C’era la casa piena di gente in via Pozzi a Budoia giovedì 17 gennaio. Paesani e non, amici, parenti, tutti in festa per Antonietta Sanson che raggiungeva il traguardo del secolo.
Lei aveva programmato e atteso da tempo l’appuntamento e aveva deciso anche, negli ultimi giorni, di migliorare le condizioni di salute per non mancarvi. Medico e parroco potevano venire a casa sua ma solamente per festeggiare con lei. Lei, vispa e attenta non si lasciava sfuggire nulla, salutava, ringraziava, invitava a servirsi delle leccornie e bevande che riempivano tavoli e tavolini e tra un bicchiere d’aranciata e un pasticcino, ricordava.
Ricordava una lunga vita di lavoro, prima come tante ragazze di allora a servire nelle case dei signori a Venezia e a Milano, poi nell’azienda agricola della famiglia del marito Liberale Carlon e infine a gestire un bar – ricevitoria a Roma presso la Basilica di San Giovanni in Laterano.
Rientrata a casa aveva continuato la sua vita semplice, attorniata da figli e nipoti. Ricordava l’impegno sociale accanto al marito che fu sindaco di Budoia dal 1946 ininterrottamente fino al 1960 e poi dal 1964 al 1970 e che fondò nel comune l’Associazione dei coltivatori diretti.
I momenti difficili non sono mancati: la perdita del figlio Silvano, gli acciacchi, la vecchiaia non sono riusciti a prostrare un animo forte e ricco di fede. Una “croda” come quelle della nostra Artugna.
Una di quelle crode che hanno contribuito a ricostruire l’Italia. Un esempio di fortezza per la nostra gioventù fragile e cresciuta nella bambagia che cerca un suo posto nella vita.