo ci parla anche di noi: spesso noi siamo ripiegati e chiusi in noi stessi, e creiamo tante isole inaccessibili e inospitali. Persino i rapporti umani più elementari a volte creano delle realtà incapaci di apertura reciproca: la coppia chiusa, la famiglia chiusa, il gruppo chiuso, la parrocchia chiusa, la patria chiusa... E questo non è di Dio! Questo è nostro, è il nostro peccato. Eppure all'origine della nostra vita cristiana, nel Battesimo, ci sono proprio quel gesto e quella parola di Gesù: Effatà! - Apriti!. E il miracolo si è compiuto: siamo stati guariti dalla sordità dell'egoismo e dal mutismo”. |
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MERCOLEDI’ Santissimo Nome di Maria |
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MARTEDI’ della ventitreesima settimana del Tempo Ordinario |
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LUNEDI’ della ventitreesima settimana del Tempo Ordinario OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali, N.N. €. 50; N.N., €. 50. |
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MATRIMONIO |
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APERTURA ANNO PASTORALE 2018/19 GITA AL SANTUARIO NAZIONALE DEGLI ALPINI (SAN MAURIZIO) |
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EDUCARE IL CUORE |
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Potremmo definire il Vangelo di oggi ‘il codice dell'educazione del cuore', dettato da Dio stesso e non solo per un retto comportamento, ma soprattutto per la piena realizzazione della dignità e della felicità dell'uomo. ‘Ascoltatemi tutti e comprendete bene! - dichiara Gesù - Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro.' E diceva ai suoi discepoli: ‘Dal di dentro, infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adulteri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo." (Mt. 7, 1-23) Se spulciamo i ricordi della nostra infanzia, troveremo un'infinità di sapienza della sana formazione del cuore, realizzata dai nostri genitori. Chi non ricorda le mille prediche al giorno delle nostre mamme, pronte a cogliere tutte le deviazioni dal bene che nella nostra immaturità eravamo pronti a compiere? La ‘legge del peccato' direbbe S. Paolo, il nostro egoismo, faceva continuamente capolino istintivamente, pronto a mettere radici. E pazientemente l'amore dei nostri genitori era pronto a strappare la gramigna che voleva attecchire. ‘Questo non si fa, non è bene, perché...' era la frase che ci rincorreva giorno dopo giorno. L'educazione non era solo nel dire ‘questo non si deve fare', ma era soprattutto nella ragione data, che prendeva il suo spunto sempre e solo nella Parola di Dio. ‘Ti voglio con un cuore buono, il resto non importa era la frase più ricorrente, unita a ‘Dio ti vede, anche se non ci sono io'. Una strada dura e difficile quella di una retta educazione del cuore secondo la Parola di Dio, ma che ha fatto i giganti della santità, uomini e donne sicuri punti di riferimento. Ma cosa intende Gesù per ‘cuore'? Con ‘cuore' la Parola della Bibbia indica il luogo delle decisioni e delle scelte che contano e che sono all'origine del bene e del male; esprime la coscienza e la responsabilità dell'uomo. Di fronte al problema che i farisei gli pongono riguardo ai suoi discepoli, che ‘prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate' senza attenersi alla tradizione, Gesù ci fa capire che nessuna legge esprime in Dio una forma oppressiva o riduttiva dell'uomo. Ogni legge deve avere come fine quello di creare un vero rapporto di amicizia con Dio: ‘Non vi chiamo più servi'. Gesù ci chiede esattamente di vivere il contrario del servilismo, che è un rispettare le leggi di Dio e degli uomini solo per paura o per accontentare l'occhio dell'uomo; di liberarci da ogni forma di ipocrisia, con cui siamo abituati a difenderci stupidamente, illudendoci che basti fermarci a ciò che appare e dimenticando che il nostro agire non ha alcun senso se non è ispirato dalla sapienza del cuore. La cronaca di ogni giorno ci dimostra di che cosa è ‘capace' l'uomo, che non sa educare il proprio cuore: arriva a nascondere dietro atteggiamenti apparentemente normali sentimenti che lo portano a vere mostruosità. Certi silenzi ‘educati' o certe ‘mezze frasi' diventano schiaffi sferzanti, indirizzati a fare il più grande male possibile. Certe giustizie esterne sono solo vere coperture di intollerabili ingiustizie. Certe condotte irreprensibilì altro non sono che raffinati modi di tenere nascoste coscienze che sono veri letamai. E tutto questo Gesù lo chiama ‘ipocrisia'! |
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MERCOLEDI’ Santa Teresa di Calcutta religiosa OFFERTE: N.N. offre, per opere parrocchiali, €. 20. |
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MARTEDI’ della ventiduesima settimana del Tempo Ordinario OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali, N.N. €. 100; N.N., €. 40. |
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LUNEDI’ San Gregorio Magno papa e dottore della Chiesa OFFERTE: Per funerale di Scarpat Alfiero, offrono, per opere parrocchiali, €. 140. |
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PRIMO VENERDI’ DEL MESE FESTA DELLA MADONNA AL SANTUARIO DEL MONTE CAMBIAMENTO ORARIO SANTA MESSA DOMENICA PROSSIMA BUDOIA - DARDAGO GITA AL SANTUARIO NAZIONALE DEGLI ALPINI (SAN MAURIZIO) A RECOVATO (BO) E ALLA CITTA’ DI MODENA |
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VOLETE ANDARVENE ANCHE VOI ? |
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Il Vangelo riporta la cronaca di un insuccesso di Gesù, e proprio nella sua terra, tra i suoi, non tra i farisei o i funzionari della vecchia religione. Succede a Cafarnao, teatro di tanti miracoli e insegnamenti: molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. E motivano l'abbandono: questa parola è dura. Chi può ascoltarla? Dura non perché indichi un'altra parete vertiginosa da scalare (sul tipo: amate i vostri nemici), ma perché ti chiama a pensare in grande, a volare alto, a capovolgere l'immagine di Dio: un Dio che si fa lieve come un'ala o una parola, piccolo come un pezzo di pane, che ama l'umiltà del pane, e il suo silenzio e il suo scomparire... Un Dio capovolto. La svolta del racconto avviene attorno alla domanda: forse volete andarvene anche voi? Gesù non suggerisce risposte, non impartisce ordini o lezioni: “ecco cosa devi oppure non devi fare”, ma ti porta a guardarti dentro, a cercare la verità del cuore: che cosa vuoi veramente? Qual è il desiderio che ti muove? Sono le domande del cuore, le sole che guariscono davvero. Appello alla libertà ultima di ogni discepolo: siete liberi, andate o restate; io non costringo nessuno; ora però è il momento di decidersi. Meravigliosa la risposta di Pietro, che contiene l'essenza gioiosa della mia fede: Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna. Attorno a te ricomincia la vita, tu tocchi il cuore e lo fai ripartire, con la delicatezza potente della tua parola. Che è povera cosa, un soffio, una vibrazione nell'aria, una goccia d'inchiostro, che puoi ascoltare o rifiutare, fare tua o relegare nel repertorio delle follie. Tu hai parole: qualcosa che non schiaccia e non si impone, ma si propone e ti lascia libero. Gesù è maestro di libertà. E se l'accogli spalanca sepolcri, accende il cuore, insegna respiri, apre strade e carezze e incendi. Mette in moto la vita. Parole che danno vita ad ogni parte di me. Danno vita al cuore, allargano, dilatano, purificano il cuore, ne sciolgono la durezza. Danno vita alla mente, perché la mente vive di verità altrimenti si ammala, vive di libertà altrimenti patisce. Danno vita allo spirito, perché custodiscono il nostro cromosoma divino. Danno più vita anche al corpo, agli occhi, alle mani, all'andare e al venire. Al dono e all'abbraccio. Parole di vita eterna, che è la vita dell'Eterno, che ora è qui a creare con noi cose che meritano di non morire. Volete andarvene anche voi? Io no, io non me ne vado, Signore. Io non ti lascio, io scelgo te. Come Pietro, pronuncio anch'io la mia dichiarazione di amore: io voglio te, voglio vivere, e tu solo hai parole che fanno viva, finalmente, la vita. |
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MERCOLEDI’ Martirio di San Giovanni Battista OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: Umberto Coassin, €. 40; classe 1938, €. 120. |
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MARTEDI’ Sant’ Agostino vescovo e dottore della Chiesa OFFERTE: N.N. offre, per opere parrocchiali, €. 30. |
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LUNEDI’ Santa Monica OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: coniugi Daneluz Giovanni e Cristina, €. 50; N.N., €. 50; N.N., €. 40. |
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ROSARIO E FUNERALE |
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ORARI SANTE MESSE DOMENICALI E FERIALI FINO AL 31 DICEMBRE 2018 Da sabato prossimo 1 settembre al 31 dicembre le Sante Messe domenicali subiranno la seguente programmazione: SABATO La S. Messa prefestiva sarà celebrata a Dardago alle ore 18 DOMENICA Le Sante Messe saranno celebrate: Le Sante Messe feriali: Dal 28 Ottobre le Ss. Messe delle ore 18 dal lunedì al venerdì saranno celebrate alle ore 17 |
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VIVERE PER CRISTO |
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Gli uomini sono fatti anche di “parole”, ognuno ha da dire la sua, portare le proprie ragioni, far conoscere i propri convincimenti: il problema è capire il perché di tanta asprezza. Quando il balletto è fatto solo di parole non si arriva da nessuna parte con il rischio di perdersi nei meandri delle motivazioni e dei reconditi motivi.
Oggi la parola è amplificata e diffusa con grande semplicità dai network con il rischio che sia diluita con facilità e perda rapidamente di significato. Basta prestare orecchio ad ogni campagna elettorale e confrontare il prima con il dopo. “Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare” ci abbiamo fatto l'abitudine!
Giovanni, però, fin dall'inizio del suo vangelo ci dice che “la Parola si è fatta carne” (1,14), è entrata nel tessuto della storia degli uomini, non è rimasta nell'empireo delle idee per diventare carne e sangue della umanità. La carne e il sangue sono immagine della debolezza e della fragilità umana (Cfr. 1,13); la Parola si è fatta debole e fragile come lo è l'uomo: è proprio l'umanità di Gesù calata nella storia che ci permette di vedere, ascoltare, toccare il mistero di Dio nella fragilità e debolezza della esperienza umana.
Per sette volte Gesù, in modi diversi, ripete la stessa cosa spiegandolo, in forma negativa, affermativa, dubitativa, rivelando cause e relazioni, comparando, confermando. Per sette volte ci chiede di mangiare: viene usato il verbo Trōgō che significa masticare, rappresenta nello sminuzzare con i denti il gesto che libera il gusto e nello stesso tempo il primo passo della digestione, della assimilazione. Gesù ci chiede di assimilare lui, la sua debolezza e la sua fragilità che si è offerta e fatta dono.
Non è un rito da compiere come quello della Eucaristia, ma "avere in voi la vita": non c'è automatismo nei gesti quanto esprimere il bisogno di comunione profonda con il Figlio, così come Lui vive per il Padre. Il senso della nostra fede, della nostra preghiera, dei sacramenti è proprio la comunione di amore, di desideri, di volontà col Gesù e con il Padre: se questo non è l'obiettivo ogni rito perde il suo senso. Nel libro del Levitico (17,14) si legge: "la vita di ogni essere vivente è il suo sangue, in quanto sua vita” per questo è ordinato di non cibarsi di sangue e le regole della cucina ebraica (e islamica) sono ferree e tassative. Alla discussione aspra dei Giudei Gesù aggiunge un nuovo elemento dirompente: il sangue, incomprensibile e scandaloso. Gesù offre la sua vita come dono; la sua carne e il suo sangue sono spesi e messi in gioco per la vita dell'uomo, per la vita degli altri; è l'amore totale di Dio senza mezze misure. La carne e il sangue che Gesù offre è il suo sacrificio per la vita del mondo, mangiare la sua carne e bere il suo sangue è entrare in questa ottica di sacrificio: "Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi" (Gv 13,15). Il mistero della Croce incombe sulla vita di Gesù e sulla vita dell'uomo. Gesù chiede di mangiare e bere, di assimilare la carne e il sangue, di far entrare in noi il mistero della Croce, dell'amore totale. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. |
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MERCOLEDI’ Beata Vergine Maria Regina OFFERTE: Famiglia Puppin offre, per opere parrocchiali, €. 40. |
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MARTEDI’ San Pio X Papa OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: Ponte Giannino, €. 40; famiglia Sambruna, €. 90. |
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LUNEDI’ San Bernardo Abate OFFERTE: N.N. offre, per opere parrocchiali, €. 50. |
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CONSIGLIO PARROCCHIALE PERGLI AFFARI ECONOMICI Mercoledì prossimo 22 agosto alle ore 20,45 in Canonica riunione del Consiglio per gli Affari Economici per discutere e deliberare:
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PULIZIE STRAORDINARIE CHIESA |
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Grazie! Nell’impossibilità di farlo personalmente desidero ringraziare tutti indistintamente:
e tutti coloro che, in qualsiasi modo, mi hanno manifestato la loro simpatia, l’affetto e la partecipazione alle celebrazioni che mi hanno visto coinvolto il 15 Agosto. Sono rimasto commosso da tanta manifestazione e chiedo, come il Papa Francesco: Non dimenticatevi di pregare per me. |
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IL PANE DISCESO DAL CIELO |
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Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Potenza del linguaggio di Gesù, il suo mistero e la sua storia espressi non con ragionamenti ma per immagini: pane, vivo, discesa, cielo. Quattro parole e quattro metafore, ciascuna generativa, in quanto ricca di movimento, di esperienza, di sapore e di orizzonti. Non spiegano il mistero, ma lo fanno vibrare nella tua vita, mistero gioioso da godere e da assaporare. Il pane di cui parlano non è quel pugno di acqua e di farina passata per la macina e il fuoco, contiene molto di più: è il simbolo di tutto ciò che è buono per te e ti mantiene in vita. I giudei si misero a mormorare contro Gesù. Ma come? Pretendi di essere il pane piovuto dal cielo? Ma sei venuto come tutti da tua madre e da tuo padre. Tu vuoi cambiarci la vita? E facendo quello che fa il pane con il nostro corpo, che si nasconde e scompare nell'intimo, e non fa rumore. No, il Dio onnipotente dovrebbe fare ben altro: miracoli potenti, definitivi, evidenti, solari. Ma Dio non fa spettacolo. In fondo è la stessa critica che mormoriamo anche noi: che pretese ha sulla mia vita quest'uomo di duemila anni fa? Lui pensa davvero di farci vivere meglio? Non mormorate tra voi.. Non sprecare parole a discutere di Dio, puoi fare di meglio: tuffati nel suo mistero. Pane che discende dal cielo. Nota: discende, per mille strade, in cento modi, come il pane nel corpo; discende verso di me, adesso, in questo momento, e continuamente. Io posso scegliere di non prenderlo come cibo, lo posso anche relegare nel repertorio delle fantasie, ma lui discende instancabilmente, mi avvolge di forze buone. Io sono immerso in lui e lui è immerso in me, e nutre la mia parte più bella. Non mormorate, mangiate. Il brano del Vangelo di oggi si articola attorno al verbo mangiare. Un gesto così semplice e quotidiano, eppure così vitale e potente, che Gesù l'ha scelto come simbolo dell'incontro con Dio; ha raccontato la frontiera avanzata del Regno dei cieli con le parabole del banchetto, della convivialità. Il Pane che discende dal cielo è l'autopresentazione di Dio come una questione vitale per l'uomo. Il pane che mangi ti fa vivere, e allora vivi di Dio e mangia la sua vita, sogna i suoi sogni, preferisci quelli che lui preferiva. Bocconi di cielo. Sorge una domanda: di cosa nutro anima e pensieri? Sto mangiando generosità, bellezza, profondità? Oppure mi nutro di egoismo, intolleranza, miopia dello spirito, insensatezza del vivere, paure? Se accogliamo pensieri degradati, questi ci fanno come loro. Se accogliamo pensieri di Vangelo e di bellezza, questi ci trasformeranno in custodi della bellezza e della tenerezza, il pane che salverà il mondo. |
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MARTEDI’ Vigilia dell’Assunzione della Beata Vergine Maria OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: in memoria di Panizzut Dina, €. 50; per uso Oratorio: famiglia Fioranzato, €. 40; famiglia Pilutti, €. 40. |
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MERCOLEDI’ Assunzione della Beata Vergine Maria OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: in memoria di Zambon Giancarlo, €. 30; per battesimo di Zambon Leonardo, €. 100; in memoria dei defunti Selva e Baruffi, €. 100; Busetti Primo, €. 500. |
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LUNEDI’ Beato Marco d’Aviano sacerdote OFFERTE: Per battesimo di Nan Nadine, offrono, per opere parrocchiali, €. 50. |
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PROGRAMMA SAGRA DELL’ASSUNTA E FESTA DEL DARDAGOSTO I programmi della sagra dell’Assunta e festa del Dardagosto si trovano sui manifesti e pubblicati nella rivista “Artugna” |
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FESTA DEL BEATO MARCO D’AVIANO CONFESSIONI CELEBRAZIONI PER LA SOLENNITA’ DELLA MADONNA ASSUNTA IN CIELO MARTEDI’ 14 a Budoia: ore 18 Santa Messa prefestiva MERCOLEDI’ 15 a Dardago: ore 10,30 S. Messa Solenne, presieduta |
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GESU’ DI NAZARETH: UN DIO MANGIATO |
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C'è un pane che alimenta soltanto il corpo. Noi lo cerchiamo con ansia; talvolta con bramosia. Senza quel pane non si può vivere. Si è pronti a barattarlo con la libertà. Israele pellegrino sui sentieri che portano alla Terra Promessa, verso regioni nelle quali “scorre latte e miele”, è straziato dalla nostalgia del pane abbondante e delle cipolle saporite d'Egitto. Il bisogno rischia sempre di prendere il sopravvento sull'essere. “Fossimo morti per mano del Signore nella terra d'Egitto, mentre mangiavamo a sazietà!”. Che strano desiderio: vorresti vivere e spasimi di morire! Perché non guardi il pane del Signore? Fiorisce ogni giorno. Tanto quanto basta. E' “il pane quotidiano”. Niente più di così. Ti basta il pane di oggi. Una razione che appaga la tua fame e alimenta, di volta in volta, la tua speranza. La “manna” del deserto: “Che cos'è?”. E' la risposta che viene dal cielo. E' la risposta immeritata, se la confrontiamo con la nostra poca fede. E' la riposta che smentisce le nostre ingordigie. Perché protesti davanti a Dio? Perché continui a non capire? Perché vanifichi, con le tue irrequietezze, la sua incessante benevolenza? Perché non sollevi lo sguardo fiducioso al cielo dal quale piove su di te la manna, pane dall'alto, pane dei forti, sovrabbondante e immeritato? Oggi siamo a Cafarnao. Non c'è Mosè. C'è tanta folla. C'è Gesù. Maestro attento e profondo, mette a nudo l'inguaribile fame che attanaglia il nostro gusto di cose materiali: il pane dei nostri forni che sazia il corpo. Questo ci basta. C'è un pane, dice Gesù, che rimane per la vita eterna e che Lui, il Figlio dell'uomo, ci dà. Pane che ha l'aroma della gratuità e della grazia. E' sfornato, ogni giorno, dal cuore di Dio e distribuito dalle mani amorose del suo Figlio. “Che cosa dobbiamo fare, Signore, per essere appagati con questo cibo? Quali opere piacciono a Dio perché entriamo nelle sue grazie?”. “L'impasto del pane nuovo di ogni giorno, è l'impasto della fede che vi dà la forza di venire a me e la beatitudine di fidarvi di me”. Noi abbiamo, incorreggibilmente, bisogno di segni. Non uno ma mille. Perché ad ogni segno troviamo infinite obiezioni, mai l'abbandono e la fiducia. Anche Mosè ha compiuto i segni. E il popolo non ha creduto. Oggi ci troviamo davanti all'inesprimibile, all'incredibile: il Padre ci dà il pane che viene dal cielo, quello vero. Il pane che dà la vita al mondo. “Signore, dacci sempre questo pane!”. “Signore, dammi sempre di quest'acqua che zampilla per la vita!”. Finalmente Gesù ci dona la rivelazione inattesa, sorprendente, fuori di ogni schema e di ogni programmazione. “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, MAI!”. Gesù è il Pane da mangiare, il pane spezzato, offerto, condiviso. Da quel Pane scaturisce la vita con tutte le sue infinite ricchezze di bene: l'amore, la fraternità, il perdono, la convivialità, la comunione, l'accoglienza. La vita del Signore si trasforma in vita per noi. Diventiamo una cosa sola con Lui e, per vocazione, una cosa sola con gli altri. Non dobbiamo cercare il pane nelle discariche dell'egoismo. Molto fino alla nausea per alcuni, qualche briciola caduta dalle mense opulente per i più. Basta andare da Gesù e la fame si estingue. Come avviene per la sete se crediamo in Lui. Ferisce il cuore implacabilmente l'avverbio tassativo che conclude il brano. Non avremo più fame, non ci brucerà più la sete. MAI! |
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MERCOLEDI’ San Domenico da Guzman sacerdote OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: N.N., €. 20; famiglia Vago, €. 40; per funerale di Tommasi Primo, €. 115. |
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MARTEDI’ San Gaetano da Thiene sacerdote |
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LUNEDI’ Trasfigurazione di Nostro Signor Gesù Cristo OFFERTE: Per funerale di Cauz Renza, offrono, per opere parrocchiali, €. 200. |
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PROGRAMMA SAGRA DELL’ASSUNTA E FESTA DEL DARDAGOSTO VENERDI’ PROSSIMO 10 AGOSTO alle ore 21, nella Chiesa della Pieve di S. Maria Maggiore si tiene uno spettacolo musicale dal titolo: “Una madre, una storia… 30 anni dopo” presentato dal Collis Chorus, dall’Insieme vocale elastico e dal coro parrocchiale. In questi giorni è aperto il chiosco presso le ex scuole elementari del paese e la Pesca di beneficenza in Canonica in favore delle opere parrocchiali |
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FESTA DELL’EMIGRANTE Domenica prossima 12 agosto, la S. Messa delle ore 18 verrà celebrata nella Chiesa sul Colle per la festa dell’Emigrante. Segue rinfresco. |
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PERDONO DI ASSISI |
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RACCOGLIETE I PEZZI AVANZATI |
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Lo stesso fatto è raccontato da tutti gli evangelisti in modo quasi simile. Giovanni di distanzia dagli altri per il luogo che non appare desertico, per il tempo: Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei, per la spontanea decisione del Signore [nei sinottici si parla di “compassione”, di “ora tarda”, dei discepoli che intervengono] mentre ancora la folla stava arrivando. Gesù percepisce la fame di quella gente e provoca Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Si potrebbe anche immaginare che Gesù più che percepire la fame, la stimola, la suscita, la promuove. Tenendo conto che il vangelo di Giovanni non parla mai di miracoli ma di “segni” invitandoci a scrutare i fatti per coglierne il senso, c'è da domandarci di quale fame si tratti se di pane o di umanità. Guardando al mondo di oggi si potrebbe affermare che dove c'è abbondanza di pane scarseggia l'umanità, al contrario la povertà di mezzi evidenzia la ricchezza di valori umani. Ma forse è sempre stato così. Il benessere è geloso di se stesso, ha paura di perdersi e si accumula proprio come le cellule dell'organismo che accumulano grasso inutile quando è nella abbondanza per il rischio di trovarsi senza l'abbondanza a cui è abituato. Sarebbe interessante studiare le motivazioni che hanno indotto a riconoscere questo episodio come “moltiplicazione dei pani” perché sia in Giovanni che nei Sinottici, nei sei racconti paralleli, non si usa mai questo termine che invece è entrato nel linguaggio e nella logica comune. Come capita spesso l'attenzione si concentra più sull'oggetto, il pane, che sul gesto di condivisione; anche nella liturgia facciamo più attenzione al pane diventato Corpo di Cristo che al gesto di spezzarlo che identificava l'Eucaristia nelle prime comunità cristiane. L'Eucaristia deve divenire “spezzare il pane” a tutti i livelli, altrimenti il suo significato non si compie. Deve divenire diaconìa, servizio e dono nella vita quotidiana (Benedetto XVI, 06.03.2012). Il miracolo non è nella "moltiplicazione" ma nella "distribuzione", nel passare di mano in mano, nel diventare ogni volta dono ricevuto ed offerto. Quel pane e quei pesci non sono più “il mio pane” o “il pane per me” per diventare il "pane nostro" quotidiano che ogni giorno chiediamo nella preghiera. Chi mangia il proprio pane si sazia e poi torna ad avere fame ed ha bisogno di accumulare per non restare senza, chi condivide diventa ricco del dono offerto e ricevuto. Dobbiamo leggere in questo particolare fatto al termine del racconto come preoccupazione di non disperdere il pane avanzato - un po' come facciamo anche in famiglia in cui possiamo sprecare di tutto ma il pane ha un suo sacrale rispetto? Oppure dobbiamo leggere in quel nulla vada perduto, lo spessore e la memoria di quel gesto di condivisione? Oppure dobbiamo ancora penetrare più in profondità questo segno? Sembra quasi che vi sia più preoccupazione per quei pezzi avanzati che per i pani interi, non importa quanto sia grande il pezzo, come sia ridotto, ogni frammento è prezioso perché è nel desiderio di Dio “che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato" . Il cuore di Dio è proprio nei frammenti di esistenza, nelle esistenze frantumate, rifiutate e abbandonate dagli uomini. |
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MERCOLEDI’ Sant’ Alfonso Maria de’ Liguori vescovo e dottore |
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GIOVEDI’ Santa Maria degli Angeli |
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LUNEDI’ della diciassettesima settimana del Tempo Ordinario OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: N.N., €. 20; N.N., €. 20. |
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BATTESIMO |
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BATTESIMO |
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MESSE SOSPESE |
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ANDARE O VENIRE ? |
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Tempo di vacanze. Anche il Vangelo ci parla di riposo in un luogo deserto. “Gesù disse ai suoi discepoli: Venite in un luogo deserto e riposatevi un po'”. E contrariamente a ciò che si fa normalmente e al verbo che si usa per fare le ferie, cioè “andare” (si va ai monti, si va al mare), Gesù qui dice ai suoi apostoli “venite”. Ecco la differenza: se volete veramente riposarvi non dovete andare di qua o di là, ma, dice Gesù: “Venite a me e troverete riposo e ristoro per le vostre anime”. E anche i nostri corpi ne trarranno beneficio, perché a forza di andare di qua e di là alla fine delle vacanze si è più stanchi di prima perché le ferie rischiano di trasformarsi presto in furie.... L'altra indicazione che ci dà il Vangelo per riposarci di più è di imparare ad andare a piedi; cioè non appoggiamoci sui grandi apparati, ma sull'essenziale, un bastone è sufficiente per andare a piedi. E faremo più strada con un bastone e camminando a piedi che con mezzi motorizzati, potenti e super-veloci. “Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le parti cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero”. Vedete che a piedi si va più veloci che in barca (e che a cavallo: san Paolo incominciò a percorrere le strade del mondo solo dopo che fu sbalzato da cavallo...) e così quando Gesù e compagnia arrivarono, altro che luogo solitario, era strapieno di gente e Gesù si commosse perché “erano come pecore senza pastore e si mise ad insegnare loro molto cose”. Ecco che il Maestro, dopo aver ascoltato i suoi discepoli (e aver sperato - invano- di trovare un luogo solitario) si rimette a fare il Maestro e ad insegnare alle folle. Preso da compassione! Ecco il tratto più ricorrente e finalizzante degli atteggiamenti di Gesù: la compassione! Preso da compassione, guariva gli ammalati, moltiplicava i pani e i pesci, cacciava gli spiriti immondi. E noi, discepoli moderni dell'unico Maestro, ci lasciamo ancora prendere da compassione? Per arrivare a tanto dobbiamo anche imparare a contare. Qual è la cifra più difficile da raggiungere, non in termini matematici ma in termini di essere? E' lo zero. Se riusciremo a scendere fino allo zero, cioè accettare i nostri limiti e le nostre incapacità e consegnarle al Signore, Lui sarà il numero uno che si metterà davanti a tutti quegli zeri e darà un valore straordinario a tutti i nostri zeri: Cioè, se contiamo su di Lui, riusciremo in tutte quelle imprese nelle quali abbiamo sempre fallito contando unicamente sulle nostre forze. “Senza di me non potete fare nulla”. Alzi la mano chi non ha fatto questa esperienza una volta o l'altra nella vita. Nel brano di vangelo odierno vediamo che gli apostoli non devono appoggiarsi sul loro operato e sul bene fatto, ma devono risalire al donatore di ogni grazia: “Venite in disparte con me”. Cioè ristabilite la comunione con me e ricentrate il vostro obiettivo sull'unico necessario perché il vostro operato sia efficace. Non ricercate il consenso umano, che oggi c'è e domani chissà: all'osanna può sempre seguire un “crucifige”. Dio solo non delude mai! |
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MERCOLEDI’ San Giacomo Apostolo OFFERTE: Vettor Maddalena offre, per opere parrocchiali, €. 40. |
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MARTEDI’ della sedicesima settimana del Tempo Ordinario OFFERTE: Per funerale di Zambon Anita offrono, €. 70. |
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LUNEDI’ Santa Brigida religiosa, compatrona d’Europa OFFERTE: Gli amici di Cauz Renza offrono, in sua memoria, per opere parrocchiali, €. 320. |
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SEDUTA CONSIGLIO PARROCCHIALE PER GLI AFFARI ECONOMICI Mercoledì prossimo 25 Luglio alle ore 20,45 in Oratorio Parrocchiale si riunisce il Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici con all’o.d.g.:
Venerdì prossimo 27 luglio sera presso l’Oratorio Parrocchiale si conclude il Punto verde estivo con una festa organizzata dai ragazzi per ringraziare e presentare le attività svolte in questo periodo. Un ringraziamento di cuore a tutti coloro che si sono impegnati per il buon risultato dell’iniziativa. |
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I SANTI DELLA SETTIMANA Lunedì 23 è la festa di Santa Brigida di Svezia. Sposata in giovane età ebbe otto figli che educo con cura esemplare. Rimasta vedova si diede ad una vita intensamente religiosa e fondò a Roma l’Ordine religiso che da lei prese nome (le Brigidine) Fu donna mistica e di grande carità. E’ compatrona d’Europa. |
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LA FORZA DELLA CHIESA E’ LA FEDE NON I SUOI MEZZI |
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Prese a mandarli a due a due. Ogni volta che Dio ti chiama, ti mette in viaggio. Viene ad alzarti dalla tua vita installata, accende obiettivi nuovi, apre sentieri. A due a due e non ad uno ad uno. Il primo annuncio che i Dodici portano è senza parole, è l'andare insieme, l'uno al fianco dell'altro, unendo le forze. Ordinò loro di non prendere nient'altro che un bastone. Solo un bastone a sorreggere il passo e un amico a sorreggere il cuore. Un bastone per appoggiarvi la stanchezza, un amico per appoggiarvi il bisogno di comunione. Né pane, né sacca, né denaro nella cintura; e ordinò di non portare due tuniche. Partono senza nulla di superfluo, anzi senza neppure il necessario. Decisivi non sono i mezzi, decisive non solo le cose, ma la fede che «solo l'amore crea» (san Massimiliano Kolbe). Come se Gesù dicesse ai suoi: Voi vivrete di fiducia: fiducia in Dio, che non farà mancare nulla, e fiducia negli uomini, che apriranno le loro case. «Bagaglio leggero impone il viaggio e cuore fiducioso. Domani non so se qualcuno aprirà la porta ma confido nel tesoro d'amore disseminato per strade e città, mani e sorrisi che aprono case e ristorano cuori...» (M. Marcolini). Gesù ci vuole tutti nomadi d'amore: gente che non confida nel conto in banca o nel mattone ma nel tesoro disseminato in tutti i paesi e città: mani e sorrisi che aprono porte e ristorano cuori. La leggerezza del nomade è la sua ricchezza, lo porta verso gli altri e gli permette di riceverne i doni, di essere accolto come ospite. Mi provoca, mi mette con le spalle al muro la povertà di mezzi degli inviati. Vanno bene i pescatori del lago di Galilea, va bene anche un bovaro come il profeta Amos. E nessuno di noi ha meno di loro. Nessuno può dire io sono troppo piccolo per poter diventare testimone del Vangelo, troppo povero, non ho mezzi o cultura. E allora vado bene anch'io, perché il discepolo annuncia con la sua vita: il mio segreto non è in me, è oltre me, oltre le cose. La forza della Chiesa, oggi come allora, non sta nei numeri o nelle risorse o nei mass media, ma risiede nel cuore del discepolo: «L'annunciatore deve essere infinitamente piccolo, solo così l'annuncio sarà infinitamente grande» (G. Vannucci). Sorprende che Gesù insista più sulle modalità dell'annuncio, che non sui contenuti di esso. E proclamarono che la gente si convertisse, ungevano con olio molti infermi e li guarivano. La conversione: vedere il mondo in altra luce, salpare verso cieli nuovi e terre nuove, una nuova architettura del mondo e di rapporti umani. Che è già iniziata. Le loro mani sui malati annunciano appunto che Dio è già qui. È vicino a te con amore. È qui e guarisce la vita. |
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MERCOLEDI’ della quindicesima settimana del Tempo Ordinario |
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MARTEDI’ della quindicesima settimana del Tempo Ordinario |
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LUNEDI’ Beata Vergine Maria del Carmelo OFFERTE: N.N. offre, per opere parrocchiali, in memoria di Cauz Renza, €. 50. |
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DEVOZIONE ALLA MADONNA DEL CARMELO Lunedì 16 è la memoria della Madonna del Carmelo. Una festa popolare cara al cuore dei devoti credenti. Don Italico Gerometta invita al Giubileo del Perdono Periodo giubilare a Clauzetto in luglio e agosto |
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LO SCANDALO DI VEDERE DIO COME UNO DI NOI |
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Dopo le autorità che vogliono uccidere Gesù, ora sono i concittadini e i suoi parenti a rifiutarlo. Il dubbio ha contagiato persino i credenti in Lui. Il mistero di Gesù è scandalo e follia per ogni uomo che, fuori dalla fede, è cieco. Senza la fede Gesù non compie i segni, i miracoli, meravigliandosi egli stesso di tanta sfiducia nei suoi confronti. |
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9,30 DEFF. COLELLA ROSINA E ALBERTO |
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MARTEDI’ della quattordicesima settimana del Tempo Ordinario OFFERTE: Zambon Daniela Petol offre, per opere parrocchiali, €. 90. |
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LUNEDI’ Ss. Agostino Zhao Rong sacerdote e compagni martiri OFFERTE: Fort Lucia offre, per opere parrocchiali, €. 40. |
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Don Italico Gerometta invita al Giubileo del Perdono CELEBRAZIONI SETTIMANALI Lunedì 9 è la memoria di un gruppo di santi cinesi: il sacerdote Agostino Zhao Rong che nacque nel 1746 e affascinato dalla perseveranzadei santi martiri cinesi, abbandonò il servizio militare all’imperatore e divenne sacerdote. Morì egli stesso martire nel 1815 a causa della testimonianza e della predicazione del Vangelo. Insieme con lui vengono ricordati una schiera di vescovi, sacerdoti, religiosi ma anche laici uomini, donne, ragazzi e bambini che hanno dato la loro vita per Cristo in Cina in vari luoghi ed epoche. Siano il seme di un forte e rinnovato cristianesimo in quella terra. |
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LA MORTE DI UNA BAMBINA E LE UNICHE PAROLE CHE SALVANO |
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La casa di Giairo è una nave squassata dalla tempesta: la figlia, solo una bambina, dodici anni appena, è morta. E c'era gente che piangeva e gridava. Di fronte alla morte Gesù è coinvolto e si commuove, ma poi gioca al rialzo, rilancia, e dice a Giairo: tu continua ad aver fede. E alla gente: la bambina non è morta, ma dorme. E lo deridevano. Allora Gesù cacciò tutti fuori di casa. Costoro resteranno fuori, con i loro flauti inutili, fuori dal miracolo, con tutto il loro realismo. La morte è evidente, ma l'evidenza della morte è una illusione, perché Dio inonda di vita anche le strade della morte. Prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui. Gesù non ordina le cose da fare, prende con sé; crea comunità e vicinanza. Prende il padre e la madre, i due che amano di più, ricompone il cerchio degli affetti attorno alla bambina, perché ciò che vince la morte non è la vita, è l'amore. E mentre si avvia a un corpo a corpo con la morte, è come se dicesse: entriamo insieme nel mistero, in silenzio, cuore a cuore: prende con sé i tre discepoli preferiti, li porta a lezione di vita, alla scuola dei drammi dell'esistenza, vuole che si addossino, anche per un'ora soltanto, il dolore di una famiglia, perché così acquisteranno quella sapienza del vivere che viene dalla ferite vere, la sapienza sulla vita e sulla morte, sull'amore e sul dolore che non avrebbero mai potuto apprendere dai libri: c'è molta più “Presenza”, molto più “cielo” presso un corpo o un'anima nel dolore che presso tutte le teorie dei teologi Ed entrò dove era la bambina. Una stanzetta interna, un lettino, una sedia, un lume, sette persone in tutto, e il dolore che prende alla gola. Il luogo dove Gesù entra non è solo la stanza interna della casa di Giairo, è la stanza più intima del mondo, la più oscura, quella senza luce: l'esperienza della morte, attraverso la quale devono passare tutti i figli di Dio. Gesù entrerà nella morte perché là va ogni suo amato. Lo farà per essere con noi e come noi, perché noi possiamo essere con lui e come lui. Non spiega il male, entra in esso, lo invade con la sua presenza, dice: Io ci sono. Talità kum. Bambina alzati. E ci alzerà tutti, tenendoci per mano, trascinandoci in alto, ripetendo i due verbi con cui i Vangeli raccontano la risurrezione di Gesù: alzarsi e svegliarsi. I verbi di ogni nostro mattino, della nostra piccola risurrezione quotidiana. E subito la bambina si alzò e camminava, restituita all'abbraccio dei suoi, a una vita verticale e incamminata. Su ogni creatura, su ogni fiore, su ogni bambino, ad ogni caduta, scende ancora la benedizione di quelle antiche parole: Talità kum, giovane vita, dico a te, alzati, rivivi, risorgi, riprendi il cammino, torna a dare e a ricevere amore. |
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MERCOLEDI’ Sant’ Elisabetta del Portogallo |
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MARTEDI’ San Tommaso apostolo OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: N.N., €. 25; Associazione Brigata Osoppo, €. 50. |
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LUNEDI’ della tredicesima settimana del Tempo Ordinario OFFERTE: Famiglia Zaccaria offre, per opere parrocchiali, €. 30. |
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ROSARIO E FUNERALE |
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PRIMO VENERDI’ DEL MESE |
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CHE SARA’ MAI QUESTO BAMBINO |
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Giovanni il Battista è opera tutta di Dio. Per sua onnipotenza è venuto al mondo da madre sterile e avanzata negli anni. Per sua volontà è stato colmato di Spirito Santo mentre ancora era nel grembo della Madre. Da quel giorno lo Spirito Santo lo ha avvolto di sé e lo ha preparato per la missione. Spianare la via al Signore che viene, che è già in mezzo agli uomini, è ministero che occorre che venga svolto con fermezza, determinazione, fortezza, sapienza, intelligenza. Sono, queste, doti di un cuore che solo lo Spirito può creare in un uomo. Se lo Spirito non crea, l'uomo, chiunque esso sia, rimane creta impura e per lui nessuna missione di salvezza potrà mai essere compiuta. Giovanni dallo Spirito Santo è stato reso creta purissima, il Padre la può lavorare e fare con essa uno strumento secondo il suo volere. La gente sente quando Dio scende nella storia per dare una direzione nuova. Essa percepisce che in questo bambino vi è qualcosa di straordinariamente grande. Lo attesta il mondo, la modalità della sua nascita. Viene al mondo da una donna sterile e per di più avanzata negli anni. Per la sua poca o scarsa fede nelle parole dell'Angelo, Zaccaria rimane muto per nove mesi. Si compie ogni parola detta dal messaggero del Signore, scrive il nome Giovanni sulla tavoletta e la sua lingua si scioglie in un canto di benedizione al Signore, al Dio d'Israele, perché il Messia è già in mezzo al suo popolo. Questo bambino è purissima grazia del loro Dio. Quale grande cosa il Signore vorrà compiere per suo mezzo? Cosa ne sarà domani di lui, se oggi tutti i segni attestano una sua straordinaria grandezza e una benevolenza divina unica? Come se questo non bastasse, il Signore prende questo bambino e lo conduce nel deserto. Non vuole che sia contaminato dai pensieri degli uomini. Lui dovrà abituarsi ad ascoltare solo la sua voce, perché domani dovrà riferire solo la sua Parola. Nessuna parola di uomo dovrà essere sulle sue labbra. Lui dovrà essere sua purissima voce. Non potrà essere del suo Dio, se non ascolta la sua Parola. Lui ascolta la Parola in questi lunghi anni di silenzio e alla Parola presterà solo il suo fiato, nient'altro. Il suo fiato sarà come le ali per un'aquila. La Parola con lui potrà volare per posarsi su ogni cuore, sempre che il cuore la voglia e l'accolga come essa veramente è: Parola di Dio. È oltremodo grande il mistero che Giovanni porta scritto nel suo cuore. Lui è chiamato per essere tutto del suo Signore: nel corpo, nello spirito, nell'anima. Giovanni è per noi di grande ammaestramento. Egli insegna al mondo intero che mai si potrà essere strumento del Signore, soffio e fiato, ali della sua Parola, se ci lasciamo governare dalla carne. Questo può avvenire solo se ci lasciamo afferrare dallo Spirito, andare con Lui nel suo deserto, per imparare ad ascoltare la sua Parola. Il deserto deve essere la nostra vera casa. Se invece siamo nella casa del mondo, ascolteremo le parole del mondo e queste riferiremo. Penseremo come il mondo e come esso parleremo. Lo Spirito prende Giovanni e prepara cuore e bocca. Il cuore perché possa contenere in esso tutta la Parola. La bocca perché la possa proferire tutta. |
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MERCOLEDI’ San Cirillo d’Antiochia vescovo e dottore della OFFERTE: Per funerale di Carlon Marianna, offrono, per opere parrocchiali, €. 110. |
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MARTEDI’ della dodicesima settimana del tempo Ordinario |
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LUNEDI’ della dodicesima settimana del Tempo Ordinario |
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FESTA A SAN TOME’ In questa settimana quattro le celebrazioni importanti a livello di Chiesa universale. Mercoledì 27 ricorre la memoria di San Cirillo d’Alessandria. dove Nacque nel 370 e condusse vita monastica. Ordinato sacerdote seguì lo zio vescovo di Alessandria (d’Egitto) e gli succedette nella cattedra nel 412. Combattè strenuamente contro la dottrina di Nestorio ed ebbe una parte di primo piano nel Concilio di Efeso. Scrisse molto e con grande erudizione per spiegare e difendere la fede cattolica soprattutto riguardo a Maria come madre di Dio. Morì nel 444. Venerdì prossimo 29 ricorre la Solennità dei Santi Pietro e Paolo apostoli. Sono i massimi apostoli della chiesa. Simone il pescatore di Galilea che da Gesù fu chiamato Pietro come roccia salda sul quale doveva fondarsi la chiesa, il primo papa. Uomo generoso ma testardo e timoroso. Fu da Gesù aiutato a maturare così da dare la sua vita per il Vangelo. Paolo, anch’egli cambiò nome in Paolo. Era un fariseo, persecutore dei cristiani, si convertì a Cristo, sulla via di Damasco, sbalzato da cavallo e accecato dal fulgore di Gesù. Recuperò la vista, fu battezzato e si diede totalmente alla sequela di Cristo predicando, fondando comunità cristiane, scrivendo lettere per confermare nella fede pastori e fedeli. Ambedue questi apostoli giunsero a Roma per convertire i pagani alla fede. Ambedue furono martirizzati: Pietro crocifisso sul Colle Vaticano, dove oggi sorge la basilica a lui intitolata e Paolo decapitato fuori le mura della città ove oggi sorge la basilica di San Paolo alle tre Fontane. Essi sono le colonne ed il fondamento della Chiesa e della nostra fede. |
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QUANDO SAREMO PICCOLI |
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Il capitolo quarto di Marco è il capitolo delle parabole agricole: semi e granelli, ma anche la prima lettura tratta dal libro del profeta Ezechiele, è ambientata in campagna e i personaggi principali di questa domenica sono dunque ramoscelli, alberi e granelli. Nella prima lettura il Signore non ammaestra solo gli uomini, ma soprattutto gli alberi “un ramoscello prenderò dalla cima del cedro e lo pianterò sopra un monte alto, così tutti gli alberi della foresta sapranno che io sono il Signore che umilio l'albero alto e innalzo quello basso”. Mi viene dunque spontaneo rivolgere questo augurio agli alberi: rallegratevi voi tutti alberi della foresta, perché saprete cose che a noi uomini non è dato sapere. Ed esultate arbusti e cespugli perché il Signore vi innalzerà perché Lui quello che dice lo fa! Solo, non tentate di innalzarvi da soli. Insegnateci a non volerci innalzare se no rischiamo di seccare, oltre che crollare. E rischiamo di ignorare chi sia il Signore. Insegnateci a rimanere con le radici raso terra, proprio come voi, e sperimenteremo la forza dell'umiltà. Il Vangelo ci parla del più piccolo seme che esista, quello di senape, che una volta gettato in terra germoglia e cresce, ma come questo accada non lo sa neppure lui. Di punto in bianco si ritrova fuori dalla terra senza sapere chi mai l'abbia spinto fuori. Ecco come lavora la grazia e come avanza il regno di Dio: invisibilmente e silenziosamente. Ecco la forza dell'umiltà che fa spuntare un fiore da un seme caduto magari sulla dura roccia. La lezione che ci viene da queste letture è: credere ciecamente nella forza di un altro, in questo caso il seme. Perché l'agricoltore si limita a seminare e poi passa il tempo a sperare che il seme lavori per conto suo e faccia spuntare la pianticella e questa cresca sempre per conto suo. Non serve, anzi sarebbe sommamente dannoso, andare a tirarla per le foglioline per farla crescere. Quindi tra la semina e il raccolto, cioè la maggior parte del tempo, l'agricoltore non fa più niente se non sperare e credere nel seme. Dorma o vegli, il seme fa benissimo a meno di lui. Quante volte anche noi dobbiamo solo credere e sperare nell'azione di un altro, cioè del Signore, e attendere per vedere, magari dopo anni e anni, i frutti della semina. Anche nella vostra vita spirituale, quando vorremmo vedere grandi salti in avanti, dobbiamo invece accontentarci di piccoli passi. Dobbiamo aspettare anche noi che la vitalità del seme abbia i suoi tempi per maturare. L'altra parabola è quella del granello di senape il più piccolo di tutti i semi che può produrre un albero alto anche quattro metri, che poi diventa il condominio degli uccelli del cielo che vanno a farci il nido. Anche questo esempio vuole dirci che nelle vie del Signore siamo un po' come delle piramidi rovesciate: si comincia dal più piccolo di tutti i semi e poi bisogna continuare a crescere in piccolezza. Dobbiamo aspirare non a diventare grandi ma a diventare piccoli. Ah quando saremo piccoli allora sì che saremo grandi! Poi è assolutamente indispensabile diventarlo per entrare nel Regno perché Gesù ci dice che la porta è stretta e quindi se siamo troppo grandi non passiamo dalla porta. Dobbiamo far dimagrire il nostro io per far sempre più posto a Dio. |
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MERCOLEDI’ della undicesima settimana del Tempo Ordinario OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: N.N., €. 10; N.N., €. 20; per Oratorio: classi 3A e 3B, €. 40; Scuola Infanzia, €. 40; fam. Fasan e De Franceschi, €. 50. |
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MARTEDI’ San Romualdo abate OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: N.N., €. 60; N.N., €. 10; per funerale di Zambon Bruno Pinal, €. 80. |
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LUNEDI’ della undicesima settimana del Tempo Ordinario |
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BATTESIMI |
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PUNTO VERDE ESTIVO |
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COME CI PONIAMO DI FRONTE A GESU’? |
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Siamo di fronte a un brano davvero singolare del Santo Vangelo: Gesù viene accusato di essere posseduto da Beelzebul e di scacciare i demoni per virtù del loro capo. È da ricordare che il Salvatore era tornato tra i suoi e proprio questi dicono di Lui “è fuori di sé!”. Malgrado abbia fatto miracoli, è accusato di essere un indemoniato e un pazzo. È stato e sarà sempre così: su Cristo si dicono solo menzogne per accusarlo. Eppure, con estrema calma, cerca di rettificare il falso modo di ragionare dei presenti: “Come può Satana scacciare Satana?”. Il suo regno sarebbe distrutto dato che ogni regno non può sussistere se c'è discordia in esso. C'è una malizia in chi gli sta intorno tipica di chi ha occhi e non vuol vedere al punto da paragonare le malefatte del demonio con le opere miracolose di Gesù. Avere gli occhi e non vedere è peccare contro le evidenze rivelate dallo Spirito Santo al punto che il Salvatore pronuncia quella sentenza che a molti dovette apparire oscura, come del resto anche oggi, anche se rivelava tutta la forza della sua persona e della sua missione: “In verità vi dico: ai figli degli uomini saranno perdonati tutti i peccati e tutte le bestemmie che avranno detto; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non avrà perdono in eterno”. È il peccato contro la verità e il suo rifiuto cosciente e consapevole, rifiuto della misericordia di Dio. La folla che gli stava intorno cresceva e questo dava fastidio a scribi e farisei. Gli dissero, forse per distoglierlo, “ecco tua madre e i tuoi fratelli sono fuori e ti cercano”. Gesù, come tante volte, più che rispondere, rovescia la domanda: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Si sarà sicuramente creato un imbarazzante silenzio dato che, come sempre alle sue domande, nessuno osa dare risposte e contraddire. Il Signore dovette guardarli ripetutamente prima di rispondere al loro posto: “Chiunque, infatti, fa la volontà di Dio, questi mi è fratello e sorella e madre”. Un nuovo criterio di familiarità e di fraternità si impone nella storia dell'umanità, vincolo nuovo per tutti i credenti. Paolo ci spiega cosa determinerà questo nuovo vincolo con Cristo risorto. Ci dà forza nella fragilità e nella sofferenza per “rendere più abbondante il ringraziamento a gloria di Dio”. Nell'attesa di questa gloria noi dobbiamo vivere e per questa gloria saremo resuscitati proprio come il Cristo. Ciò avverrà in quanto noi sappiamo “che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci farà comparire davanti a lui insieme con voi”. È questa la fonte del nostro coraggio interiore che “si rinnova di giorno in giorno”. Da questa convinzione traiamo la forza per affrontare la tribolazione quotidiana ben sapendo che essa è “momentanea e di lieve peso, procura a noi, assolutamente al di sopra di ogni misura, un peso di gloria eterna”. Per far questo dobbiamo mirare alla gloria futura e alle realtà invisibili che restano, dato che “le cose visibili sono effimere, le invisibili, invece, sono eterne”. |
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LUNEDI’ San Barnaba apostolo OFFERTE: Famiglie bambini Prima Comunione offrono, per opere parrocchiali, €. 385. |
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MARTEDI’ della decima settimana del Tempo Ordinario |
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LUNEDI’ San Barnaba apostolo |
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ROSARIO E FUNERALE |
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SEDUTA CONSIGLIO PARROCCHIALE PER GLI AFFARI ECONOMICI |
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In questa settimana due le celebrazioni importanti a livello di Chiesa universale. Lunedì 11 ricorre la memoria di San Barnaba apostolo. Nato a Cipro fu uno dei primi cristiani, si unì all’apostolo Paolo e lo accompagnò nei suoi viaggi missionari condividendo con lui gioie, sofferenze e persecuzioni. All’inizio della sua conversione, vendette i suoi beni e ne dette il ricavato ponendolo ai piedi degli apostoli e fu chiamato apostolo anche se non era del gruppo dei dodici. Concluse la sua vita col martirio nell’isola di Cipro. |
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CHE TRISTEZZA! LO SPIRITO PERO’ CI SOSTIENE |
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Oggi è la solennità del Corpus Domini. Celebriamo anche la S. Messa di Prima Comunione di quattordici bambini delle nostre tre parrocchie. Dovrebbe essere una festa di grande gioia. Festeggiare l’Eucarestia, portare Gesù nelle nostre strade, far entrare Gesù nel cuore di bambini. E’ il massimo! Eppure il cuore del Pastore è avvolto dalla tristezza. Sono ormai 8 anni che celebro qui le prime Comunioni. Con una media di una decina di bimbi per anno, dovrebbero essere un’ottantina i ragazzi che partecipano alla S. Messa domenicale con una cento sessantina dei loro genitori. Eppure le nostre assemblee domenicali sono pressoché vuote. Diverse persone anziane, qualche sporadico giovane, qualche adulto, uno o, al massimo due chierichetti, tantissimi banchi vuoti. Abbiamo le nostre Chiese parrocchiali splendide per bellezza d’arte, ampie e comode, accoglienti, ben tenute ma pochissimi ne usufruiscono. Battesimi, prime Comunioni, Cresime e poi? Non ci si sposa più! I funerali tengono ancora: fino a quando? Le Messe, anche per le persone che potrebbero partecipare, sono solo quelle festive, alle messe feriali quattro o cinque persone talvolta mi trovo da solo a celebrare o con una persona. La Messa che è l’atto di culto più importante della vita cristiana non è sentita per niente. Abbiamo concluso il mese di maggio: al rosario dei capitelli, in un’ora accessibile a tutti in questa stagione, un piccolo nucleo di persone attempate. Tante attività, molti divertimenti, sport di tutti i generi. E poi l’erba da sfalciare, la legna da pestare e sistemare, i giardini e gli orti. La Santa Messa di tre quarti d’ora diventa un’insopportabile perdita di tempo di fronte a queste attività così importanti. E allora quegli appuntamenti della vita che richiedono un sacramento sono un segno sensibile ed efficace della nostra fede o solo uno dei tanti momenti per fare una festa di famiglia che non ha nessuna conseguenza. Il Vescovo ha riunito i preti per forania per fare una mappatura delle parrocchie entro Pasqua dell’anno prossimo. Nei prossimi anni sarà ridotta di molto la presenza dei preti nelle parrocchie portando, normalmente, il servizio presbiterale a livello di un prete ogni 5000 abitanti nelle zone di pianura mentre sulla montagna un prete per un numero imprecisato di parrocchie. Questo comporterà sicuramente l’impegno per coloro che desidereranno ancora ritenersi appartenenti alla comunità di fede di collaborare come protagonisti dei vari settori della vita parrocchiale, lasciando al presbitero la celebrazione dei sacramenti e la formazione degli adulti responsabili delle varie attività parrocchiali. Questo comporterà anche l’abbandono di attività parrocchiali che non interessano più la comunità e di cercare nuovi metodi di presentare il cristianesimo. Tutto questo non deve portarci allo sterile mormorio che non cambia le situazioni ma la fiducia nello Spirito che trova sempre nuove strade per guidare la Chiesa in ogni tempo della storia. |
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MERCOLEDI’ Beato Bertrando patriarca d’Aquileia OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: per battesimo di Manieri Leonardo, €. 50; per battesimo di Fasan Gloria €. 25; famiglia Callegari, €. 40. |
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MARTEDI’ San Bonifacio vescovo e martire OFFERTE: Zambon Antonio Tunio, per opere parrocchiali, offre €. 50. |
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LUNEDI’ della nona settimana del Tempo Ordinario |
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CELEBRAZIONI SETTIMANALI |
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NEL NOME DEL PADRE |
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Il Vangelo offerto alla nostra meditazione, posto da San Matteo a chiusura di tutta la vita di Gesù sulla terra nel suo corpo, prima visibile e poi risorto, richiede di essere preso in esame parola per parola. Niente di esso deve sfuggire alla nostra attenta, sapiente, intelligente riflessione, nella preghiera elevata allo Spirito Santo, per chiedere a Lui ogni luce di verità. Lo esige la gravità o pesantezza di ogni sua Parola. “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra”: Ogni potere sulla terra e nei cieli è del Padre. Anche Gesù è dal Padre per generazione eterna. Lui è il suo Figlio Unigenito. Il Padre dona al Figlio ogni suo potere. Anzi pone tutto se stesso nelle mani del Figlio, perché il Figlio lo doni ad ogni uomo, come sua sola sorgente di vita eterna. È sul fondamento di questo potere che gli apostoli vengono mandati nel mondo. Il Padre manda Cristo con ogni potere di salvezza e di redenzione. Cristo manda i suoi apostoli con ogni potere di salvezza e di redenzione. Gli apostoli sono da Cristo come Cristo è dal Padre. Gli apostoli devono obbedire a Cristo come Cristo obbedisce al Padre. È nell'obbedienza degli apostoli a Cristo che si compie la salvezza del mondo. “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli”: Cristo è venuto ed ha fatto gli apostoli suoi discepoli. Gli apostoli devono andare per il mondo e fare loro discepoli tutti i popoli. In questo comando salta tutta la falsa problematica del cristiano che vuole essere nel mondo solo un annunciatore di verità non negoziabili, principi primi indistruttibili, altre teorie morali anche di altissimo valore. Salta anche il cristiano operatore sociale, elemosiniere, curatore del corpo dell'uomo, difensore di giustizia umana. Tutte queste cose sono conseguenze della missione, ma non il fine di essa. Il fine della missione è ben chiaro: gli apostoli sono mandati nel mondo per fare discepoli tutti i popoli: discepoli degli apostoli, per essere di Cristo, per essere figli del Padre. Se i discepoli non vengono fatti, non c'è missione. Non c'è obbedienza. Non c'è salvezza. “Battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”: I discepoli si fanno predicando il Vangelo, invitando esplicitamente alla conversione e alla fede nella Parola di Gesù. Fatti i discepoli essi vanno battezzati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Il Padre dona loro la sua paternità. La dona però nel Figlio che dona la sua vera figliolanza. La dona attraverso la comunione dello Spirito Santo, sempre in Lui e per Lui. Senza questo battesimo si rimane fuori del mistero della Trinità. Non si diviene neanche continuatori della missione di redenzione di Gesù. “Insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato”: L'insegnamento serve perché si viva in Cristo da veri figli del Padre, nella piena obbedienza alla sua volontà. Gli apostoli vivono come veri figli di Dio e insegnando ad ogni battezzato come si vive da vero figlio del Padre, in Cristo, nella comunione dello Spirito Santo. “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”: Gesù è con i suoi apostoli così come Dio era con Mosè quando lo ha mandato a liberare il suo popolo dalla schiavitù dell'Egitto. Gesù è con loro per operare assieme a loro. È Lui che deve confermare ogni loro Parola, manifestando tutta la sua potenza di salvezza e di redenzione. Perché Gesù sia con loro, è necessario che essi siano nella sua Parola, obbediscono ad ogni suo comando. Gesù di certo non è con chi si vergogna di predicare il Vangelo, invitare alla conversione e alla fede, battezzando e insegnando come il Vangelo va vissuto. Lo attesta il loro modo di essere e di operare. Se gli apostoli non obbediscono a Cristo come Cristo ha obbedito al padre, non c'è salvezza. |
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MERCOLEDI’ dell’ottava settimana del Tempo Ordinario OFFERTE: Carlon Mauro offre, per opere parrocchiali, €. 40 |
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MARTEDI’ dell’ottava settimana del Tempo Ordinario |
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LUNEDI’ dell’ottava settimana del Tempo Ordinario |
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INCONTRI ROSARIO DEL MESE DI MAGGIO PRIMO VENERDI’ DEL MESE SANTA MESSA DI PRIMA COMUNIONE E PROCESSIONE DEL CORPUS DOMINI |
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LO SPIRITO DI VERITA’ VI GUIDERA’ ALLA META |
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"Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo": cominciò in quel momento la corsa della Chiesa nel tempo e nello spazio, resa possibile dal fuoco divino. Oggi si festeggia la Pentecoste, l'evento clamoroso accaduto a Gerusalemme la mattina del cinquantesimo giorno dopo la Pasqua, quando gli apostoli hanno ricevuto lo Spirito in forma sensibile. Ma non c'erano soltanto loro. Siamo nel mese di maggio, dalla tradizione popolare dedicato alla venerazione della Madonna: piace ricordare che con gli apostoli e vari altri primi cristiani quella mattina c'era anche lei. E per lei, proprio per lei, specialmente per lei, l'incontro con lo Spirito Santo non era una novità; basti ricordare ad esempio il Vangelo secondo Matteo (1,20): "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo". Basterebbe molto meno, per dare fondamento al posto tutto speciale che la Santa Madre di Dio occupa nella fede e nel cuore dei cristiani. Il fatto celebrato dalla festa di oggi, una delle maggiori dell'anno liturgico, è narrato dalla prima lettura della Messa (Atti degli apostoli 2,1-11). Invece il Vangelo, composto da due brevi passi dei discorsi che l'evangelista Giovanni colloca durante l'ultima cena di Gesù, mette in evidenza che il dono dello Spirito Santo era stato preannunciato, e ne delinea alcuni caratteri. "Verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre; egli darà testimonianza di me", ha detto Gesù agli apostoli. Anzitutto è da notare qui il riferimento alla Trinità e all'unità delle tre divine Persone: lo Spirito procede dal Padre ed è mandato dal Figlio. Padre, Figlio e Spirito Santo operano concordemente e lo fanno per il bene degli uomini: in particolare, il termine con cui è designata la terza Persona, Paràclito, significa amico, consigliere, avvocato difensore. Di lui, il divino Maestro sottolinea anche il ruolo di rivelatore della verità, ribadito poco più avanti: "Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità". Tutta la verità, la verità tutta intera: si intravede in queste parole il futuro della Chiesa, per quanto riguarda lo sviluppo e la definizione della fede che i cristiani professano. Se confrontiamo la dottrina della Chiesa di oggi con quello che su Dio e sul suo Figlio fattosi uomo, avevano capito e predicavano gli apostoli, si avverte con facilità come quel primo seme da loro piantato si sia sviluppato in un albero maestoso, straordinariamente ricco di rami, di fronde e di frutti. Lo sviluppo dell'albero è derivato da una quantità di forze, quali i concili ecumenici, gli studi dei teologi, i pronunciamenti dei papi, le intuizioni dei santi, oltre al "ben fare" di innumerevoli uomini e donne che hanno illuminato la Chiesa con le opere dell'amore. Così appare, così è, ma il credente sa che dietro tutte queste forze sempre ha agito un'altra forza, appunto quella che guida a tutta la verità. E la crescita dell'albero non è conclusa; Dio è infinito; la Verità che è lui, altrettanto; per quanto duri questo mondo, ci sarà sempre altro da comprendere di lui. L'importante è stare attenti a che sull'albero non si innesti qualcosa di estraneo, ma esso presenti un coerente sviluppo organico, sempre derivante da quel primo seme. In altri termini, la Chiesa è destinata a crescere, non solo nel numero dei suoi componenti, ma anche nella comprensione del suo Signore: chi egli sia, quel che ha fatto, le conseguenze da trarne; però nella crescita deve lasciarsi guidare non dalle mode passeggere, non da interessi ben calcolati, non dalle umane opinioni, ma sempre e solo dallo Spirito. |
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MERCOLEDI’ della settima settimana del Tempo Ordinario |
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MARTEDI’ Santa Rita da Cascia religiosa OFFERTE: Per battesimo di Zambon Sofia, €. 100; per battesimo di Olivier Chloe, €. 70 |
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LUNEDI’ Beata Vergine Maria Madre della Chiesa |
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BATTESIMI |
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L’ASCENSIONE DI GESU’ NEL PROFONDO DELLA MIA ESISTENZA |
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Con l'Ascensione Gesù non è andato altrove o in alto, è andato avanti e accende il suo roveto all'angolo di ogni strada. È asceso il Signore, ma non nel grembo dei cieli, bensì nel profondo della mia esistenza, «più intimo a me di me stesso» (Sant' Agostino): «agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che l'accompagnavano». «L'Ascensione non è un percorso cosmico ma è la navigazione del cuore che ti conduce dalla chiusura in te all'amore che abbraccia l'universo» (Benedetto XVI). A questa navigazione del cuore Gesù chiama un gruppetto di uomini impauriti e confusi, un nucleo di donne coraggiose e fedeli, e affida loro il mondo: E partirono e predicarono dappertutto... Li spinge a pensare in grande e a guardare lontano: il mondo è vostro. E lo fa perché crede in loro, nonostante abbiano capito poco, nonostante abbiano tradito e rinnegato, e molti dubitino ancora. E quanta gioia mi dà sentire che ha fiducia in me, in queste mie mani, in questo mio cuore, più di quanta ne abbia io stesso; sa che anch'io posso contagiare di cielo e di nascite chi mi è affidato. Ma è davvero possibile? Lo è, a credere al versetto conclusivo: ed essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro. Straordinario verbo, che raggiunge anche me, qui e ora: «Il Signore agiva in sinergia con loro», la loro energia e quella del Signore inseparabili, una sola forza, una sola linfa, una sola vita. Mai soli. Ultima definizione di Gesù secondo il vangelo di Marco: Gesù è energia che opera con te per la vita. Gesù mai stanco di dare vita ad ogni creatura, in ogni angolo della terra, che non ti molla: è con te in ogni tuo gesto di bontà, quando porgi una parola fresca e viva, quando costruisci pace. Nelle tue mani, le sue mani; lui l'Amore in ogni amore; terra profonda delle tue radici, cielo del tuo cielo. Esistere è coesistere, in sinergia con Cristo e per gli altri. Imporranno le mani ai malati e questi guariranno. Imporre, porre le tue mani sopra qualcuno, come una carezza, come un gesto di cura, con l'arte della prossimità. Non si può neppure cominciare a parlare di morale, di etica, di vangelo, se non si prova un sentimento di cura per qualcosa o per qualcuno. Il lebbroso di Assisi comincia a guarire quando Francesco lo abbraccia; ritorna uomo quando è accolto così com'è, ancora malato; ritorna pienamente uomo quando Francesco gli impone non solo le mani, ma l'abbraccio, il corpo a corpo. Se ti avvicini a chi soffre e tocchi, con mani e occhi che accarezzano, quella carne in cui brucia il dolore, potrai sentire una divina sinergia, sentire che «Dio salva, e lo fa attraverso persone» (R. Guardini). |
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MERCOLEDI’ della settima settimana di Pasqua |
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MARTEDI’ della settima settimana di Pasqua OFFERTE: Per battesimo di Quaia Giulio, €. 150 |
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LUNEDI’ San Mattia Apostolo |
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ORARIO SANTA MESSA DOMENICA PROSSIMA |
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INCONTRI ROSARIO DEL MESE DI MAGGIO |
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UN DIO CHE DA SIGNORE E RE SI FA AMICO |
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Una di quelle pagine in cui pare custodita l'essenza del cristianesimo, le cose determinanti della fede: come il Padre ha amato me, così io ho amato voi, rimanete in questo amore. Un canto ritmato sul vocabolario degli amanti: amare, amore, gioia, pienezza... «Dobbiamo tornare tutti ad amare Dio da innamorati, e non da servi» (L. Verdi). E una strada c'è, perfino facile, indicata nelle parole: rimanete nel mio amore. Ci siete già dentro, allora restate, non andatevene, non fuggite via. Spesso noi resistiamo, ci difendiamo dall'amore, abbiamo il ricordo di tante ferite e delusioni, ci aspettiamo tradimenti. Ma il Maestro, il guaritore del disamore, propone la sua pedagogia: “Amatevi gli uni gli altri”. Non semplicemente: amate. Ma: gli uni gli altri, nella reciprocità del dare e del ricevere. Perché amare può bastare a riempire una vita, ma amare riamati basta per molte vite. Poi la parola che fa la differenza cristiana: amatevi come io vi ho amato. Come Cristo, che lava i piedi ai suoi; che non giudica e non manda via nessuno, che mentre lo ferisci, ti guarda e ti ama, in cerca dell'ultima pecora con combattiva tenerezza, alle volte coraggioso come un eroe, alle volte tenero come un innamorato. Significa prendere Gesù come misura alta del vivere. Infatti quando la nostra è vera fede e quando è semplice religione? «La fede è quando tu fai te stesso a misura di Dio; la religione è quando porti Dio alla tua misura» (D. Turoldo). Sarà Gesù ad avvicinarsi alla nostra umanità: “Voi siete miei amici”. Non più servi, ma amici. Parola dolce, musica per il cuore dell'uomo. L'amicizia, qualcosa che non si impone, non si finge, non si mendica. Che dice gioia e uguaglianza: due amici sono alla pari, non c'è un superiore e un inferiore, chi ordina e chi esegue. È l'incontro di due libertà. Vi chiamo amici: un Dio che da signore e re si fa amico, che si mette alla pari dell'amato! Ma perché dovrei scegliere di rimanere dentro questa logica? La risposta è semplice, per essere nella gioia: questo vi dico perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. L'amore è da prendere sul serio, ne va del nostro benessere, della nostra gioia. Dio, un Dio felice (la mia gioia), spende la sua pedagogia per tirar su figli felici, che amino la vita con libero e forte cuore e ne provino piacere, e ne gustino la grande bellezza. La gioia è un sintomo, ti assicura che stai camminando bene, che sei sulla via giusta, che la tua strada punta diritta verso il cuore caldo della vita. Gesù, povero di tutto, non è stato però povero di amici, anzi ha celebrato così gioiosamente la liturgia dell'amicizia, da sentire vibrare in essa il nome stesso di Dio. |
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MERCOLEDI’ della sesta settimana di Pasqua OFFERTE: Per funerale di Barbot Isaia, €. 100; per battesimo di Belfiore Chiara, €. 100. |
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MARTEDI’ della sesta settimana di Pasqua |
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LUNEDI’ della sesta settimana di Pasqua |
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BATTESIMO BATTESIMO |
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MESSA DI ROGAZIONE |
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ORARIO NUOVO SANTE MESSE DOMENICALI Dalla prima domenica di Maggio fino all’ultima di Agosto, le Sante Messe domenicali avranno il seguente orario: BUDOIA ore 11 INCONTRI ROSARIO DEL MESE DI MAGGIO RACCOLTA INDUMENTI USATI |
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QUANDO IL VIGNAIOLO E’ IL PADRE |
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Siamo ancora sempre in campagna: superato il recinto delle pecore siamo finiti nella vigna. E assistiamo a una potatura tutta speciale, sia perché viene fatta da un vignaiolo assolutamente straordinario nientemeno che il Padre celeste, sia perché a venir potata non è per niente la vigna che sta in campagna, ma quella che si trova nel nostro cuore. Potatura molto più proficua, ma anche molto più dolorosa, pure noi piangiamo come una vite quando il divino potatore ridimensiona la nostra vite... cioè la nostra vita. In questo Vangelo passiamo dalla vite alla vita, ma non basta essere potati per portare frutto: occorre rimanere uniti alla vite che è poi la vita del Signore. Il grande invito che ci fa oggi il Signore è dunque di rimanere in Lui: “ Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me”. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla”. E' solo rimanendo in Lui che si porta frutto! Staccati da Lui, si possono anche fare cose portentose e avere successi strepitosi, ma si è come il ramo secco che viene buttato via e poi bruciato nel fuoco. Gesù ha portato il massimo frutto quando ha accettato di morire sulla Croce della morte più infamante e ignominiosa. E l'ha fatto quando aveva un successo strepitoso; le folle gli correvano dietro: guariva i malati, risuscitava i morti e continuando ad esercitare i suoi poteri divini avrebbe potuto conquistare il mondo intero, ma ha preferito aderire alla volontà del Padre e al suo imperscrutabile disegno di salvezza. Volontà salvifica per eccellenza, dalla quale è scaturita una salvezza universale: tutti se lo vogliono sono salvi, nessuno escluso! E questa potatura l'hanno vissuta un po' tutti i discepoli e profeti sia del nuovo che dell'antico testamento. Mosè dopo la brillante carriera di vice-faraone in Egitto, fu spedito 40 anni a Madian nel deserto a pascolare il gregge di suo suocero. E quando ormai erano svaniti tutti i suoi sogni di fare il condottiero ecco che è pronto per farlo: dalla potatura è ormai spuntato il nuovo germoglio. Ci ha messo 40 anni per spuntare però adesso è bello robusto e Mosè può egregiamente assolvere al suo compito. Paolo dopo essere stato sbalzato da cavallo mentre andava a Damasco fu poi potato e spedito a Tarso, costretto per 10 anni a tessere tende, prima di essere pronto ad annunciare la buona novella e diventare l'apostolo delle genti. Per non citare tutta la schiera di altri discepoli che hanno subito lo stesso trattamento, ma alla fine c'è per tutti una consolantissima promessa, diretta conseguenza del rimanere in Lui: “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato”. Che meraviglia! Chiedete quel che volete! Non “chiedete che la Sua volontà sia fatta”, ma quel che volete! Qui, chiaramente non c'è più bisogno di precisare che sia fatta la sua volontà perché se rimaniamo in Lui, non possiamo volere altro che quel che Lui vuole: c'è la perfetta unione di volontà. L'insistenza dei testi di oggi va dunque tutta sul “rimanere in Lui”, sulla comunione con Lui, fonte suprema e imprescindibile della comunione tra di noi. Se non c'è quella, cioè la prima, è illusione pura credere di realizzare la seconda, cioè l'amore universale verso tutti i fratelli e sorelle senza distinzione. “Senza di me non potete fare nulla”. |
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MERCOLEDI’ Sant’ Atanasio vescovo e dottore della Chiesa |
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MARTEDI’ San Giuseppe lavoratore OFFERTE: Per funerale di Rigo Antonio, €. 100 |
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LUNEDI’ San Pio V papa |
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BATTESIMO |
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BATTESIMO |
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PRIMO VENERDI’ DEL MESE INCONTRI ROSARIO DEL MESE DI MAGGIO RACCOLTA INDUMENTI USATI |
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UN PASTORE PER IL SUO GREGGE |
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Oggi da noi la pastorizia è quasi scomparsa, sicché quando gli scritti antichi parlano di gregge e di pastori fatichiamo a comprendere il discorso nella sua reale dimensione. E' il caso del vangelo di oggi (Giovanni 10,11-18), che è parte del discorso in cui Gesù si paragona a un pastore impegnato a guidare un gregge, il gregge in cui è facile riconoscere l'insieme dei suoi seguaci. Il brano comincia con una distinzione tra coloro che conducono il gregge al pascolo. Ci sono i mercenari, cioè quanti lo fanno di mestiere, interessati soltanto allo stipendio; a loro non importa delle pecore, e se un lupo le assalta se la danno a gambe, abbandonandole alla loro sorte. Io non sono così, dice Gesù: io sono il buon pastore, che ha cura delle pecore, le guida ai pascoli migliori, le protegge e le difende sino a dare la vita per loro. Nell'occasione, egli preannuncia velatamente la propria morte e risurrezione: "Io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo". Per non dimenticare che siamo nel tempo pasquale, durante il quale si prolunga la celebrazione della morte e risurrezione di Gesù.. Ma a proposito del gregge Gesù esprime anche altri due concetti di grande rilievo. Anzitutto, la familiarità con loro: "Io conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me". Nel linguaggio biblico, il verbo conoscere non ha il significato un po' banale che gli si dà oggi; noi diciamo di conoscere qualcuno che ci è stato semplicemente presentato, o che abbiamo incontrato qualche volta; qualcuno di cui sappiamo l'esistenza, ma con cui non abbiamo rapporti abituali. Nella Bibbia invece il conoscere implica intimità e reciproca fiducia; è la parola usata di solito per indicare il rapporto coniugale: "Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì..." (Genesi 4,1); "Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù", annuncia l'angelo a Maria, la quale risponde: "Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?" (Luca 1,31-34). Quando dunque Gesù dice: "Io conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me", si intuisce quale profondità presenti il suo amore per noi, e con quale profondità egli si aspetti di essere ricambiato. Sta qui il "segreto" di chi, consapevole e disponibile, ha trovato il senso autentico della propria esistenza e ne fa un capolavoro, come si manifesta nei santi, quelli noti e, ancor più spesso, quelli che solo Dio conosce. L'altro concetto da non trascurare nel passo evangelico odierno riguarda la composizione del gregge e il suo futuro: "E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore". Il significato immediato della frase è da intendere nel fatto che Gesù ha dato la sua vita non solo per il popolo d'Israele ma per tutti i popoli, come peraltro risulta dal suo mandato agli apostoli: "Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo ad ogni creatura" (Marco 16,15). Ma appare ovvio anche un secondo significato: egli non ammette divisioni tra i credenti in lui. Di qui il duplice impegno che giustamente assorbe tante energie della Chiesa oggi: quello missionario, e quello ecumenico; annunciare il vangelo, e operare per l'unità tra i cristiani. Dal fatto poi che egli ha dato incarico a qualcuno di annunciare il vangelo e in suo nome reggere la comunità di chi lo accoglie, deriva la cura che ci siano sempre cristiani disponibili ad assumersene l'onore e l'onere, prendendo da lui l'esempio e cercando al meglio di imitarne le modalità. Per questo, la "domenica del buon pastore" è anche la giornata di preghiera per le vocazioni, peraltro in obbedienza a un invito esplicito: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone, perché mandi operai nella sua messe". Ne mandi quanti ne occorrono, e di qualità |
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VENERDI’ della quarta settimana di Pasqua OFFERTE: Offrono, per utilizzo Oratorio, Gruppo Alpini di Budoia €. 50. Famiglia Begotti, €. 40 |
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MARTEDI’ San Fedele da Sigmaringen sacerdote e martire OFFERTE: Zambon Luciana offre, per opere parrocchiali, €. 50. N.N. offre, per fiori chiesa, €. 10 |
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LUNEDI’ San Giorgio martire |
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BATTESIMO |
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SANTA MESSA DI ROGAZIONE A SAN MARTINO RACCOLTA INDUMENTI USATI OFFERTE PER I CRISTIANI DI TERRA SANTA RACCOLTA QUARESIMALE DELLE CASSETTINE DI “UN PANE PER AMOR DI DIO” |
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TROPPO BELLO PER ESSERE VERO… |
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Il vangelo di oggi, 3a domenica di Pasqua, è la versione lucana di quello ascoltato domenica scorsa. La variante è data dal ritorno dei due discepoli di Emmaus che raccontano agli apostoli quanto vissuto con il pellegrino Gesù incontrato per strada. Durante questo racconto, il Signore Risorto si manifesta tra loro (Lc 24,36). In questo modo l'evangelista vuole dirci che l'esperienza del riconoscimento del Risorto avviene dopo un lungo cammino in cui ogni discepolo vive lo scacco davanti allo scandalo della croce, fintanto che Gesù stesso non lo soccorre andandogli incontro per “sbloccarlo” laddove si è arrestato (Lc 24,17). Dunque l'esperienza della resurrezione non è per i pigri e i creduloni, ma è qualcosa di faticoso e di molto sofferto che impegna il discepolo a una ricerca continua dove non si può evitare il fallimento e il conseguente smarrimento. Tuttavia, per chi non desiste, è riservata la scoperta di Gesù, il “Dio delle sorprese” (Papa Francesco). E' sempre interessante notare i termini della fatica di credere: sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma (Lc 24,37). Si indica qui un coinvolgimento totale dei sensi dei discepoli alla presenza del Risorto che solleva paura e dubbi su chi veramente si sta vedendo. Gesù stesso deve invitare a uscire da quello stato per entrare in un maggior contatto che rassicuri gli astanti (Lc 24,38-40). Addirittura chiede qualcosa da mangiare e consuma davanti a loro una porzione di pesce arrostito (Lc 24,41-43 ). Perché? Come è possibile che il contatto con Gesù Risorto generi queste reazioni? E perché mai lo stupore e la gioia possono ostacolare il credere? Poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore... (Lc 24,41). E' evidente che una risposta “logica” a queste domande non c'è. Bisogna saper rimanere e pregare nel Mistero per accettare il limite della nostra comprensione della resurrezione, cioè lasciare che la sua stessa infinita novità si spieghi nel tempo, senza aver fretta di ottenere una risposta. Se si può non credere per la cocente delusione (come i discepoli di Emmaus), si può anche non credere per paura di un'illusione, come quando si dice davanti a qualcosa che ci stupisce oltremodo: “troppo bello per essere vero!” Ma il mestiere di Dio è proprio realizzare l'opera impossibile che all'uomo sembra assolutamente incredibile! Come quella di far tornare un morto alla vita. Ma non alla vita di prima, perché si tratta di una vita che ha superato/vinto sulla morte! E che un essere umano risorga vivo e vittorioso dalla morte è, per noi cristiani, segno inconfondibile della sua divinità. Qualche ultima osservazione. Gesù invita i suoi amici a guardare le sue mani e i suoi piedi. I luoghi corporei dove la morte ha posto il suo (apparente) sigillo di vittoria, sono diventati il segno della sua sconfitta. Gesù in questo modo rassicura i discepoli che non si ingannano: il Risorto è proprio colui che avevano crocifisso, non è un fantasma. C'è in questo focus un intenzionale invito a dare grande risalto alla corporeità di Gesù. Quel corpo a loro presente è lo stesso corpo appeso prima in croce, poi deposto in un sepolcro, poi assente dallo stesso sepolcro. Questo evento della storia di Gesù tra noi diventa perciò la chiave di lettura di tutte le Scritture: solo a partire dalla spiegazione che il Signore fa di questo evento possiamo avere accesso alla comprensione di quanto leggiamo nella Bibbia (Lc 24,44-45): inoltre, il crocifisso risorto ci offre una immagine assolutamente inedita di Dio che si dona a tutti perché è amore e misericordia per tutti. Nel suo nome, i discepoli dovranno annunciare questa meravigliosa notizia di un nuovo volto di Dio che è salvezza per l'uomo e promessa di una vita immortale (Lc 24,46-47). |
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MERCOLEDI’ della terza settimana di Pasqua OFFERTE: Offrono, per funerale di Angelin Norma, €. 200. |
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MARTEDI’ della terza settimana di Pasqua |
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LUNEDI’ della terza settimana di Pasqua |
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COMUNICAZIONE GRUPPO MISSIONARIO DEL SACRO CUORE PRESSO IL SEMINARIO DIOCESANO VENERDÌ 20 APRILE 2018 20:30 - 21 PREGHIERA PER LE VOCAZIONI FAMILIARI 21 - 22 PREGHIERA PER LE VOCAZIONI SACERDOTALI 22-23 PREGHIERA PER LE VOCAZIONI ALLA VITA Vi invitiamo a partecipare alla intera serata oppure anche a soltanto uno dei tre momenti |
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GESU’ NON SI SCANDALIZZA DAVANTI AI DUBBI DI TOMMASO |
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Otto giorni dopo venne Gesù, a porte chiuse. Mi conforta pensare che, se anche trova chiuso, Lui non se ne va, ma continua il suo assedio dolce e implacabile. Otto giorni dopo è ancora lì: l'abbandonato ritorna da quelli che sanno solo abbandonare, il tradito ritorna da quelli che lo hanno consegnato ai nemici. Venne e stette in mezzo a loro. Le sue apparizioni non hanno mai il clamore di una imposizione. Non si preoccupa di sé, il Risorto, ma del pianto di Maddalena, delle donne che vanno, anzi corrono per profumare il suo corpo straziato, delle paure degli apostoli, delle difficoltà di Tommaso, delle reti vuote dei suoi amici quando tornano sul lago dove tutto ha avuto inizio. Ha ancora e sempre quel grembiule ai fianchi! Non viene a chiedere, viene a portare aiuto. Per questo è inconfondibile. Pace a voi. Non si tratta di un semplice augurio, ma di una affermazione: c'è pace per voi, è pace dentro di voi, pace crescente. Shalom, ha detto, ed è parola biblica che contiene molto di più della semplice fine delle guerre o delle violenze, porta la forza dei retti di cuore dentro le persecuzioni, la serenità dei giusti dentro e contro le ingiustizie, una vita appassionata dentro vite spente, pienezza e fioritura. Soffiò e disse: ricevete lo Spirito Santo. Su quel pugno di creature, chiuse e impaurite, scende il vento delle origini, il vento che soffiava sugli abissi, il vento sottile dell'Oreb su Elia profeta, quello che scuoterà le porte chiuse del cenacolo: ecco io vi mando! E li manda così come sono, fragili e lenti, ma con in più la sua forza, il suo Spirito, il vento forte della vita che soffierà su di loro, e gonfierà le vele, e li riempirà di Dio. Tommaso, metti qua il dito nel foro dei chiodi, stendi la mano, tocca! Gesù risorto non porta altro che le piaghe del crocifisso, porta l'oro delle ferite che ci hanno guarito. Nelle ferite c'è l'oro dell'amore. Le ferite sono sacre, c'è Dio nelle ferite, come una goccia d'oro. Gesù non si scandalizza dei dubbi di Tommaso, non gli rimprovera la fatica di credere, ma si avvicina ancora, e tende quelle mani dove l'amore ha scritto il suo racconto d'oro. A Tommaso basta questo gesto. Chi ti tende la mano, chi non ti giudica ma ti incoraggia, e ti offre una mano dove riposare e riprendere il fiato del coraggio, è Gesù. Non ti puoi sbagliare! Beati quelli che non hanno visto eppure credono! una beatitudine che sento mia, che è facile, è per tutti, per chi fa fatica, per chi cerca a tentoni, per chi non vede, per chi ricomincia. Per noi, che di otto giorni in otto giorni, continuiamo a radunarci nel suo nome, a distanza di millenni; beati noi che «lo amiamo pur senza averlo visto» (1Pt 1,8) |
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LUNEDI’ Annunciazione del Signore OFFERTE: Signora Giovannina offre, per opere parrocchiali, €. 50. |
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MARTEDI’ della seconda settimana di Pasqua OFFERTE: N.N. offre, per opere parrocchiali, €. 15. |
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LUNEDI’ Annunciazione del Signore |
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FUNERALE CONSIGLIO PARROCCHIALE PER GLI AFFARI ECONOMICI
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CONSIGLIO PARROCCHIALE PER GLI AFFARI ECONOMICI
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RADUNO GRUPPO ALPINI BUDOIA |
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VERAMENTE QUEST’UOMO ERA IL FIGLIO DI DIO |
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Non credo ci sia qualche altro testo nella letteratura che abbia provocato tanti pensieri, riflessioni, conversioni come la Passione di Gesù. Mi viene in mente un articolo di Natalia Ginzburg che dalle pagine dell'”Unità” difendeva il crocefisso (22 marzo 1988). Uno potrebbe pensare che tale contenuto contraddice o quanto meno capovolge le affermazioni di San Paolo nella 1Corinzi 1, dove per gli ebrei, il crocefisso era, all'epoca, una pura pazzia. Per la verità, non sono pochi anche oggi che pensano in questi termini la passione di Gesù; alcuni magari rapportandosi come a qualcosa di retorico. Eppure, quante reazioni, quante prese di posizioni lungo la storia nei confronti della croce di Gesù. Attenti, di crocefissi ce ne sono stati sembra a migliaia in quell'epoca (anche dopo, purtroppo), ma solo la Croce di Cristo ha quest'attrattiva, questa forza indicibile. Questo lo diciamo per ciò che possiamo sapere; ma chi sa quante reazioni, quante conversioni si sono riscontrati nel profondo dei cuori... e magari mai esteriorizzate! Chi lo sa? Sì, lo sa il Signore. Quanti, al tempo di Gesù, hanno mai pensato che il centurione che sotto la croce ha visto morire Gesù, e che proprio per COME era morto, arrivasse alla fede entrando così nel Vangelo... di questo scandaloso vangelo? Vale a dire, un pagano, sicuramente politeista, raggiunge la fede in Dio vedendo morire suo Figlio... per di più in croce, la più grande pena che gli stessi romani potevano infliggere ad un uomo. L' incredibile è che tuttora, questa attrattiva funziona ancora. Per tante persone, per tanti cuori in vera ricerca del senso della vita, della sofferenza, della morte. Nessuna morte è mai riuscita a cambiare tante vite come quella di Gesù. Sì, uno potrebbe obiettare: “ma è risorto Gesù, quindi è normale che abbia questi effetti”. Certamente, la risurrezione di Gesù ha il suo peso in tutto ciò, ma bisogna ricordare che il vangelo tramanda il fatto che essendo in Croce, cioè subendo quell'infame pena, si riscontrano almeno due conversioni: quella del centurione pagano e quella del ladrone pentito. Dunque, anche la morte di Gesù produce vita. Un pò sulla scia di ciò che domenica scorsa diceva il vangelo: “Se il chicco di grano caduto in terra muore, porta frutto”. E Gesù è stato questo primo chicco di grano che ha portato tanti frutti di fede. Ascoltando questa domenica, ma anche il venerdì Santo, il racconto della passione, non serve fare tante riflessioni o spendere troppe parole. Risulta più utile contemplare ciò che si racconta, cercando di cogliere il grande amore che ha spinto quell'Uomo ad abbassarsi cosi tanto e lasciarsi crocifiggere! La lezione del centurione e del ladrone è stata ben appresa da san Paolo, quando dice “Gesù è morto per i peccatori, primo dei quali sono io”. Magari è stato il pensiero del centurione... sicuramente del ladrone. Ora domandiamoci: io che tipo di sguardo ho nei confronti di quell'uomo? Forse sono anche io uno dei tanti passanti che scuotono il capo, si battono il petto e poi... se ne tornano alla loro banale vita? Il centurione e il ladrone ci danno tante lezioni sulla capacità di vedere, incontrare Dio davanti al Crocifisso |
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MERCOLEDI’ della settimana santa |
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MARTEDI’ della settimana santa |
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LUNEDI’ della settimana santa |
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RINGRAZIAMENTI ADORAZIONE EUCARISTICA SOLENNE TRIDUO PASQUALE CELEBRAZIONE CONFESSIONI PASQUALI |
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PASQUA: PER TUTTI C’E’ UNA SPERANZA |
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E' Pasqua! La festa che celebra il fondamento della fede cristiana, la festa-cardine dell'anno liturgico, prevede la possibilità di scegliere tra vari passi del vangelo, relativi alle prime esperienze dei seguaci di Gesù, il giorno in cui costatarono la sua risurrezione. Li avevamo lasciati il pomeriggio del venerdì, quando avevano richiesto il suo corpo a Pilato, l'avevano calato dalla croce e deposto nel vicino sepolcro; tutto in fretta, perché si avvicinava il tramonto e cioè, all'uso ebraico, cominciava un nuovo giorno. Quel nuovo giorno non solo era sabato, durante il quale era proibito qualunque lavoro, persino il pietoso ufficio di dare sepoltura ai morti, ma era Pasqua, una delle tre maggiori feste del popolo d'Israele. La sepoltura affrettata richiedeva un completamento. L'evangelista Marco (16,1-7) narra di Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salòme, cioè tre delle “pie donne”, come si suole chiamarle, le quali, il giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono al sepolcro con oli aromatici per completare i riti funerari. Trovarono però il sepolcro aperto, il corpo da onorare non c'era più, e al suo posto videro un giovane in veste bianca, latore di un sorprendente messaggio: “Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E' risorto, non è qui. Andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: Egli vi precede in Galilea; là lo vedrete, come vi ha detto”. Questo passo, si noterà, assegna un ruolo importante alle donne. Lo fa anche l'evangelista Giovanni (20,1-9), concentrandosi però sulla sola Maria Maddalena, della quale narra che, trovato il sepolcro vuoto, corse a dirlo a Pietro e al “discepolo che Gesù amava”, cioè lo stesso Giovanni; entrambi corsero al sepolcro, e vi costatarono la presenza dei soli teli funerari nei quali era stato avvolto il corpo che non c'era più. Allora nella mente di Giovanni devono essere affiorati i tanti segni premonitori dell'evento: “vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti”. Alla Messa vespertina è possibile inoltre leggere il brano di Luca (24,13-35) che riferisce quanto accadde proprio al vespro di quel giorno. Due discepoli, pur informati dei fatti del mattino (quelli riferiti sia da Marco sia da Giovanni), ne dedussero soltanto che il corpo del Crocifisso era scomparso, e con lui ogni speranza. Pertanto se ne stavano tornando delusi al loro villaggio di Emmaus, quando per via espressero la loro delusione a un apparentemente occasionale compagno di viaggio, nel quale non riconobbero il Risorto. Questi, “cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui”; poi, “quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista”. Si può immaginare l'entusiasmo dei due, per cui subito tornano a raccontare l'accaduto agli apostoli, ai quali però possono solo dare conferma di quanto essi già sanno, e a loro volta raccontano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!”“ Davvero il Signore è risorto”: è questo il dato centrale della fede che da duemila anni i cristiani, pur divisi su altre questioni, sono concordi nel tramandare e celebrare. |
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LUNEDI’ di Pasqua DOMENICA Seconda di Pasqua OFFERTE: Offrono per opere parrocchiali: Piccoli Roberto, €. 50; N.N., €. 20; per fiori chiesa, N.N., €. 20 |
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LUNEDI’ di Pasqua OFFERTE: Per funerale di Toffoletto Loris, €. 200 |
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LUNEDI’ di Pasqua |
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CONSIGLIO PARROCCHIALE PER GLI AFFARI ECONOMICI
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BATTESIMO |
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CELEBRAZIONE DEL LUNEDI’ DI PASQUA CELEBRAZIONI CON L’ORARIO LEGALE PRIMO VENERDI’ DEL MESE |
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BUONA PASQUA A TUTTI | |
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LA LEZIONE DEL CHICCO DI GRANO |
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Finora Gesù ha attestato di essere dal Padre con le parole e con le opere. Ora è giunto il momento di attestarlo con la suprema delle testimonianze che è il suo martirio per crocifissione. La prima verità va messa bene in luce. Il mondo scompare. È come se non esistesse. L'immagine del chicco di grano è divinamente eloquente. Il contadino, seminando il grano nella terra, non compie nessuna azione contro di esso, gli dona la possibilità di cambiare modalità di essere, in modo da produrre molto frutto. Se il contadino lo lasciasse nella sua bisaccia, rimarrebbe solo, non produrrebbe nessun frutto. Non sarebbe più vita. Vista così la crocifissione, la morte di Gesù è cambiamento di essere. Da vita che resterebbe sola, chiusa in se stessa, diviene vita che dona vita ad ogni morte. Nella sua vita tutti coloro che sono morti ritorneranno in vita. È questo il grande frutto che sarà prodotto dalla sua crocifissione. Quanto avviene in Gesù, Lui vuole che avvenga in ogni suo discepolo, ma sempre in Lui, con Lui, per Lui, nella sua vita, nel suo corpo. Anche il discepolo è invitato a farsi chicco di grano, che cade in terra e muore per produrre molti frutti. Una vita non trasformata in seme, è una vita perduta, senza alcun futuro, perché imprigionata in se stessa, sterile, vana. Una sola vita tra Gesù e i discepoli, una sola morte, una sola gloria, una sola abitazione eterna. È questa la vera sequela di Gesù: divenire chicco di grano come lui è divenuto chicco di grano. Fare della sua vita un olocausto per il Padre come la sua vita è stata un olocausto per il Padre. Spendere se stesso per glorificare il Padre, in Cristo Gesù, come Cristo Signore è vissuto per rendere gloria al Padre. In Cristo il discepolo glorifica il Padre e in Cristo il Padre glorifica il discepolo. Si va dietro Gesù per divenire come Lui, in Lui, per Lui, con Lui, per farsi olocausto di vita eterna. In Giovanni manca la preghiera di Gesù nell'Orto degli Ulivi. Lo Spirito Santo gli suggerisce una verità infinitamente più profonda. Fortemente determinato a divenire chicco di grano, Gesù non chiede di essere salvato da quest'ora. Chiede invece di andare incontro alla sua ora, così come aveva profetizzato il Salmo. Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra (Lc 22,39-45). Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto, non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato. Allora ho detto: «Ecco, io vengo. Nel rotolo del libro su di me è scritto di fare la tua volontà: mio Dio, questo io desidero; la tua legge è nel mio intimo» (Sal 40 (39) 7-9). Da questo brano di Vangelo cambia tutta la visione del martirio. Esso è la scelta di ogni discepolo di essere grano che cade in terra e muore. È scelta, non costrizione. |
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MERCOLEDI’ della quinta settimana di Quaresima OFFERTE: Gislon Vicenzino e Giovanna offrono per opere parrocchiali, €. 100. |
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MARTEDI’ della quinta settimana di Quaresima |
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LUNEDI’ San Giuseppe Sposo della Beata Vergine Maria OFFERTE: Offrono per lampadario: N.N., €. 20; N.N., €. 30; n.n., €. 30. |
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CONSIGLIO PARROCCHIALE PER GLI AFFARI ECONOMICI |
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PRATICHE QUARESIMALI VIA CRUCIS COMUNITARIA A SAN FLORIANO CELEBRAZIONE PRIME CONFESSIONI DOMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE ORA LEGALE |
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CHI CREDE IN LUI NON E’ CONDANNATO |
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La legge di Dio è legge di amore che dona la vera libertà. Così insegnava la Messa di domenica scorsa. Ma, se l'amore di Dio non trova corrispondenza, come si comporta Dio? Il brano del secondo libro delle Cronache, in una breve sintesi storica, dà la risposta, a partire dal tradimento dell'antico popolo eletto: “Moltiplicarono le loro infedeltà...”. Dio, però, non si lascia vincere dall'infedeltà: “Mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli perché aveva compassione del suo popolo”. La “premura” e la “compassione” di Dio: questo il suo stile. Ma il popolo si beffa dei messaggeri di Dio. Giunge così il castigo, la deportazione a Babilonia, finalizzata non alla condanna, ma alla redenzione. Ed ecco che, dopo il castigo, giunge la salvezza, la liberazione ad opera di Ciro, re di Persia. L'amore di Dio, testardamente fedele, è più grande dei tradimenti degli uomini. E l'amore invincibile di Dio è il messaggio che Gesù dà nel Vangelo di Giovanni, che si rifà alla vicenda del serpente di bronzo nel deserto, durante l'antico esodo dall'Egitto: Gesù sarà “innalzato”, cioè crocifisso, in virtù della scelta di amore da parte di Dio, il quale “ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”. È lo stesso insegnamento della prima lettura: l'amore di Dio per l'umanità peccatrice è testardamente fedele, invincibile: è pronto a sacrificare suo Figlio sulla croce pur di non abbandonare l'umanità alla rovina. E Gesù insiste, aggiungendo che lui non è venuto per “condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”. Annuncia poi che ora, grazie alla crocifissione di Cristo, la salvezza è disponibile per tutti attraverso la fede; solo chi non intende credere “è già stato condannato”, ma non da Dio, bensì da se stesso, perché ha rifiutato “la luce venuta nel mondo”. In altre parole: la salvezza è dono universale di Dio in Gesù; la condanna è scelta libera dell'uomo che rifiuta di accettare la luce di questa verità. Di tutto questo messaggio fa sintesi Paolo nella lettera agli Efesini: Dio, “ricco di misericordia”, è mosso dal “grande amore con il quale ci ha amato”; per questo non si rassegna alla perdita dei suoi figli: “da morti che eravamo, ci ha fatto rivivere in Cristo”. Aggiunge: “Per grazia siete salvati”, “mediante la fede”, che diventa efficace mediante “le opere buone” che Dio ci indica. Ecco il messaggio di questa domenica di Quaresima: la salvezza è offerta a tutti dall'amore di Dio, ma non è imposta. L'uomo può rifiutarla, ma in nessun caso potrà darne la colpa a Dio. Nessuno potrà mai dire: “Dio mi manda all'inferno”; la condanna è una scelta libera di chi rifiuta testardamente il dono della salvezza di Gesù. |
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MERCOLEDI’ della quarta settimana di Quaresima |
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MARTEDI’ della quarta settimana di Quaresima |
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LUNEDI’ della quarta settimana di Quaresima OFFERTE: Offrono per opere parrocchiali: N.N., €. 20; N.N., €. 40. |
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FESTA DI SAN GIUSEPPE PATRONO |
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VENDITA FIORI AISM APPUNTAMENTI QUARESIMALI VIA CRUCIS QUARESIMALE CARITA’ QUARESIMALE
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QUAL’E’ IL VERO TEMPIO DOVE SI INCONTRA DIO |
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Come misuriamo un buon credente? Da quanto va in chiesa? A volte si... Sembra che l'entrare tra mura sacre sia il principale metro di misura della fede propria o degli altri. "non sono un bravo cristiano perché vado poco in chiesa.... " "quello non è di chiesa, non penso sia cristiano..." "non penso sia credente perché non va mai a messa..." E anche chi non partecipa attivamente alla vita parrocchiale, spesso arriva a pensare lui stesso che solo in un luogo sacro o in determinati e circoscritti riti sacri ci sia il vero incontro con Dio... Il nostro sistema religioso sembra aver replicato lo stesso sistema di recinti che caratterizzava il Tempio di Gerusalemme con relativi sistemi di accesso o esclusione. Il Tempio di Gerusalemme, era una struttura enorme, che dava anche la forma della religiosità ebraica nella quale è immerso Gesù e i suoi discepoli. Aveva una serie di cortili e accessi in stile "scatole cinesi", una dentro l'altra, a cui si accedeva per gradi e in una progressiva esclusione a seconda se eri pagano o ebreo, uomo o donna, addetto al culto o meno... Ma anche l'accesso a Dio era regolato da offerte e sacrifici, e questo spiega la presenza di una specie di mercato dove si vendeva quello che era necessario al culto. Gesù davanti a tutto questo si ribella. Non si ribella contro Dio e sul fatto che ci sia un segno della sua presenza in mezzo agli uomini (il Tempio come santuario...), ma contro un sistema religioso che invece di custodire l'incontro tra Dio l'uomo, lo rendeva pieno di ostacoli, barriere ed esclusioni. Gesù si presenta come la vera "casa di Dio", e i suoi discepoli capiranno in seguito, dopo la morte e resurrezione, che davvero non è una struttura e una serie di riti a contenere Dio, ma l'uomo Gesù. Le parole del Maestro sulla distruzione del Tempio, fraintese dai suoi ascoltatori ("distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere") sono una profezia storica sull'edificio del Tempio, che effettivamente verrà eliminato dalla storia con i romani, e l'annuncio che il vero e definitivo tempio di Dio è lui stesso. Gesù è venuto a abbattere recinti e cortili e ad inaugurare un nuovo tempio dove abita Dio: l'umanità. Nell'uomo accedo a Dio. In me... Nell'altro... L'accesso avviene non con offerte e con permessi condizionati da autorità umane, ma solo attraverso l'amore. Accedo al tempio di Dio che è l'uomo attraverso Gesù primo tempio di Dio che neanche la morte ha distrutto e eliminato. Oggi la cronaca ci racconta dei fanatici dell'Isis che credono che distruggendo delle rovine antiche si distrugge una cultura e si difende la propria fede. Facevano così i popoli pagani antichi e alla fine a loro volta sono scomparsi. Ma anche da noi un certo integralismo religioso cattolico crede di difendere Dio imponendo simboli religiosi e tradizioni in contraltare con quelle delle altre culture religiose Ma l'unico modo per difendere Dio e la fede è difendere l'uomo, come ha fatto Gesù. Siamo invitati ad avere zelo non per quattro pareti ma per il vero tempio di Dio che è l'uomo, specialmente il povero. |
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MERCOLEDI’ della terza settimana di Quaresima OFFERTE: Offrono per opere parrocchiali: N.N., €. 10; famiglia Callegari, €. 50. |
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MARTEDI’ della terza settimana di Quaresima OFFERTE: N.N. offre per opere parrocchiali, €. 40. |
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LUNEDI’ della terza settimana di Quaresima OFFERTE: N.N. offre per opere parrocchiali, €. 20. |
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24 ORE DI ADORAZIONE APPUNTAMENTI QUARESIMALI VIA CRUCIS QUARESIMALE CARITA’ QUARESIMALE
OPERE PENITENZIALI Ogni venerdì di Quaresima è giorno di astinenza dai cibi particolarmente prelibati. |
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NON HA RISPARMIATO IL PROPRIO FIGLIO |
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Seconda domenica di quaresima: come ogni anno, la liturgia propone il passo della trasfigurazione di Gesù; quest'anno, nel racconto di Marco (9,2-10), comprendente una di quelle sue pittoresche annotazioni che rendono il suo vangelo così vivace. Gesù prende con sé gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, li conduce su un monte, e davanti a loro si trasfigura, cioè cambia aspetto; le sue vesti diventano splendenti: tanto che, annota Marco, "nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche". A parte il peregrino confronto, l'episodio si arricchisce di momenti che lo rendono denso di significati. Tra gli altri è di grande rilievo il riconoscimento e il richiamo della voce che si ode: "Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!" Conviene poi puntare l'attenzione sulla frase conclusiva: "Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti". Gesù dunque si trasfigura, mostrando ai tre la propria immortale divinità; poi preannuncia la propria morte e risurrezione: insomma la Pasqua. E' il mistero in cui si intrecciano la sua umanità e la sua divinità, il mistero di un dono giunto sino a dare la vita per riscattare l'uomo, tutti gli uomini, e consentire loro di giungere a Dio, a quel Dio che riconosce Gesù come Figlio e che lo stesso Gesù ha poi insegnato essere, e invocare, come il Padre nostro che sta nei cieli. Un padre e il suo unico figlio sono i protagonisti anche della prima lettura (Genesi 22,1-18). Siamo alle origini del popolo d'Israele: al capostipite, Abramo, Dio ha promesso una numerosa discendenza, pur se è ormai vecchio e senza figli. Pare realizzarla, quando gliene concede uno, Isacco, sola via perché la promessa si compia; perciò si può capire quale sia lo smarrimento di Abramo, quando Dio gli chiede di offrirglielo in sacrificio. Smarrimento, non per la richiesta di mettere a morte il ragazzo: l'offerta anche dei propri figli alle divinità rientrava nei costumi dell'epoca; per quanto dolorosa potesse essere la richiesta, Abramo avrà pensato che il suo Dio non fosse in ciò diverso da quello degli altri popoli. Ma proprio non ne capiva la logica: quale discendenza avrebbe avuto, mettendo a morte quell'unico figlio? Tuttavia la richiesta era inequivocabile, ed egli obbedì. Prese il ragazzo, lo portò su un monte, eresse un altare, afferrò il coltello e stava per colpire quando Dio lo fermò: "Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito. Perché hai fatto questo, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare". La discendenza di Abramo è davvero numerosa: come loro capostipite lo riconoscono non solo gli ebrei ma anche i musulmani (i quali lo chiamano "l'Amico di Dio") e sul piano spirituale anche i cristiani (la liturgia cattolica lo chiama "padre nella fede"). Ma la terribile prova cui egli fu sottoposto aiuta a capire il sacrificio di Gesù: il Padre suo ha risparmiato il figlio di Abramo, ma non ha risparmiato il proprio! Il mistero è tanto profondo da rendere inadeguato ogni commento. Lo fa per noi l'apostolo Paolo, nella seconda lettura di oggi (Romani 8,31-34): "Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?" Ogni cosa: e conoscendo l'apostolo di certo egli non intendeva cose come la salute, i soldi, il successo e quant'altro può desiderare un uomo abituato a camminare terra-terra. Dio, in virtù della Pasqua del suo Figlio, dona agli uomini ogni cosa che vale davvero, perché non si esaurisce nel breve volgere della vita terrena. |
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MERCOLEDI’ della seconda settimana di Quaresima OFFERTE: Offrono per opere parrocchiali: N.N., €. 15; N.N., €. 40. |
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MARTEDI’ della seconda settimana di Quaresima |
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LUNEDI’ della seconda settimana di Quaresima |
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PRIMO VENERDI’ DEL MESE APPUNTAMENTI QUARESIMALI VIA CRUCIS QUARESIMALE Ogni venerdì di quaresima la pia pratica della via Crucis avrà luogo: CARITA’ QUARESIMALE Durante la Santa Quaresima sono proposte due iniziative:
Ogni venerdì di Quaresima è giorno di astinenza dai cibi particolarmente prelibati. |
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NON HA RISPARMIATO IL PROPRIO FIGLIO |
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Seconda domenica di quaresima: come ogni anno, la liturgia propone il passo della trasfigurazione di Gesù; quest'anno, nel racconto di Marco (9,2-10), comprendente una di quelle sue pittoresche annotazioni che rendono il suo vangelo così vivace. Gesù prende con sé gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, li conduce su un monte, e davanti a loro si trasfigura, cioè cambia aspetto; le sue vesti diventano splendenti: tanto che, annota Marco, "nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche". A parte il peregrino confronto, l'episodio si arricchisce di momenti che lo rendono denso di significati. Tra gli altri è di grande rilievo il riconoscimento e il richiamo della voce che si ode: "Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!" Conviene poi puntare l'attenzione sulla frase conclusiva: "Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti". Gesù dunque si trasfigura, mostrando ai tre la propria immortale divinità; poi preannuncia la propria morte e risurrezione: insomma la Pasqua. E' il mistero in cui si intrecciano la sua umanità e la sua divinità, il mistero di un dono giunto sino a dare la vita per riscattare l'uomo, tutti gli uomini, e consentire loro di giungere a Dio, a quel Dio che riconosce Gesù come Figlio e che lo stesso Gesù ha poi insegnato essere, e invocare, come il Padre nostro che sta nei cieli. Un padre e il suo unico figlio sono i protagonisti anche della prima lettura (Genesi 22,1-18). Siamo alle origini del popolo d'Israele: al capostipite, Abramo, Dio ha promesso una numerosa discendenza, pur se è ormai vecchio e senza figli. Pare realizzarla, quando gliene concede uno, Isacco, sola via perché la promessa si compia; perciò si può capire quale sia lo smarrimento di Abramo, quando Dio gli chiede di offrirglielo in sacrificio. Smarrimento, non per la richiesta di mettere a morte il ragazzo: l'offerta anche dei propri figli alle divinità rientrava nei costumi dell'epoca; per quanto dolorosa potesse essere la richiesta, Abramo avrà pensato che il suo Dio non fosse in ciò diverso da quello degli altri popoli. Ma proprio non ne capiva la logica: quale discendenza avrebbe avuto, mettendo a morte quell'unico figlio? Tuttavia la richiesta era inequivocabile, ed egli obbedì. Prese il ragazzo, lo portò su un monte, eresse un altare, afferrò il coltello e stava per colpire quando Dio lo fermò: "Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito. Perché hai fatto questo, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare". La discendenza di Abramo è davvero numerosa: come loro capostipite lo riconoscono non solo gli ebrei ma anche i musulmani (i quali lo chiamano "l'Amico di Dio") e sul piano spirituale anche i cristiani (la liturgia cattolica lo chiama "padre nella fede"). Ma la terribile prova cui egli fu sottoposto aiuta a capire il sacrificio di Gesù: il Padre suo ha risparmiato il figlio di Abramo, ma non ha risparmiato il proprio! Il mistero è tanto profondo da rendere inadeguato ogni commento. Lo fa per noi l'apostolo Paolo, nella seconda lettura di oggi (Romani 8,31-34): "Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?" Ogni cosa: e conoscendo l'apostolo di certo egli non intendeva cose come la salute, i soldi, il successo e quant'altro può desiderare un uomo abituato a camminare terra-terra. Dio, in virtù della Pasqua del suo Figlio, dona agli uomini ogni cosa che vale davvero, perché non si esaurisce nel breve volgere della vita terrena. |
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MERCOLEDI’ della seconda settimana di Quaresima OFFERTE: Offrono per opere parrocchiali: N.N., €. 15; N.N., €. 40. |
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MARTEDI’ della seconda settimana di Quaresima |
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LUNEDI’ della seconda settimana di Quaresima |
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PRIMO VENERDI’ DEL MESE APPUNTAMENTI QUARESIMALI VIA CRUCIS QUARESIMALE Ogni venerdì di quaresima la pia pratica della via Crucis avrà luogo: CARITA’ QUARESIMALE Durante la Santa Quaresima sono proposte due iniziative:
Ogni venerdì di Quaresima è giorno di astinenza dai cibi particolarmente prelibati. |
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COME VINCERE IL MALIGNO |
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Gesù sospinto nel deserto! La prima domenica di Quaresima ci parla di una realtà invisibile ma onnipresente nella nostra vita, come fu presente anche nella vita di Gesù: quella del tentatore. La nostra battaglia, oltre che contro il mondo e la carne, è contro gli spiriti del male. Da quando furono precipitati e ridotti a strisciare non sopportano di vedere qualcuno in piedi e fanno di tutto per farlo strisciare: ecco cosa ci rende il peccato esseri striscianti e schiavi del maligno. Uno che è in piedi può guardare in faccia l'interlocutore, ma chi striscia no! Il cristiano non separa gli esseri in buoni e cattivi, ma in schiavi e liberi. I buoni sono liberi, i cattivi sono schiavi. Nelle tentazioni di Gesù, il maligno ha tentato l'impossibile: dividere Dio da Dio, non per niente si chiama il divisore. Ma Gesù in forza dell'unione ipostatica è uno con Dio: la sua umanità non può disgiungersi dalla sua divinità; nessuna tentazione potrà mai farlo cadere, proprio in forza di questa unione. Suo cibo è fare la volontà del padre, non può volere altro. Mentre noi siamo centomila volontà diverse, non siamo uno col Padre, siamo frantumati, ridotti in mille frammenti. Attirati di qua e di là, dilaniati da desideri contrastanti: la volontà vuole il bene, ma la sensibilità è debole ed è incapace di volere sempre e solo il bene. La ragione dice una cosa e la libertà vuole andare da un'altra parte. E bisogna stare attenti a scegliere il male perché una volta che l'hai scelto questo ti verrà sempre a cercare: si crea un solco e il tuo piede ci va sempre a finire dentro. Rubare una matita non è niente, ma crea l'inclinazione al furto. Dobbiamo essere molto più vigilanti. Dobbiamo riprendere l'abitudine dell'esame di coscienza. Qualcuno diceva che siamo in un tempo in cui si moltiplicano gli esami: esami clinici a non finire, esami di scuola, concorsi ecc.; l'unico esame in via di sparizione è quello di coscienza. Peggio, chi non sa più leggere dentro di sé, diceva uno psicologo, è un analfabeta spirituale e lungi dal fare l'esame di coscienza fa piuttosto l'esame di incoscienza, cioè non è più capace di riconoscere i propri peccati. Ad un uomo che, provocatore, asseriva di non peccare mai un celebre predicatore rispose: “Ah sì? Può anche darsi, ma io conosco solo due categorie di persone che non peccano: quelli che non hanno ancora l'uso della ragione e quelli che l'hanno persa del tutto!”. Ecco cosa sta perdendo il mondo: la ragione! E l'unica proposta che ci fa è questa: preferite essere: animali o uomini senza ragione? E per di più mentitori perché San Giovanni dice che “chi afferma di essere senza peccato è un mentitore”. Ma, per fortuna, c'è ancora chi è capace di ammettere di essere peccatore, però ha paura di riconoscerlo. Ebbene questa paura è la più pericolosa che ci sia: il peccato è perdonabile e il peccatore è salvabile: anzi, è salvabile solo quando si riconosce tale. “Le tue colpe ti saranno rimesse nel momento stesso in cui le riconoscerai”, diceva sant'Ambrogio. E i Padri del deserto dicevano che chi sa riconoscere i propri peccati è più grande di chi risuscita un morto. Chiediamo dunque con piena fiducia il perdono divino sicuri che ci verrà sempre accordato e respingiamo ogni tentazione nel nome di Gesù e vinceremo nel suo nome. Da soli è dura, ma con Lui la vittoria è sicura! |
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MERCOLEDI’ della prima settimana di Quaresima |
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MARTEDI’ della prima settimana di Quaresima OFFERTE: Offrono per opere parrocchiali: per funerale di Zanus Fortes Nensi, €. 150; classe 1947, €. 35; offerte Madi, €. 255. |
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LUNEDI’ della prima settimana di Quaresima |
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VIA CRUCIS QUARESIMALE Ogni venerdì di quaresima la pia pratica della via Crucis avrà luogo: CARITA’ QUARESIMALE Durante la Santa Quaresima sono proposte due iniziative:
OPERE PENITENZIALI Ogni venerdì di Quaresima è giorno di astinenza dai cibi particolarmente prelibati. |
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REGOLE INFRANTE |
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Oggi raccogliamo cocci. Cocci di cosa? Di regole infrante. Da chi? Nientemeno che da Gesù e da un lebbroso e lo vediamo nel terzo miracolo che Gesù fa dall'inizio del suo ministero in Galilea che è appunto la guarigione del lebbroso. Lebbra: parola terrificante, male devastante, isolamento totale. Chi ne era affetto veniva considerato impuro e relegato fuori dalle mura della città col divieto assoluto di avvicinare qualcuno: diventava un rifiuto umano. Ebbene, il lebbroso di questo Vangelo, contravviene arditamente ad ogni prescrizione legale ed infrange scrupolosamente tutte quelle regole. Avendo sentito parlare di Gesù e dei suoi poteri straordinari, si mette in cammino, entra nella città, si avvicina a Gesù, cosa assolutamente proibita, e lo supplica di guarirlo. E Gesù mosso a compassione, infrange anche Lui ogni regola di prudenza e di prescrizione legale: invece di scansarlo accuratamente, stende la mano, lo tocca - quando era severamente proibito farlo - e la malattia sparisce. Regole infrante con regale libertà... e la lebbra se ne va! Infrante dal Maestro, con libertà e infrante dal lebbroso, con umiltà .Regole che servivano solo ai sani per stare alla larga dai malati di lebbra. Di solito le regole le devono osservare i malati, ma qui ad osservarle erano i sani. Mi colpisce questa umiltà ma anche l'ardimento del lebbroso che supplica in ginocchio “Se vuoi puoi guarirmi”. In questa supplica oltre all'umiltà è racchiusa una perfetta teologia e precisamente due attributi divini che il lebbroso, pur non avendo probabilmente mai studiato teologia, elenca. L'onnipotenza e il volere infallibile. “Se vuoi”. A Dio basta volere un cosa e questa esiste. Immediatamente. Noi abbiamo un bel volere salute perfetta, eterna giovinezza ecc. ma abbiamo. l'esatto contrario. Solo per Dio potere è volere. “Puoi guarirmi” Ecco l'onnipotenza in atto. Lui puo' ciò che vuole”. Noi vogliamo ciò che non possiamo. E se il Vangelo finisse qui andrebbe bene,nma non finisce qui. Gesù manda il lebbroso dai sacerdoti raccomandandogli di non dire niente a nessuno. Perché? Primo, perché erano loro gli ufficiali sanitari che certificavano l'avvenuta guarigione e reintegravano nel consorzio umano il povero reietto. Secondo, probabilmente perché se si fermava a parlarne con chicchessia, ritardava il suo pieno reintegro nella società .E terzo per non rivelare il segreto messianico che è presente in Marco fino all'ottavo capitolo. Ma un potere ce l'aveva anche quel povero lebbroso: quello della fede che scatenò il miracolo della guarigione. E noi ce l'abbiamo ancora quel potere? Crediamo ancora che a Dio nulla è impossibile? Crediamo ancora che abbiamo un Padre che sta nei cieli e che noi siamo figli? Oppure si nasce figli dell'uomo e ci vuole tutta una vita per diventare figli di Dio? Chiediamo il suo aiuto e aspettiamo la sua risposta? Ecco cosa potrebbe risponderci il Padre nostro che è nei cieli "Caro figlio che sei sulla terra, sempre così indaffarato, preoccupato, frastornato e scombussolato; ma perché non alzi mai gli occhi al cielo? Non sai che hai un Padre che si occupa di te, ti ama, ti chiama, aspetta solo un tuo cenno? |
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MERCOLEDI’ delle Ceneri |
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MARTEDI’ della sesta settimana del Tempo Ordinario OFFERTE: Dal ricavato offerte presepio in Chiesa, per vestine chierichetti, €. 50. Per matrimonio di Bordignon Marco e Zambon Elisabetta, €. 200. |
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LUNEDI’ della sesta settimana del Tempo Ordinario |
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APPUNTAMENTI QUARESIMALI MERCOLEDI’ DELLE CENERI Mercoledì prossimo 14 febbraio è il mercoledì delle Ceneri. Le Sante Messe con la benedizione e l’imposizione delle Ceneri saranno: VIA CRUCIS QUARESIMALE Venerdì prossimo 16 Febbraio, e per tutti i venerdì di quaresima la pia pratica della via Crucis avrà luogo: CARITA’ QUARESIMALE Durante la Santa Quaresima sono proposte due iniziative:
OPERE PENITENZIALI Il mercoledì delle Ceneri è giorno di digiuno e di astinenza da cibi particolarmente prelibati. |
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RISTORO DELL’ANIMA: LA PREGHIERA NOTTURNA DEL SIGNORE |
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Gesù esce dalla sinagoga e va nella casa di Simone: inizia la Chiesa. Inizia attorno ad una persona fragile, malata: la suocera di Simone era a letto con la febbre. Gesù la prende per mano, la solleva, la libera e lei, non più imbrigliata dentro i suoi problemi, può occuparsi della felicità degli altri, che è la vera guarigione per tutti. Ed ella li serviva: Marco usa lo stesso verbo impiegato nel racconto degli angeli che servivano Gesù nel deserto, dopo le tentazioni. La donna che era considerata una nullità, è assimilata agli angeli, le creature più vicine a Dio. Questo racconto di un miracolo dimesso, così poco vistoso, senza neppure una parola da parte di Gesù, ci può aiutare a smetterla con l'ansia e i conflitti contro le nostre febbri e problemi. Ci può ispirare a pensare e a credere che ogni limite umano è lo spazio di Dio, il luogo dove atterra la sua potenza. Poi, dopo il tramonto del sole, finito il sabato con i suoi 1521 divieti (proibito anche visitare gli ammalati) tutto il dolore di Cafarnao si riversa alla porta della casa di Simone: la città intera era riunita davanti alla porta. Davanti a Gesù, in piedi sulla soglia, luogo fisico e luogo dell'anima; davanti a Gesù in piedi tra la casa e la strada, tra la casa e la piazza; Gesù che ama le porte aperte che fanno entrare occhi e stelle, polline di parole e il rischio della vita, del dolore e dell'amore. Che ama le porte aperte di Dio. Quelle guarigioni compiute dopo il tramonto, quando iniziava il nuovo giorno, sono il collaudo di un mondo nuovo, raccontato sul ritmo della genesi: e fu sera e fu mattino. Il miracolo è, nella sua bellezza giovane, inizio di un giorno nuovo, primo giorno della vita guarita e incamminata verso la sua fioritura. Quando era ancora buio, uscì in un luogo segreto e là pregava. Un giorno e una sera per pensare all'uomo, una notte e un'alba per pensare a Dio. Perché ci sono nella vita sorgenti segrete, alle quali accostare le labbra. Perché ognuno vive delle sue sorgenti. E la prima delle sorgenti è Dio. Gesù, pur assediato, sa inventare spazi. Di notte! Quegli spazi segreti che danno salute all'anima, a tu per tu con Dio. Simone si mette sulle sue tracce: non un discepolo che segue il maestro ma che lo insegue, con ansia; lo raggiunge e interrompe la preghiera: tutti ti cercano, la gente ti vuole e tu stai qui a perdere tempo; hai avuto un grande successo a Cafarnao, coltiviamolo. E Gesù: no, andiamo altrove. Cerca altri villaggi, un'altra donna da rialzare, un altro dolore da curare. Altrove, dove c'è sempre da sdemonizzare l'esistenza e la fede, annunciando che Dio è vicino a te, con amore, e guarisce tutto il male di vivere. |
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MERCOLEDI’ della quinta settimana del Tempo Ordinario OFFERTE: N.N. offre, per opere parrocchiali, €. 10. |
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MARTEDI’ Ss. Paolo Miki e compagni martiri OFFERTE: N.N. offre, per opere parrocchiali, €. 40. Lascito testamentario vendita casa di Janna Giuseppe Bernardo, €. 7.500. |
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LUNEDI’ Sant’Agata vergine e martire |
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Il Vangelo della vita, gioia per il mondo Quest’anno la Conferenza episcopale italiana ha scelto l’espressione “Il Vangelo della vita, gioia per il mondo” come motto per la “Giornata per la vita”. Questa giornata, che si tiene ogni anno la prima domenica di febbraio, è un invito particolare a ringraziare per la vita, ad esprimere la nostra gioia al riguardo e a rinnovare la nostra responsabilità per la vita. Questa ricorrenza intende ricordare a tutti noi che la vita in tutti i suoi aspetti richiede la nostra attenzione e il nostro rispetto, e intende soprattutto rinnovare in noi la gioia per il fatto che la vita della persona è santa e ha sempre a che fare con Dio stesso. Una volta Madre Teresa di Calcutta disse: “La gioia non può rimanere soltanto nei nostri libri di preghiere, ma deve riempire il cuore e il volto dei cristiani”. E Papa Francesco ci ricorda spesso: un cristianesimo triste non è cristianesimo. Se noi cristiani non abbiamo un motivo per gioire, allora chi? I cristiani promuovono la vita, s’impegnano per la vita e prendono anche posizione quando essa viene calpestata. La vita non è una merce, né tantomeno una merce usa e getta. Dio stesso è al principio e al termine della vita umana! Che cosa possono fare i cristiani contro la logica del mercato che oggi spesso influenza il pensiero, la parola e il comportamento degli uomini? La nostra positiva risposta cristiana è l’annuncio del Vangelo come motivo della nostra gioia. Il fondamento più profondo di questa gioia è Gesù stesso: Egli è il dono che Dio ci fa. Egli si dona a noi nell’incarnazione, nelle sue opere, nella sua morte per noi. Dono, sacrificio e amore sono la nostra risposta alla logica autoreferenziale del mercato. GIORNATA DEL MALATO |
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IL SIGNORE LIBERA L’UOMO DA TUTTO CIO’ CHE LO IMPRIGIONA |
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Ed erano stupiti del suo insegnamento. Lo stupore, esperienza felice e rara che ci sorprende e scardina gli schemi, che si inserisce come una lama di libertà in tutto ciò che ci rinchiudeva e ci fa respirare meglio man mano che entra aria nuova e si dilatano gli orizzonti. Salviamo almeno lo stupore davanti al Vangelo, che è guardare Gesù e ascoltarlo, ma «attonitis auribus» (Regola di san Benedetto) con orecchio incantato, stupito, con occhio meravigliato; guardando come innamorati e ascoltando come bambini, pronti a meravigliarci, perché sentiamo parole che toccano il centro della vita e lo liberano. I quattro pescatori che chiama di lì a poco, non sono pronti, non sono preparati alla novità, come non lo siamo noi. Ma hanno un vantaggio: sono affascinati dal giovane rabbi, sono sorpresi, come per un innamoramento improvviso, per un'estasi che sopraggiunge. Gesù insegnava come uno che ha autorità. Autorevoli sono soltanto le parole di chi è amico della vita; Gesù ha autorità perché non è mai contro l'uomo ma sempre in favore dell'uomo. Autorevoli sono soltanto le parole di chi è credibile, perché dice ciò che è ed è ciò che dice; quando il messaggero e il messaggio coincidono. Così per noi, se non vogliamo essere scribi che nessuno ascolta, testimoni che non convincono nessuno, è importante dire il Vangelo, perché un seme che fruttifica senza che tu sappia come, ma più ancora farlo, diventarlo. E spesso i testimoni silenziosi sono i più efficaci ed autorevoli. «Sono sempre i pensieri che avanzano con passo di colomba quelli che cambiano il mondo»(Camus). C'era là un uomo posseduto da uno spirito impuro, prigioniero di qualcosa più forte di lui. Ed ecco che Gesù interviene: non parla di liberazione, libera; con pronuncia discorsi su Dio o spiegazioni circa il male, ma si immerge come guarigione nella vita ferita e mostra che «il Vangelo non è un sistema di pensiero, o una morale, ma una sconvolgente liberazione» (G. Vannucci). Mostra che Dio è il liberatore, che combatte contro tutto ciò che imprigiona l'uomo. I demoni se ne accorgono: che c'è fra noi e te Gesù di Nazaret? Sei venuto a rovinarci? Sì, Gesù è venuto a rovinare tutto ciò che rovina l'uomo, a demolire prigioni; a portare spada e fuoco contro tutto ciò che non è amore. A rovinare il regno degli idoli che divorano il cuore dell'uomo: denaro, successo, potere, egoismi. Contro di loro Gesù pronuncia due sole parole: taci, esci da lui. Tace e se ne va questo mondo sbagliato; va in rovina, come aveva sognato Isaia, perché nasca un mondo altro. Vanno in rovina le spade e diventano falci; vanno in rovina le lance e diventano aratri. Si spezza la conchiglia, ma appare la perla. |
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MERCOLEDI’ San Giovanni Bosco sacerdote OFFERTE: Offrono: per opere parrocchiali, Carlon Mauro, €. 40; per riscaldamento: Sandra e Bruno Vago, €. 50. |
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MARTEDI’ della quarta settimana del Tempo Ordinario OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: per funerale di Zambon Clara €. 90; N.N., €. 50. |
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LUNEDI’ della quarta settimana del Tempo Ordinario |
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MATRIMONIO |
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CELEBRAZIONE DELLA CANDELORA |
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GIONA MISSIONARIO FALLITO |
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Ancora il tema della chiamata. E della risposta. Nella prima lettura vediamo il profeta Giona che per la seconda volta viene mandato in missione a Ninive. Ma se la prima volta era stato un missionario-resistente alla chiamata, questa volta non cerca più di squagliarsela come aveva fatto prima. Ha finalmente capito che quando il Signore chiama, è meglio non cercare vie di scampo, se no lo aspettano le fauci spalancate di una balena. L'unico modo per scampare al pericolo è non cercare vie di scampo. Questo - sia detto en passant - vale anche per noi: chissà quante volte abbiamo preferito “vie di scampo” alle vie che ci proponeva il Signore, e siamo finiti dritti dritti, nella gola oscura di qualche balena. Affiniamo l'udito spirituale, e appena rinnoverà l'invito, fidiamoci subito di Dio e non corriamo dietro alle balene... Adeguiamoci al Suo progetto e non perseguiamo ostinatamente progetti solo nostri: eviteremo così innumerevoli capitomboli! Il Vangelo ci invita a seguire Gesù che, lasciata Nazaret, va a stabilirsi a Cafarnao, in quella Galilea delle genti - come dice la profezia di Isaia- oltre il fiume Giordano, sulla quale “si levò una grande luce”. Il tempo del silenzio e del nascondimento è terminato. Per Gesù inizia il tempo dell'annuncio. E sceglie proprio la Galilea, situata ai confini tra il mondo ebraico e quello pagano, per proclamare l'universalità della salvezza. Il Messia è dunque un Galileo e per gli uomini di Galilea inizia qualcosa di radicalmente nuovo che cambierà totalmente la loro vita. Vediamo che il personaggio principale dei testi di oggi è.. la barca. Giona si deve imbarcare per andare a Ninive, sua terra di missione, mentre i discepoli al contrario, devono abbandonare le loro barche per iniziare quella missione che li porterà chissà dove, ma l'importante è che abbandonino barca, reti e padre per poterla compiere. Ma perché abbandonano tutto? Perché hanno incontrato lo sguardo di quel Rabbi di Galilea che ha sconvolto le loro vite. Quello sguardo li ha incendiati. E noi, discepoli di oggi? A che punto è la bruciatura? Chi seguiamo? Umanamente parlando è impossibile seguire qualcuno che non promette nulla: nessuna promozione e nessun vantaggio umano. Quindi la nostra rischia di diventare una sequela immobile, inchiodati da paure e timori. Qualche volta così ci sfoghiamo: “Caro Gesù perché hai fatto il Paradiso così lontano e non a portata di mano? Perché un Everest e non una collinetta, io non ho più vent'anni, perché un sentiero così ripido e non una comoda autostrada con servizio di pullman? Oppure un ascensore o un elicottero? Perché come chiave per entrare una croce, non avevi qualcosa di meglio?” Interrogativi che abitano da sempre il cuore dell'uomo, ma andate sempre avanti su quella via perché andando avanti su quel ripido sentiero sapete cosa vi capiterà? Non troverete nessuna risposta, ma spariranno le domande! Vedrete solo più lo sguardo del Nazareno che vi abbaglierà talmente da farvi sparire le domande. Se accetteremo di seguirLo tout court senza tanti perché, oltre a farci sparire le domande farà sparire anche quell'enorme sproporzione che avvertiamo, tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere. Perché solo Lui può renderci capaci di realizzare totalmente quel bene che vorremmo essere e far brillare quella luce che abita nei nostri cuori. E non solo bene personale, ma anche bene universale, perché l'avanzamento del Regno dipende anche dalla nostra risposta. |
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MERCOLEDI’ San Francesco di Sales vescovo e dottore della OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: N.N. €. 10; N.N., €. 40; per riscaldamento: Fantin Maria , €. 50; Santa\\ rossa Teresa, €. 30. |
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MARTEDI’ della terza settimana del Tempo Ordinario OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: per battesimo di Palazzi Marco €. 100; N.N., €. 40. |
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LUNEDI’ San Vincenzo diacono e martire |
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SEDUTA CONSIGLIO PASTORALE INTERPARROCCHIALE
Fino a giovedì 25 siamo invitati a pregare per l’Unità dei Cristiani. Gesù ha pregato nelle ultime ore della sua vita perchè i suoi discepoli fossero uniti per portare al mondo il suo messaggio. Questa settimana di preghiere nacque in ambito protestante nel 1908. La Chiesa Cattolica aderì a questa iniziativa prima come preghiera per il ritorno alla Chiesa di tutti i dissidenti ortodossi, protestanti e anglicani. Dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II come cammino ecumenico verso l’unità dei cristiani. FESTA DI DON BOSCO Si prega di dare l’adesione ai catechisti |
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LA CHIAVE DEL CUORE, CHE APRE ANCHE LA PORTA DEL REGNO |
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Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Le prime parole di Gesù che il Vangelo di Giovanni registra sono sotto forma di domanda. È la pedagogia di quel giovane rabbi, che sembra quasi dimenticare se stesso per mettere in primo piano quei due giovani, quasi dicesse loro: prima venite voi. Amore vero mette sempre il tu prima dell'io. Anche all'alba di Pasqua, nel giardino appena fuori Gerusalemme, Gesù si rivolgerà a Maria di Magdala con le stese parole: Donna, chi cerchi? Le prime parole del Gesù storico e le prime del Cristo risorto, due domande uguali, rivelano che il Maestro dell'esistenza non vuole imporsi, non gli interessa stupire o abbagliare o indottrinare, ma la sua passione è farsi vicino, porsi a fianco, rallentare il passo per farsi compagno di strada di ogni cuore che cerca. Che cosa cercate? Con questa domanda Gesù non si rivolge all'intelligenza, alla cultura o alle competenze dei due discepoli che lasciano Giovanni, non interroga la teologia di Maddalena, ma la sua umanità. Si tratta di un interrogativo al quale tutti sono in grado di rispondere, i colti e gli ignoranti, i laici e i religiosi, i giusti e i peccatori. Perché lui, il maestro del cuore, fa le domande vere, quelle che fanno vivere: si rivolge innanzitutto al desiderio profondo, al tessuto segreto dell'essere. Che cosa cercate? significa: qual è il vostro desiderio più forte? Che cosa desiderate più di tutto dalla vita? Gesù, che è il vero maestro ed esegeta del desiderio, ci insegna a non accontentarci, insegna fame di cielo, «il morso del più» (L. Ciotti), salva la grandezza del desiderio, lo salva dalla depressione, dal rimpicciolimento, dalla banalizzazione. Con questa semplice domanda: che cosa cercate? Gesù fa capire che la nostra identità più umana è di essere creature di ricerca e di desiderio. Perché a tutti manca qualcosa: infatti la ricerca nasce da una assenza, da un vuoto che chiede di essere colmato. Che cosa mi manca? Di che cosa mi sento povero? Gesù non chiede per prima cosa rinunce o penitenze, non impone sacrifici sull'altare del dovere o dello sforzo, chiede prima di tutto di rientrare nel tuo cuore, di comprenderlo, di conoscere che cosa desideri di più, che cosa ti fa felice, che cosa accade nel tuo intimo. Di ascoltare il cuore. E poi di abbracciarlo, «di accostare le labbra alla sorgente del cuore e bere» (San Bernardo). I padri antichi definiscono questo movimento: il ritorno al cuore: «trova la chiave del cuore. Questa chiave, lo vedrai, apre anche la porta del Regno» (San Giovanni Crisostomo). Che cosa cercate? Per chi camminate? Io lo so: cammino per uno che fa felice il cuore. |
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MERCOLEDI’ Sant’Antonio abate |
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MARTEDI’ della seconda settimana del Tempo Ordinario OFFERTE Carlon Elsa offre, per riscaldamento, €. 50. ricavato ninnoli a maglia di Natale (per vestine Chierichetti), €. 275. |
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LUNEDI’ della seconda settimana del Tempo Ordinario |
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SEDUTA CONSIGLIO PARROCCHIALE PER GLI AFFARI ECONOMICI
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OTTAVARIO DI PREGHIERE PERE L’UNITA’ DEI CRISTIANI OFFERTE PER GIORNATA DELL’INFANZIA MISSIONARIA Beato Odorico da Pordenone |
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ECCO L’AGNELLO DI DIO COLUI CHE TOGLIE IL PECCATO DEL MONDO |
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Giovanni Battista è un profeta che grida! Non per sobillare la folla ma per concentrare chi gli sta vicino sul mistero che ha scoperto: “Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”. Quando Gesù lo incontra per scendere nelle acque qualche cosa muta. Nel rito del Battesimo di Giovanni Battista si introduce una novità, non una parola, non un gesto ma una persona: Gesù. Si chiude con l'atto solenne, con il prodigio - i presenti se ne avvedono? - il ciclo del tempo liturgico di Natale. Se Gesù, stando alle parole di Giovanni, è più forte e non può, per la sua indegnità, sciogliergli i lacci dei vecchi calzari per allacciargli quelli della festa di nozze, perché egli è lo Sposo, quale il significato della sua immersione nell'acqua? Gesù, il Salvatore, si immerge nell'acqua per asserire con questo suo gesto di compiere la volontà del Padre che lo ha inviato, come peccatore, come Adamo, pur essendo privo di peccato. Egli affoga apparentemente nella morte. Quando Gesù riemerge, lo Spirito Santo agisce ed inizia un tempo nuovo. Morte però che, in Lui, si trasfigura non solo in vita per la persona ma in Vita di Dio, all'interno della misteriosa vita trinitaria. Il Battesimo che Egli donerà possiede le caratteristiche dei tempi escatologici: il battesimo sarà in Spirito Santo che, ora, scende su di Lui dopo l'immersione. Avviene un'epifania perché i cieli si aprono. Per la tradizione del Primo Testamento l'aprirsi dei cieli era ben conosciuto come evento. La barriera fra cielo e terra non esisteva più, direttamente ci si trovava collegati con l'Altissimo. Allora il Padre testimonia il Figlio, lo Spirito scende: l'epifania trinitaria si manifesta. I richiami biblici relativi alla colomba risuonavano espliciti per chi ascoltava l'annuncio evangelico allora: la colomba che aleggia sulle acque e si libra su di Lui come si librava sui piccoli nel nido al momento della creazione. La colomba che porta il ramo d'ulivo nel becco quando ritornava all'arca. Quindi ci troviamo dinnanzi ad una nuova creazione. Marco vuole farci comprendere “come” agisce lo Spirito. Con la visione ecco anche la voce che rende ufficiale la missione di Gesù e garantisce la sua identità. Egli è il Figlio, così si qualifica il legame unico che lo lega all'Altissimo, il Diletto, Unico Diletto perché Figlio Unico. Tutto l'amore del Padre è contenuto in queste parole. Egli che è stato dichiarato l'Eletto, viene inviato, il Padre Gli si rivolge per investirlo con la sua missione. Il Padre si compiacque, indicando un fatto già avvenuto, una sorta di anticipazione profetica, perché ormai tutto si sta compiendo secondo la sua volontà nella consacrazione alla sua missione. Il nostro Battesimo ci ha resi figli di Dio, partecipi della teofania trinitaria che possiamo lasciar risplendere in ogni nostra azione, siamo inviati ad annunciare e a testimoniare che lo Spirito è in noi in qualsiasi difficoltà o crisi che ci stia travolgendo. Siamo già vincitori della morte e vivi della vita di Dio. |
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MERCOLEDI’ della prima settimana del Tempo Ordinario |
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MARTEDI’ della prima settimana del Tempo Ordinario OFFERTE: Offrono, per opere parrocchiali: Collis Chorus, €. 50; Zambon Silvana Petol, €. 100; N.N., €. 40; in memoria di Bastianello Marcella, le amiche, €. 35. |
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LUNEDI’ della prima settimana del Tempo Ordinario |
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BATTESIMO |
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ROSARIO E FUNERALE |
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Chi erano i Magi? |
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UNA FAMIGLIA PRATICANTE |
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Andare a Gerusalemme è sempre salire al luogo della santità di Dio. Per tre volte si dice che i genitori di Gesù adempiono la Legge dell'antica alleanza. Loro, però, osservano anche le parole dell'angelo che avevano pronunciato il nome del figlio, Gesù, che vuol dire "Dio salva". Osservanza dell'antica Legge e compimento del piano di Dio. In quella umile coppia di sposi che porta il neonato al Tempio è velata, in umiltà, la maestà divina, la Signoria di Dio sulla storia, la salvezza universale del Padre misericordioso, il compimento di ogni promessa. È il rito della purificazione rituale degli sposi, preannuncio della purificazione che in Gesù e per mezzo di Lui si compie per la vita di tutto il popolo. Gesù è il personaggio protagonista e tuttavia è il destinatario delle azioni di altri; il Signore si mostra mite, tutto consegnato in obbedienza alla volontà del Padre in merito alla circoncisione, alla purificazione e all'offerta dei primogeniti. Anche Maria è obbediente al Signore: chiamandolo come Dio stesso aveva detto attraverso l'Angelo, mette in risalto che questo Bambino è Figlio di Dio. Poco conta la nota riguardante l'offerta delle tortore che dice la povertà della Santa Famiglia. Solo a nomi Gesù è più che ricco: conforto di Israele, Messia del Signore, bambino Gesù, la salvezza che viene, luce per illuminare le genti, gloria del suo popolo. Nomi che dicono la sapienza e l'affetto dei padri ebrei che aspettano il Messia. Simeone è l'icona di questa attesa. Simeone è il volto di questa attesa affettuosa: stringe tra le braccia la redenzione di Gerusalemme lui che è davvero un uomo spirituale: lo Spirito Santo era sopra di lui; lo stesso Spirito l'aveva avvertito del dono che avrebbe preceduto il congedo dall'esistenza terrena; infine è lo Spirito Santo che lo muove a recarsi al Tempio. Lo Spirito riempie tutta la vita di Simeone, il passato, il presente e il futuro. Legge e profezia sono tutt'uno, in piena armonia. Segue l'incontro con la vecchia Anna, sempre nel tempio per lodare Dio; col digiuno e la preghiera attendere la venuta della redenzione, essa stessa segno di Israele che attende. L'attesa di Anna è una disposizione del cuore che dovremmo avere anche noi verso la grazia di Dio, la grande benedizione nuova che Gesù porta nel mondo. Quanti bambini avrà visto Simeone, portati al tempio dai genitori! Ma questo Bambino, che finalmente vede, è quello che aspettava e lo riconosce come "il Cristo Signore"! C'è vedere e vedere, quello di Simeone è il vero sguardo spirituale. Ci vuole anche oggi il miracolo di uno sguardo che riconosce, accoglie, inaugura e accompagna il cammino di una vita nuova, di un bambino che nasce. Da qui inizia il lungo tempo di Nazareth, prezioso per il suo silenzio che dice l'immersione piena del Figlio di Dio nella quotidiana umile vicenda del Figlio dell'Uomo. |
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LUNEDI’ Maria Santissima Madre di Dio |
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LUNEDI’ Maria Santissima Madre di Dio |
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LUNEDI’ Maria Santissima Madre di Dio |
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SOLENNITA’ DI MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO |
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Felice 2018 a tutti! | |
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