Correva l'anno 1966. Chi scrive (il secondo da sinistra nella foto) aveva quasi cinquat'anni ( e altrettanti chili !) di meno. Un bel giorno, d'accordo con il Centro Italiano Soccorso Grotte di Udine, decidemmo di recarci a vedere una foiba (“spirolongia”) della quale ci aveva parlato Luigi Pellegrini (il primo da sinistra nella foto) allora più che sessantenne e con lunga esperienza in montagna.
Di buon mattino partimmo a piedi dallo chalet Belvedere perchè allora non c'erano ancora molte strade per la montagna. Particolarmente faticosa fu la salita del “paler” del Ciamp, specialmente per gli speleologi che portavano a spalle le scalette avvolgibili e altre attrezzature metalliche. Finalmente arrivammo sulla forcella fra il Sauc e i Pietins dove si trova la foiba. A onor del vero devo dire che il meno stanco era il più anziano del gruppo. Rapidamente fu messo in opera il semplice impianto per la discesa in grotta e due del gruppo cominciarono a scendere.
Se la memoria non mi tradisce i due furono uno speleologo già esperto, di cui non ricordo il nome, (il primo a destra della foto) e Don Antonio De Nardi (il terzo da sinistra nella foto), geologo esperto della nostra montagna e insegnante del Seminario di Vittorio Veneto,però novellino in tal tipo d' impresa.
Tutti noi altri collaboravamo con le corde di sicurezza e in altre incombenze, coordinati dal Presidente del Soccorso Grotte Mecarozzi (il quarto da sinistra nella foto). Partecipavano anche Mario Cosmo di Polcenigo (seduto nella foto) e il dottor Italo Callegari, farmacista e Assessore del Comune di Budoia, che, fungendo da fotografo, non compare in questa foto.
La discesa non presentò particolari problemi; però alla fine non bastò la scaletta e pertanto gli speleologi non riuscirono a toccare il fondo, stimato comunque a non molti metri. Sulla base di quanto ci riferirono la profondità della foiba potè essere stabilita in circa cento metri. Mentre gli esploratori risalivano il presidente ci informò che, secondo il loro costume, i novellini come don Antnio venivano salutati dalla orina dei presenti al loro affacciarsi all'imboccatura della voragine. In quell'occasione si ebbe il buon gusto di limitare il saluto a un bel applauso per rispetto della persona e del prete.
Il Centro Soccorso Grotte continuò la sua attività in zona pedemontana con un corso teorico-pratico di speleologia, formando vari appassionati di questo sport ancora praticato da altre benemerite associazioni. |