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Fino a non molti lustri or sono, a Dardago come in tutti gli altri paesi del Friuli, nel periodo compreso fra il 25 di aprile e la festa dell’ Ascensione, si svolgevano le “Rogazioni”. Forse i più giovani non sanno cos’erano le rogazioni, cercheremo in modo semplice e sintetico di spiegarglielo. La liturgia cattolica prevedeva e prevede tutt'ora, la celebrazione di rituali di purificazione della campagna, allo scopo di proteggerla da fenomeni negativi, siano essi naturali che sovrannaturali. Allo stesso tempo però chiedeva la protezione e la benedizione di Dio sui prodotti della terra, indispensabili per il nutrimento della popolazione. Queste antiche e specifiche cerimonie sacre prendevano il nome di rogazioni e consistevano in processioni nelle quali si seguiva una determinata liturgia basata in principal modo sul canto di litanie e salmi antichi. L’ inizio della pratica delle rogazioni ebbe origine attorno l’anno 500 in Francia, rimase per alcuni secoli una pratica locale ma poi nell’anno 800 venne estesa ufficialmente a tutta la liturgia cattolica con una bolla di papa Leone III. Le rogazioni nel nostro paese erano, fra i riti religiosi, i più sentiti perchè un tempo l’economia ed il benessere erano basati quasi tutti sul buon esito dei raccolti. La prima rogazione si svolgeva il 25 di aprile, che non ha nessun legame con la festa di san Marco, la sua mèta era S.Tomè, di buon mattino, verso le 5, dopo delle brevi preghiere in chiesa, ed il “procedamus in pacem” del pievano, al suono festoso e maestoso delle campane della pieve, si formava la processione che seguiva il crocefisso in legno (attualmente posto vicino alla porta della sacrestia) portato da un chierichetto e scortato da altri chierichetti con candelieri. Questa rogazione veniva fatta raggiungendo le prime balze delle nostre montagne, ed aveva la prerogativa di invocare abbondanza di risorse ( fieno e legna) dalle stesse. Molte volte, se in montagna aveva piovuto, attraversare l' Artugna colma d' acqua, a S.Tomè era un' ardua impresa, certe volte però il sagrestano, con altri uomini volenterosi, portava qualche asse, cosicchè le si poneva sui massi del torrente, che veniva guadato senza bagnarsi. Giunti nell’antica chiesetta, veniva celebrata la messa, finita la funzione, prima di riprendere la strada del ritorno in paese, la gente sostava chiacchierando seduta sul prato o sui massi che attorniano la chiesetta, qualcuno anche faceva merenda. Per i ragazzi era questo il momento propizio per incamminarsi sul sentiero che da dietro la chiesetta, portava verso la cengia posta sotto l’alto crepaccio sovrastante , dovete sapere che quella zona alla fine di aprile è tappezzata di bianchi e profumatissimi narcisi selvatici , or dunque quella era la mèta dei ragazzi i quali, dopo una decina di minuti, ritornavano con vistosi e profumati mazzi di questi nobili fiori che, una volta ritornati in paese, sarebbero stati posti ad ornamento degli altari della chiesa. Dopo la breve sosta la processione faceva rientro al paese e fra un allegro scampanio raggiungeva la chiesa, punto di partenza e di conclusione della rogazione. Nei tre giorni precedenti l’Ascensione, che ricorreva sempre di giovedì, quindi il lunedì, il martedì ed il mercoledì, avevano luogo le altre rogazioni che la liturgia definisce “minori” rispetto alla prima che si svolgeva il 25 aprile. Il lunedì si saliva nuovamente a S.Tomè, il rituale differiva un po’ da quello della precedente rogazione, infatti in ogni contrada il pievano di fermava per benedire le strade, le case e gli orti e poi si procedeva verso la montagna. Il martedì si scendeva verso l’altra chiesetta posta sotto la giurisdizione della pieve di Dardago, San Martino, questa rogazione con la sua collaudata liturgia ( salmi e litanie dei Santi), avrebbe propagato i suoi benèfici effetti sulle zone agricole che si estendevano, fuori del paese, da oriente ad occidente. Sempre col solito allegro scampanio la processione cominciava a snodarsi lungo via Castello per poi proseguire lungo le stradina di campagna fino a cial del molin e raggiungere ancora con un percorso stabilito da secoli, fino alla chiesetta del santo di Tours. La processione della rogazione del mercoledì scendeva di nuovo fino a San Martino , però con un altro itinerario, percorsa via Castello, non si andava per Lingoria ma si raggiungeva la zona detta di Fracoi e con un sentiero attraverso i boschi si raggiungeva la Braida per poi arrivare a S. Martino, il ritorno si faceva per cial de Molin.Questa terza rogazione prendeva il nome di “Procesiòn dei torcùi” (processione dei maggiolini) perchè durante questa processione si pregava la divinità affinchè risparmiasse le colture viticole dall’invasione di questo vorace coleottero, che si attivava al tramonto e che causava danni ingenti mangiando le foglie delle viti. La particolarità di queste due rogazioni stava nel fatto che in parecchi punti stabiliti, di solito negli incroci fra più strade o sentieri, la gente si inginocchiava devotamente ed il pievano presa la croce di legno, con voce austera ma nello stesso tempo implorante, benediceva ai quattro punti cardinali ed invocava la liberazione da peste, fame e guerra ed anche dalla folgore e dalla tempesta. (Ab peste, fame et bello libera nos Domine!) e (Ab fulgure et tempestate libera nos Domine!). Come scritto le rogazioni da molto tempo non vengono più praticate, qualcuno vorrebbe ripristinarne almeno una ma qualcun'altro afferma che anche nel nostro paese oramai la vita agricola, salvo in pochi casi, nessuno la vive più però, a quanto ci consta, pregare perchè la divinità mandi buone messi ci sembra logico perchè anche nel duemila per campare dobbiamo mangiare, ed è con preoccupazione che notiamo, in questi ultimi anni, i terribili e nefasti cambiamenti climatici, qui non si tratta di fulmini o grandine ma di siccità, aumento della temperatura, desertificazione e quindi essendo la popolazione mondiale in aumento le scorte di cibo potrebbero non essere sufficienti per sfamarla. E poi ai nostri giorni non ci sarà si più la peste ma ci sono altri terribili mali ad esempio l’aids, i tumori, la fame specialmente nell’emisfero sud del mondo fa vittime a migliaia ogni giorno, per non parlare di guerre che negli ultimi tempi mettono in crisi la sicurezza di tutto il globo! Se crediamo nella divinità quindi, oggi forse più di un tempo, abbiamo bisogno di processioni, di rogazioni di litanie e di salmi!