Mappa del Sito
Home Page
Inizio Pagina
Pagina Precedente
Avanti
Indietro Inizio
       
La produzione ceramica è una conquista delle genti neolitiche, che scoprirono come utilizzare l'argilla per realizzare i contenitori necessari per la conservazione dei prodotti dell'agricoltura e dell'allevamento e per la cottura degli alimenti. L'argilla è il prodotto più sottile (meno di 0,002 millimetri) dei fenomeni di erosione e sedimentazione che modificano costantemente la crosta terrestre: viene scavata nelle cave oppure recuperata nei letti dei fiumi. In natura si trova frammista ad inclusi organici o calcarei, per cui veniva spesso depurata prima di essere lavorata, in modo da eliminare gli elementi di dimensioni eccessive. Affinché non avvenissero rotture durante la cottura, venivano aggiunti all'argilla degli elementi non plastici (sabbia, minerali sminuzzati, minuti frammenti di ceramica), originando così un impasto resistente al calore: la temperatura necessaria a far indurire i vasi è infatti di 750°C e bisognava evitare che l'argilla, disidratandosi troppo rapidamente, provocasse delle fratture sul vaso. La più antica tecnica di foggiatura dei recipienti fu la modellazione a mano, utilizzando la tecnica del colombino: il corpo del vaso era costituito da più strisce o bastoncini di argilla, sovrapposti e uniti accuratamente esercitando una leggera pressione con le dita; le superfici venivano poi lisciate o levigate per diminuire la porosità e per rendere più omogenea la cottura. Per le forme aperte si poteva ricorrere alla tecnica a stampo, utilizzando un modello in terracotta o in legno. Per ottenere un prodotto migliore la superficie estema veniva ricoperta da un sottile strato di argilla molto depurata. I motivi decorativi a impressione, a incisione, a stampo, a rilievo venivano eseguiti sul vaso ancora fresco; anche gli elementi applicati (anse, prese, cordoni) venivano aggiunti prima della cottura. La cottura avveniva in fornaci alimentate da legname e da carbone di legna: si doveva evitare che il vasellame fosse a diretto contatto con il fuoco. Aggiungendo o togliendo ossigeno all'interno della fornace veniva modificato il colore delle superfici, che diventavano rosse in caso di ossigenazione, bruno-nere in caso di ossidoriduzione. A cottura avvenuta si procedeva all'esecuzione dei motivi decorativi dipinti o a graffito e alla lucidatura delle superfici con panni di lana o di altro tessuto.
   
Indietro Avanti