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Forse non tutti sanno cos'è il "ruial" di Dardago, esso è una piccola canaletta fatta di elementi di pietra scalpellati e levigati a forma di U e posti in successione e congiunti, per un tratto di circa cinque chilometri, che va da Val de Croda a S. Lucia, passando per Dardago e Budoia. Era un piccolissimo corso di acqua dalla portata di circa una ventina di litri il secondo, l'acqua veniva portata nei paesi ed usufruita dalla popolazione per i vari usi domestici, in seguito anche per attività artigianali quali la lavorazione della seta. Quando sia stato costruito non è dato a sapere, certo è che se Dardago è stato costruito dove ora si trova un tempo doveva avere la possibilità di reperire dell'acqua nelle sue immediate vicinanze, non essendoci in paese dei pozzi o polle d'acqua, l'unica soluzione plausibile era che, in tempi a noi molto lontani, nell' alveo dell'Artugna doveva scorrere perennemente dell'acqua; probabilmente degli eventi naturali (terremoto?) possono avere fatto sì che l'acqua non scorresse più stabilmente nel nostro torrente. Per questo la popolazione fu costretta, per molti anni o forse anche decenni, a risalire per alcuni chilometri lungo il corso dell'Artugna con botti poste su carri ed altri svariati recipienti per attingere l'acqua nel punto il cui scompariva fra la ghiaia del torrente, poi visto che questa era diventata una situazione insostenibile, la popolazione pensò di costruire un primitivo "ruial" per avere, in paese, un costante approvvigionamento del prezioso liquido. Ad ogni modo il primo accenno cartaceo riguardante il "ruial" è del 1669 nel quale un membro di una famiglia di Polcenigo, i Fullini, presentano a Venezia una supplica ed un progetto con la quale ricerca esser investito delle acque scoladizze che discendono dai monti per costruir un edificio di orsoglio alla bolognese nella Villa di Dardago ovvero una macchina che con la forza dell'acqua torce a doppio i fili di seta formando l'organzino che a sua volta viene impiegato per l'ordito. Dal disegno riportato e datato 15 dicembre 1669, si deduce che inizialmente il "ruial" arrivasse solo fino a Dardago, solo successivamente venne prolungato fino a Budoia e S.Lucia, con ogni probabilità quello che oggi resta del "ruial" non è l'iniziale, che con ogni probabilità venne costruito con legname o scavato, ove era possibile, nel terreno, si pensa che solo in un secondo tempo sia stato realizzato tutto in pietra. Nel 1711, in località "Tirioi", sopra Dardago, sulla riva sinistra dell'Artugna, venne costruito, sempre da un discendente della famiglia Fullini, un mulino, le cui ruote venivano azionate dalla forza dell'acqua del"ruial", esso fu costruito per soddisfare le esigenze della popolazione che, altrimenti, per macinare le proprie granaglie doveva fare lunghi tragitti nei paesi viciniori. Attualmente , di quello che i dardaghesi conoscono come al "molin de Bronte" non rimangono che l'abitazione ed un altro edificio, delle pale e dei macchinari oramai si è persa ogni traccia, esso fino ad una settantina di anni fa era ancora funzionante. Comunque riguardo al "ruial" ci sarebbero molte cose da scoprire o sapere, ad esempio quanto tempo ci volle per costruirlo, quante persone furono impiegate per farlo, ma ciò passa in secondo piano constatando l'attuale situazione che è il completo degrado ed abbandono in cui versa, tempo fa dei volenterosi paesani si erano riproposti, anche autofinanziandosi, di fermare questo degrado, purtroppo sono stati invitati a non continuare il restauro, noi ora vorremmo, proponendovi il filmato che segue, mostrare, ai paesani vicini ma soprattutto a quelli lontani, lo stato di abbandono in cui si trova il vecio ruial de Dardac , sperando, anche, che chi ne ha la competenza e l'autorità provveda ad un duraturo e decoroso recupero, se non altro per rispetto dei nostri avi che secoli fa, con fatica e sudore, provvidero alla sua costruzione.

Questi video documentano la bellezza di un antico manufatto costruito dai nostri vecchi con grande maestria e fatica. Un gioiello di ingegneria che l' incuria e l' abbandono stanno lentamente distruggendo. Insieme possiamo recuperarlo e restituirlo alla gente.

Sergio Carlon